Esplosione durante la messa nella chiesa di sant'Elia a Damasco provoca decine di vittime tra fedeli e minori

Esplosione durante la messa nella chiesa di sant’Elia a Damasco provoca decine di vittime tra fedeli e minori

Un attentato suicida nella chiesa di Sant’Elia a Damasco provoca almeno 30 morti e feriti, tra cui bambini, scuotendo la comunità del quartiere Dwelaa durante la messa.
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Un attentato suicida durante la messa nella chiesa di Sant'Elia a Damasco ha causato almeno 30 vittime, tra cui bambini, scuotendo profondamente la comunità locale. - Gaeta.it

Un attentato suicida ha scosso la città di Damasco, nei pressi della chiesa di Sant’Elia, situata nel quartiere di Dwelaa. L’attacco è avvenuto mentre era in corso la messa, lasciando sul terreno almeno 30 persone tra morti e feriti, tra cui diversi bambini. Le autorità siriane e le fonti locali si affrettano a chiarire la dinamica, mentre la comunità si trova ancora sotto shock per un evento che ha interrotto brutalmente la quiete della celebrazione religiosa.

L’attentatore, la dinamica dell’attacco e la reazione dei testimoni

Secondo i rapporti provenienti dai media siriani, un uomo si è presentato all’interno della chiesa di Sant’Elia portando una cintura esplosiva. Prima di far scoppiare l’ordigno, avrebbe aperto il fuoco sugli astanti, generando il caos fra i fedeli radunati per la messa. Un video diffuso sui social mette in scena lo sconvolgimento di quei momenti, con testimoni che descrivono l’attentatore come qualcuno che ha agito rapidamente e senza esitazioni.

L’esplosione ha provocato una devastazione immediata nello spazio sacro, con i danni mostrati in alcune immagini che ritraggono macerie, vetri rotti e pozze di sangue. La presenza di testimoni oculari ha permesso di raccogliere dettagli fondamentali sull’accaduto, ad esempio la modalità dell’attacco, confermando che il kamikaze ha usato sia le armi da fuoco che il giubbotto esplosivo per compiere l’aggressione.

Il bilancio delle vittime e il coinvolgimento di minori nella strage

I dati diffusi finora sono provvisori ma indicano almeno 30 persone ferite o decedute dopo l’esplosione nella chiesa. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, con base nel Regno Unito, sta monitorando la situazione e rivela che il conto totale delle persone coinvolte è ancora incerto. Tra le vittime, ci sarebbero anche bambini presenti alla funzione religiosa. Questo particolare aggrava ulteriormente la tragedia, sottolineando come l’attacco abbia colpito senza distinzioni.

Molti dei feriti sono stati prontamente soccorsi dai sanitari e trasportati fuori dalla chiesa dagli operatori, visibili nelle riprese mentre cercano di portare via i malcapitati nelle prime ore dopo l’attentato. L’ambiente circostante ora accoglie l’emergenza, con squadre che intervengono per mettere in sicurezza la zona e assistere le vittime in un contesto che rimane teso e sotto osservazione.

L’impatto sulla comunità locale e il contesto a Damasco

L’attacco a Sant’Elia colpisce una città già da tempo segnata da tensioni e violenze che non hanno risparmiato nemmeno luoghi di culto e spazi dedicati alla preghiera. La comunità locale, composta da fedeli e residenti nella zona di Dwelaa, ora si trova di fronte a un evento che accresce l’insicurezza e la paura nell’area.

Nei giorni successivi, le autorità di Damasco sono chiamate a garantire la protezione dei cittadini e a far luce sui responsabili dell’attentato. Il quartiere, abituato a momenti di normalità nonostante la complessità del contesto siriano, è testimone ora di una ferita profonda. Il fatto che la chiesa fosse affollata durante una funzione religiosa amplifica l’eco della strage e riattiva la preoccupazione nel tessuto sociale.

Il coinvolgimento di minorenni e famiglie riporta alla memoria altri episodi di violenza simili, senza lasciare margine a distrazioni su quanto accaduto. Le conseguenze sia materiali sia emotive lasceranno tracce nella vita quotidiana della comunità e nelle misure di vigilanza da adottare in futuro.

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