Un terremoto di magnitudo 7.1 è stato registrato ieri sera alle 23:16 ora locale nello stretto di Drake, quel passaggio oceanico che separa l’Antartide dal Sudamerica. L’evento sismico è stato rilevato e confermato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dal servizio statunitense USGS. Il sisma si è sviluppato con un ipocentro molto superficiale, a soli 5 chilometri di profondità , mentre l’epicentro è stato localizzato a circa 700 km dalla Terra del Fuoco, una zona priva di insediamenti umani.
Il terremoto ha provocato inizialmente il lancio di un’allerta tsunami, poi revocata dopo gli accertamenti che hanno escluso la formazione di onde anomale significative. Al momento non arrivano segnalazioni di danni o feriti, dato probabilmente legato alla remota posizione dell’evento nei pressi dell’oceano.
Caratteristiche del terremoto nello stretto di drake
Lo sciame sismico emerso con questo evento di magnitudo 7.1 presenta alcune caratteristiche che meritano attenzione. In primis, la sua profondità superficiale a soli 5 km, che indica la rottura delle rocce molto vicina alla superficie del fondo oceanico. Terremoti così vicini alla superficie tendono a generare scuotimenti più forti nell’area circostante rispetto a quelli profondi.
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Il luogo scelto da natura per questo tremore è particolarmente complesso dal punto di vista geologico. Lo stretto di Drake separa la placca sudamericana da quella antartica, creando così una zona di forte attività tettonica. Qui, continui movimenti lungo faglie e margini di placca possono portare a eventi sismici anche di elevata intensità .
La grande distanza dalla terraferma ha limitato l’impatto diretto su aree popolate. Nonostante ciò, il potenziale di generare tsunami in mare aperto spiega la tempestiva emissione di un’allerta, poi annullata dopo i rilevamenti oceanografici.
Ruolo e conferme del monitoraggio sismico internazionale
L’evento è stato confermato quasi simultaneamente da due istituzioni di riferimento nel campo del monitoraggio sismico. L’INGV italiano e il USGS americano hanno utilizzato reti di sensori e strumenti di rilevazione avanzati per individuare e verificare le coordinate e la magnitudo del terremoto.
La collaborazione tra questi enti è fondamentale in casi come questo. Permette di fornir dati rapidi e accurati necessari per l’attivazione di sistemi di allerta, soprattutto in regioni difficilmente accessibili come lo stretto di Drake. Questi dati informano poi agenzie di protezione civile e autorità competenti per la gestione dell’emergenza.
La velocità di comunicazione e la precisione nella localizzazione sono aspetti essenziali nel ridurre eventuali rischi legati a eventi secondari, come tsunami o frane sottomarine.
Caratteristiche geologiche e rischi nello stretto di drake
Lo stretto di Drake è noto per la sua instabilità geologica. In questa zona si incrociano due placche tettoniche importanti, creando un ambiente dove la crosta terrestre è sottoposta a grandi forze di compressione e scorrimento. Questi movimenti generano frequenti scosse telluriche, alcune delle quali possono raggiungere magnitudo elevata come confermato ieri.
La regione è quasi disabitata, quindi i terremoti raramente provocano danni diretti a strutture o persone. Tuttavia, la presenza di grandi masse oceaniche fa del luogo un’area da tenere sotto controllo per possibili tsunami, che potrebbero raggiungere le coste del Sudamerica.
Gli strumenti di monitoraggio attivi garantiscono una sorveglianza continua. Il compito principale è quello di identificare tempestivamente eventi di forte intensità per lanciare eventuali allerte a protezione delle popolazioni costiere. Dopo il terremoto di magnitudo 7.1 registrato ieri, infatti, le autorità hanno preferito emettere un segnale di attenzione destinato poi a essere revocato.
Lo stretto di Drake resta così uno dei punti più attivi dal punto di vista sismico nell’emisfero sud e continuerà ad essere seguito attentamente dagli enti scientifici internazionali.