La sentenza arriva dopo decenni senza colpevoli nel caso del duplice omicidio che sconvolse Vicenza nel 1991. Umberto Pietrolungo, 58enne calabrese, è stato condannato all’ergastolo per aver ucciso Pierangelo Fioretto e Mafalda Begnozzi. La svolta è arrivata solo nel 2023 grazie a un’intricata indagine e un confronto di profili del dna.
Il processo e la sentenza di primo grado a Vicenza
Il tribunale di Vicenza ha condannato Umberto Pietrolungo all’ergastolo durante l’udienza preliminare presieduta dalla giudice Antonella Crea. La condanna si basa sulla ricostruzione resa possibile dopo 32 anni di mistero e indagini senza esito. Pietrolungo, già in carcere per reati precedenti, era accusato di aver assassinato i coniugi Fioretto e Begnozzi in casa loro il 25 febbraio del 1991.
L’udienza si è svolta nel tardo pomeriggio, a conferma della delicatezza e complessità di un caso ormai noto come cold case prima della recente svolta. Nel corso della stessa sono state accolte le richieste della Procura, mentre la difesa, rappresentata dagli avvocati Marco Bianco, Giuseppe Bruno e Matilde Greselin, aveva invocato l’assoluzione per il loro assistito. Il giudice però ha ritenuto valide le prove raccolte e ha emesso la condanna a carico di Pietrolungo.
I dettagli dell’indagine e la scoperta del dna decisivo
Il duplice omicidio dei coniugi Fioretto-Begnozzi era rimasto irrisolto per oltre trent’anni. Una traccia fondamentale proviene dall’analisi del dna isolato nel 2012 dalla polizia scientifica. Per anni quella prova non aveva consentito di arrivare a un sospettato, ma la nuova svolta si è avuta solo nel 2023, quando il profilo genetico è stato confrontato con dati raccolti durante un’altra indagine sulla Calabria.
Durante una sparatoria avvenuta in Calabria nel 2022, infatti, la polizia aveva repertato un dna che ha trovato corrispondenza con quello risalente all’omicidio di Vicenza. Questa coincidenza ha permesso di incastrare Pietrolungo come presunto killer. L’indagine è stata coordinata dal pubblico ministero Hans Roderich Blattner e diretta dalla squadra mobile della questura di Vicenza, guidata dal vice questore Lorenzo Ortensi.
Le autorità hanno così potuto collegare un episodio vecchio di decenni con eventi recenti avvenuti in una regione differente, dimostrando l’importanza del lavoro di comparazione genetica anche dopo anni dai fatti.
Il movente oscuro e indagini che proseguono
Nonostante la condanna, il motivo che ha spinto al delitto i coniugi Fioretto e Begnozzi resta ancora poco chiaro. Il caso ha mantenuto per molto tempo un alone di mistero dato che le indagini non avevano portato a elementi certi sui motivi che hanno scatenato la violenza.
Le forze dell’ordine hanno però confermato che la sentenza si fonda su prove concrete, soprattutto sul dato genetico. La posizione di Pietrolungo è risultata determinante sulla base di un confronto con i profili di tracce raccolte sulla scena del crimine. Il processo e le fasi successive potrebbero dare ulteriori chiarimenti o portare a nuove ricerche in attesa di approfondire il contesto che ha portato al duplice omicidio.
Il magistrato e i rappresentanti della procura hanno sottolineato l’importanza di non abbassare la guardia sul quadro complessivo del caso, per tentare di definire con precisione il quadro degli eventi collegati a quell’omicidio lungo anni sospeso nella memoria della città di Vicenza.