La diffusione delle malattie trasmesse dalle zanzare, come la chikungunya e il virus West Nile, continua a preoccupare esperti e autorità sanitarie. L’aumento dei casi in Europa e la mancanza di un sistema globale efficace per il tracciamento in tempo reale di questi virus mettono in luce limiti nella sorveglianza e nella prevenzione, soprattutto alla luce delle modifiche ambientali e climatiche che favoriscono l’espandersi degli insetti vettori.
Zanzare: i vettori più pericolosi per la salute umana e il loro impatto globale
La zanzara si conferma come l’animale più letale al mondo. Ogni anno provoca più morti di qualsiasi altra creatura, veicolando malattie come chikungunya, dengue, West Nile e malaria. Questi virus e infezioni colpiscono milioni di persone soprattutto nelle zone tropicali, ma in tempi recenti si sono estesi oltre i consueti confini geografici. Il cambiamento climatico e l’urbanizzazione hanno favorito la diffusione delle specie Aedes aegypti e Aedes albopictus, responsabili della trasmissione della chikungunya, in regioni temperate di Europa e Nord America dove in passato erano pressoché assenti.
L’espansione di questi vettori comporta l’insorgere di epidemie in territori prima non interessati. Questo fenomeno, osservato anche dall’Ecdc , segna una nuova fase per le malattie trasmesse da zanzare che, come nel caso della chikungunya e del West Nile, si manifestano con una frequenza crescente in Europa. L’Ecdc ha recentemente definito questo quadro come una “nuova normalità”, da considerare nelle strategie di salute pubblica dei Paesi coinvolti.
Mancanze nel sistema globale per il monitoraggio e la risposta alle epidemie di virus trasmessi da zanzare
Nonostante la pandemia di Covid-19 abbia reso evidente quanto sia necessaria una condivisione rapida e globale dei dati per gestire le emergenze sanitarie, la sorveglianza dei virus trasmessi da zanzare presenta forti lacune. Gli esperti del gruppo Gabie, composto da ricercatori italiani e americani esperti in genomica, intelligenza artificiale, bioinformatica, malattie infettive ed epidemiologia, denunciano l’assenza di un sistema centralizzato e aggiornato per la raccolta e l’analisi dei dati sulle epidemie arbovirali.
Attualmente i dati epidemiologici, le sequenze genetiche dei virus e le informazioni sui vettori sono dispersi in archivi separati, risorse nazionali o studi locali, senza una rete integrata che faciliti la tempestiva condivisione a livello globale. Questa frammentazione rallenta la ricerca e ostacola le politiche di controllo delle malattie, compromettendo la capacità di intervento immediato.
Le zanzare vettori continuano a estendersi in nuove aree geografiche; senza un’infrastruttura globale per monitorare in tempo reale l’evoluzione virale, le mutazioni e le possibili epidemie emergenti rimangono sottovalutate. Le risorse disponibili per lo studio e la gestione di queste malattie permangono limitate, nonostante l’aumento degli episodi epidemici. Questa situazione è aggravata da una visione spesso frammentata e dalla mancanza di priorità politica per l’investimento su sistemi di monitoraggio integrati.
Le nuove infezioni di chikungunya in Veneto e le misure adottate per contenerle
Nel 2025, il Veneto ha registrato i primi casi autoctoni di chikungunya, in particolare nella provincia di Verona, portando il totale a 10 persone contagiate dall’inizio dell’episodio epidemico. Di questi, 7 sono confermati e 3 classificati come probabili. Tutti i pazienti sono in isolamento domiciliare con condizioni di salute stabili.
È importante sottolineare che gli ultimi contagi riguardano residenti nel comune di Sant’Ambrogio di Valpolicella, una zona diversa rispetto alle aree di precedente diffusione, e lontana dai luoghi in cui sono state effettuate disinfestazioni straordinarie. L’indagine epidemiologica, condotta in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità, l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e l’Azienda Ulss 9 Scaligera, ha spinto la Direzione Prevenzione regionale a potenziare le attività di controllo per limitare la diffusione del virus in questa nuova area.
La chikungunya, come ricordano le autorità sanitarie, non si trasmette direttamente da persona a persona, ma solo tramite le punture delle zanzare Aedes infette. Per questo motivo è fondamentale adottare misure di prevenzione quotidiana, quali l’uso di repellenti cutanei, specialmente durante le ore diurne, l’installazione di zanzariere su porte e finestre, e l’eliminazione di eventuali ristagni d’acqua che fungono da siti di riproduzione per le zanzare.
La situazione in Veneto sottolinea l’importanza di controlli puntuali e tempestivi nelle aree a rischio, con un occhio particolare alla sorveglianza delle popolazioni di zanzare vettore. La diffusione locale conferma inoltre la necessità di aggiornare e coordinare le strategie nazionali e internazionali per affrontare il crescente impatto di patogeni trasmessi da insetti vettori anche in territori finora poco colpiti.
[1] Fonti: Ecdc report, gruppi di ricerca Gabie, dati regioni italiane.