L’attenzione intorno alla pratica dei concerti sold out gonfiati torna a farsi sentire grazie alle dichiarazioni di federico zampaglione, leader dei tiromancino, e alex britti. Entrambi gli artisti hanno espresso dubbi e critiche su come alcuni eventi live raggiungano il tutto esaurito attraverso metodi non del tutto trasparenti. Si tratta di un tema che parla di aspettative, media e responsabilità, oltre che delle pressioni cui sono sottoposti i giovani musicisti oggi.
Federico zampaglione torna sulla polemica dei concerti sold out e riflette sull’evoluzione del mercato live
Federico zampaglione, in vista dell’uscita dell’edizione speciale per i 25 anni dell’album la descrizione di un attimo, ha spiegato da milano la sua posizione sul tema dei concerti sold out “pompati”. Secondo lui, questa tendenza non è una novità, ma è stata amplificata dall’epoca contemporanea, che vuole tutto subito e in grande stile. Spiega che oggi i social mostrano spesso realtà costruite, lontane dall’essenza degli eventi, e ammette di aver riflettuto sul divario tra il passato e oggi, osservando come forse si stia esagerando un po’.
Riflessioni sul peso delle aspettative
Zampaglione sottolinea che non mira a criticare artisti o giovani, ma osserva come i più giovani finiscano per assorbire le ansie e le aspettative caricate dagli adulti. Questi ultimi, secondo lui, sono i veri responsabili dei “fenomeni” che pretendono, spingendo i giovani a dover rispondere a ritmi e obiettivi forzati. In questa dinamica entrano anche i media, che svolgono un ruolo fondamentale nel gonfiare eventi o alimentare una percezione distante dalla realtà. Il cantante si rivolge direttamente ai giornalisti, invitandoli a riflettere sul proprio operato e sul modo in cui trattano certi argomenti, specialmente quando si parla di sold out costruiti.
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Zampaglione nota che esistono veri sold out, da prendere sul serio, ma anche casi in cui il boom di biglietti venduti è frutto più di marketing e meno di pubblico reale. Quando il tutto esaurito è autentico, dice, può essere motivo di orgoglio, altrimenti deve far pensare e fare attenzione. Il suo post su facebook voleva essere più uno spunto ironico che una polemica accesa, una piccola riflessione su un percorso lungo un quarto di secolo con l’auspicio che anche i media approfondiscano questi fenomeni.
Alex britti mette in guardia sulla pressione dei grandi live e sulle scelte dei musicisti emergenti
Il cantautore romano Alex Britti ha affrontato lo stesso tema parlando della “corsa allo spazio” nelle arene e nei palasport. Britti racconta di un’occasione in cui gli venne offerta la possibilità di riempire grandi location, ma lui rifiutò per non rischiare danni economici e artistici. Secondo lui, vuotare un palazzetto dopo averlo promesso pieno può portare a problemi concreti, come dover fare molte date in regalo per ripagare l’investimento delle agenzie.
Saper scegliere e i rischi della spettacolarizzazione
Britti pone l’accento sulla reale natura del mestiere, che è quello di suonare e non di ostentare cifre o spazi pieni a tutti i costi. Spiega come molti giovani siano attratti dalla prospettiva di grandi concerti e stadi ma spesso senza le basi o il pubblico necessario per sostenerli. Questo li espone a rischi concreti e a possibili difficoltà successive. Il cantante non addossa la colpa al sistema ma ricorda che ogni scelta ha le sue conseguenze, e saper dire no in determinati momenti è segno di consapevolezza.
La sua riflessione invita a costruire la carriera con passo misurato, evitando scorciatoie che potrebbero sembrare vincenti solo nel breve periodo. Per Britti, la strada giusta è quella di puntare su solidità e costanza più che sulla spettacolarizzazione affrettata. In questo senso i giovani musicisti devono imparare a decifrare quel miraggio di successo immediato, pensando a lungo termine.
Il ruolo dei media e le aspettative sociali nel mondo dei concerti e della musica dal vivo
Le considerazioni di zampaglione e britti toccano un nodo centrale riguardante la stampa e i social: il modo con cui raccontano la musica e le performance live può influenzare profondamente l’atteggiamento di pubblico e artisti. Secondo i due artisti, buona parte del “teatrino” attorno ai sold out nasce proprio da una comunicazione forzata e sovradimensionata, che spinge verso modelli irrealistici.
I media spesso amplificano i numeri e le aspettative senza fare le giuste distinzioni tra vendite reali e strategie di marketing. Le piattaforme social, con la loro velocità, rendono tutto ancora più visibile ma anche più sfuggente, spingendo a mostrare eventi e successi a tutti i costi per restare al passo con le tendenze. Questo crea una pressione che spesso grava sui più giovani, costretti a inseguire un’idea fissa di successo.
È un invito non solo ai giganti della comunicazione, ma anche a chi segue e vive la musica, a tenere un atteggiamento più critico e realistico. Non tutti i sold out corrispondono a un’apprezzamento autentico, ma questo non significa che il valore artistico sia assente. Il problema sorge quando si cerca di confezionare un prodotto spettacolare a tutti i costi, lasciando poco spazio a gradualità ed equilibrio.
Zampaglione ricorda che la storia della musica è fatta di percorsi lunghi e fatti di momenti diversi. Forzare tempi o ritmi non aiuta né l’arte né chi la produce. Un ragionamento che vale anche per i fan, chiamati a una partecipazione meno passiva e più consapevole. In effetti i numeri sono sostanza, ma vanno guardati nel contesto giusto, senza ridurli a semplici strumenti di spettacolo.