Donald trump, tim cook e apple: tensioni tra politica e produzione tecnologia nel 2025

Donald trump, tim cook e apple: tensioni tra politica e produzione tecnologia nel 2025

Le tensioni tra Donald Trump e Tim Cook si intensificano per la produzione degli iPhone e le strategie di Apple, mentre l’azienda affronta sfide legali, tecnologiche e pressioni politiche negli Stati Uniti.
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L’articolo analizza le tensioni tra Donald Trump e Tim Cook riguardo alla produzione Apple, le strategie industriali tra Stati Uniti, Cina e India, e le sfide legali e tecnologiche che l’azienda affronta nel 2025. - Gaeta.it

Dall’ultimo viaggio di Donald Trump in Medio Oriente emergono dettagli sui rapporti complessi tra l’ex presidente e Tim Cook, CEO di Apple. Le tensioni si sono acuite intorno alla produzione degli iPhone e alle strategie economiche negli Stati Uniti. L’azienda di Cupertino, al centro di importanti scelte industriali e commerciali, vede scontrarsi esigenze politiche e le difficoltà del mercato globale.

Il viaggio di trump in medio oriente e la mancata partecipazione di tim cook

Nel mese scorso, Donald Trump ha visitato paesi chiave del Medio Oriente accompagnato da figure di spicco della tecnologia, come Sam Altman di OpenAI e Jensen Huang di Nvidia. Curiosamente, Tim Cook non ha partecipato, pur essendo stato invitato. Secondo il New York Times, il CEO di Apple ha preferito declinare l’invito.

La reazione di trump

Questo rifiuto ha suscitato una reazione netta da parte di Trump, che durante un discorso a Riyadh ha evidenziato la mancanza di Cook mentre lodava Huang. Nel successivo intervento in Qatar, ha espresso riserve nei confronti di Cook soprattutto sulla decisione di spostare parte della produzione Apple dalla Cina all’India anziché negli Stati Uniti. Come conseguenza, Trump ha avanzato l’ipotesi di imporre un dazio del 25% su tutti i prodotti Apple non realizzati sul suolo americano.

Questi episodi segnano un momento di rottura nelle relazioni tra i due. Trump, noto per i toni e la durezza delle sue dichiarazioni verso le aziende, fino a oggi aveva riservato un trattamento diverso ad Apple.

Il rapporto personale tra tim cook e trump nel primo mandato presidenziale

Nei primi anni della presidenza Trump, Cook si distinse per una strategia basata su un contatto diretto e personale con il presidente. Secondo il Wall Street Journal, Cook evitava l’utilizzo di lobbisti o delegati, preferendo telefonate e cene con Trump. In questi incontri si concentrava su questioni specifiche e dati precisi per mantenere la discussione focalizzata.

Nel 2017, all’epoca dell’iter per le riforme fiscali, Cook convinse Trump a considerare vantaggiosa per Apple una riduzione delle aliquote per rimpatriare liquidità estera, stimata attorno ai 250 miliardi di dollari. Trump citò poi questa promessa in pubblico, mostrando un certo sostegno all’azienda.

Questa modalità ha portato Apple a evitare tensioni serie durante il primo mandato. Nel 2017, Trump fece persino riferimento alla promessa di Apple di costruire tre stabilimenti negli Stati Uniti. Anche Foxconn, il colosso taiwanese che assembla gli iPhone, annunciò un investimento in Wisconsin, rimasto però largamente inutilizzato fino alla sua vendita nel 2023.

I dazi, le esenzioni e il declino del rapporto

Nonostante la prima fase collaborativa, le cose sono mutate. Quando Trump annunciò nel 2024 dazi su prodotti da 90 paesi, Apple risultò tra le società più vulnerabili, perdendo circa 640 miliardi di dollari in pochi giorni in borsa. A seguito delle critiche del settore, Trump esentò computer, telefoni e chip dai nuovi dazi, citando comunicazioni con Cook. Eppure, l’esenzione durò poco, e la Casa Bianca cominciò a muoversi contro Apple in modo più deciso, segnalando un cambiamento nei rapporti difficili da ricomporre.

Opinione dell’esperto nu wexler

Nu Wexler, esperto di comunicazione per grandi aziende tech, sottolinea come la relazione speciale tra Cook e Trump si sia trasformata in un ostacolo per Apple. L’attenzione pubblica e politica su ogni mossa dell’azienda si è intensificata, rendendo più difficile ottenere concessioni. Inoltre, il bisogno di Apple di mantenere un buon rapporto contrasta con la posizione di Trump, più orientato a colpire per ragioni politiche e di consenso.

Le difficoltà di apple nella riconfigurazione della produzione e gli investimenti americani

Apple ha storicamente puntato parte della sua produzione in Asia, principalmente Cina, per via delle competenze manifatturiere e un’estesa catena di fornitori specializzati. La volontà politica di riportare la produzione negli Stati Uniti si scontra con problemi tecnici ed economici notevoli. Lo spostamento verso l’India ha rappresentato una soluzione parziale per distribuire i rischi, ma non soddisfa le aspettative di Trump.

Nel febbraio 2025, Apple ha annunciato un piano di investimenti da 500 miliardi di dollari negli Stati Uniti per chip e server, in parte un tentativo di rassicurare l’amministrazione. Tuttavia, restano dubbi sulla possibilità di ampliare la produzione di iPhone negli Stati Uniti, un obiettivo ritenuto praticamente irrealizzabile.

Il precedente di steve jobs e obama

Già nel 2011, Steve Jobs spiegò ad Obama che riportare la produzione degli smartphone in patria era impraticabile per costi e complessità. Cook ha ribadito che la scelta della Cina riguarda il valore delle competenze e della rete industriale. Il volume elevato e le caratteristiche avanzate dei prodotti Apple richiedono applicazioni e assemblaggi che solo quel modello produttivo riesce a offrire.

La dipendenza da cina e il libro che racconta il legame con le sue industrie

A gennaio 2025, è uscito negli Stati Uniti il libro Apple in China: The Capture of the World’s Greatest Company, scritto dal giornalista Patrick McGee del Financial Times. L’opera approfondisce il rapporto stretto tra l’azienda americana e il sistema industriale cinese.

Secondo l’autore, Apple ha contribuito a finanziare e sviluppare il contesto produttivo cinese, formando migliaia di lavoratori qualificati e supportando una rete di imprese che ha reso la Cina insostituibile per la produzione tecnologica di massa.

Un “piano marshall” per la cina

Il libro racconta anche l’episodio del 2016, quando Tim Cook incontrò i dirigenti del Partito comunista cinese a Pechino, promettendo investimenti per 275 miliardi di dollari nel paese. McGee paragona quel progetto a un “Piano Marshall” per la Cina, data l’entità delle risorse coinvolte in epoca recente da una singola società privata.

Le sfide legali e tecnologiche che apple deve affrontare nel 2025

Apple vive momenti complicati anche sul fronte legale. L’azienda è coinvolta in una causa antitrust per la gestione delle commissioni del 30% sulle transazioni nelle app distribuite tramite App Store. Nel contempo, Google è sotto osservazione per gli accordi economici con Apple che garantiscono al motore di ricerca lo spazio predefinito nel browser Safari, un punto delicato per le dinamiche concorrenziali.

Dal lato tecnologico, Apple fatica a tenere il passo con le novità in intelligenza artificiale. A un anno dal lancio di Apple Intelligence, il bilancio delle funzionalità AI introdotte è scarso, benché l’azienda riponga speranze nel settore. Negli stessi giorni lanciati nuovi progetti, come quello di OpenAI in collaborazione con Jony Ive, ex designer Apple, per uno strumento AI che potrebbe andare oltre lo smartphone. Questo segnala come la concorrenza continui a premere su un mercato in trasformazione, mettendo Apple in una posizione di pressione crescente.

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