La 78° edizione del Festival di Cannes si avvia alla conclusione. Il 23 maggio ha segnato le proiezioni degli ultimi due titoli in gara per la Palma d’oro, premio principale della manifestazione. I film “jeune mères” dei fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne e “the mastermind” di Kelly Reichardt hanno chiuso il concorso ufficiale. A partire da questa fase finale la giuria si è ritirata per valutare quale pellicola riceverà l’ambito riconoscimento. Scopriamo i dettagli di queste due produzioni e il contesto in cui si inseriscono.
Giovane madri al centro del racconto nei lavori di jean-pierre e luc dardenne
Il lungometraggio “jeune mères” torna a Cannes dopo un’attesa di tre anni dal precedente film “tori e lokita”. La pellicola racconta la vita di cinque giovani madri — Jessica, Perla, Julie, Nàma e Ariane — che vivono insieme in un centro di accoglienza. Ognuna di loro porta con sé un passato difficile, segnato da eventi dolorosi e scelte complesse. La narrazione si concentra sulla loro determinazione a costruire un futuro migliore per se stesse e i loro bambini. La situazione del centro diventa lo scenario in cui si misurano sfide quotidiane e speranze.
Il percorso dei fratelli dardenne
I fratelli Dardenne, registi e produttori di questo film, arrivano alla Croisette con un curriculum significativo. Hanno già vinto due volte la Palma d’oro, nel ’95 con “rosetta” e nel 2005 con “l’enfant”. Nel 2019 hanno ricevuto il premio per la migliore regia con “l’età giovane”. Il loro stile si contraddistingue per un realismo intenso, spesso rivolto a temi sociali complessi, e una forte attenzione ai personaggi. Con “jeune mères” proseguono questa linea, offrendo un ritratto delicato ma deciso delle difficoltà che affrontano tante madri giovani, soprattutto in contesti fragili.
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Il film si inserisce in un discorso più ampio sulla maternità e sulle situazioni di marginalità presenti in molte società europee. La scelta di ambientare la storia in un centro d’accoglienza permette di esplorare dinamiche tra solidarietà, conflitti e ricostruzione personale. Questi elementi offrono una riflessione a più livelli, toccando aspetti umani e sociali. La presenza dei fratelli Dardenne in concorso aggiunge peso alla scena cinematografica di questa edizione.
The mastermind, un furto dagli anni ’70 tra caos politico e sociale negli stati uniti
“The mastermind” di Kelly Reichardt rappresenta invece una storia di tensione ambientata negli Stati Uniti del 1970. Il film, prodotto da MUBI, si sviluppa in un periodo di forti turbolenze: le proteste contro la guerra in Vietnam e i movimenti per i diritti delle donne segnavano profondamente quel decennio. Questo sfondo serve a costruire la trama che segue James Mooney, interpretato da Josh O’Connor, impegnato nel mettere a segno un colpo audace.
Mooney organizza il furto di quattro dipinti preziosi da un museo, partecipando personalmente all’azione con alcuni complici. Dopo il colpo, la sua vita cambia radicalmente. Inizia una fuga che lo costringe a una serie di scelte rischiose. Il senso di essere sempre inseguito cresce man mano, rendendo ogni passo più incerto. La pellicola esplora la difficoltà di mantenere il controllo in una condizione di pericolo costante.
Connotazioni storiche e umane nella pellicola di reichardt
Il clima degli anni ’70, con le sue tensioni politiche e sociali, diventa parte integrante del racconto. La regista Kelly Reichardt porta in scena non solo il furto ma anche i contrasti di un’epoca che ha trasformato il paese. Il ruolo di Josh O’Connor aggiunge un livello di intensità emotiva, mostrando l’uomo diviso tra il desiderio di successo e la paura della cattura. Il film mette a fuoco la fragilità della libertà individuale in tempi turbolenti, usando la trama criminale per riflettere su temi più ampi.
La collaborazione con MUBI sottolinea l’attenzione verso lavori di cinema d’autore e storie che offrono prospettive meno convenzionali rispetto ai blockbuster. “The mastermind” si distingue quindi sia per ambientazione che per contenuti, proponendo un thriller con radici storiche che invita a una lettura più profonda degli eventi narrati.
Le attese della giuria e la chiusura del festival
Dopo le proiezioni di “jeune mères” e “the mastermind”, la giuria ha iniziato le valutazioni finali per assegnare la Palma d’oro della 78° edizione del Festival di Cannes. Nonostante conosciamo già i vincitori dei premi nella sezione Un Certain Regard, il premio principale resta ancora da scoprire. Il confronto tra le due pellicole di oggi offre elementi molto diversi: da un lato il racconto di vite segnate dalla maternità e dalla solidarietà, dall’altro una storia di crimine ambientata in una fase cruciale della storia americana.
La scelta della giuria dovrà tenere conto di aspetti artistici, narrativi e tematici. I Dardenne, con la loro esperienza pluripremiata, rappresentano una linea di cinema impegnato e realistico. Reichardt invece propone una narrazione più tesa e intimista, legata a un contesto storico preciso e caratterizzato da una forte componente emotiva. Ogni film racconta, in modi differenti, questioni legate all’identità, alla libertà e alla sopravvivenza.
Concludendo la kermesse, questi ultimi titoli chiudono una selezione che anche quest’anno ha chiamato a raccolta grandi nomi del cinema mondiale e nuove voci. La scelta finale della Palma d’oro sarà al centro dell’attenzione di operatori, critici e appassionati. Cannes continua a svolgere un ruolo importante, mantenendo la sua capacità di far emergere storie che raccontano il presente e lo spirito dei tempi.