Donald trump rilancia su truth social la teoria falsa sulla morte di joe biden nel 2020

Donald trump rilancia su truth social la teoria falsa sulla morte di joe biden nel 2020

Donald Trump rilancia su Truth Social teorie complottiste infondate su Joe Biden, alimentando tensioni politiche e divisioni negli Stati Uniti tra accuse, falsità e strategie comunicative contro la Casa Bianca.
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L'articolo analizza come Donald Trump abbia rilanciato su Truth Social una teoria complottista infondata su Joe Biden, alimentando tensioni e disinformazione nel dibattito politico americano. - Gaeta.it

Negli ultimi mesi la diffusione di teorie complottiste tra i social network ha trovato nuovo impulso con la condivisione di post spesso privi di qualsiasi fondamento. Tra questi, uno è balzato agli onori della cronaca dopo che Donald Trump lo ha rilanciato sul suo profilo Truth Social, creando un crescente dibattito attorno a una supposizione infondata sulla figura del presidente Joe Biden. Il contesto politico americano resta, così, attraversato da polemiche che mescolano narrazione e realtà, complicando ulteriormente il dibattito pubblico.

La teoria cospirazionista rilanciata da donald trump su truth social

Il post incriminato, pubblicato da un account poco noto identificato come llijh, sostiene che Joe Biden sarebbe stato giustiziato nel 2020 e che la figura che oggi occupa la Casa Bianca sia un clone o un’entità artificiale priva di coscienza. Questo messaggio è stato accolto e rilanciato dallo stesso Donald Trump, che lo ha condiviso sui suoi canali social senza aggiungere commenti o precisazioni. La mossa ha gettato benzina sul fuoco già ardente di voci e teorie infondate che circolano nel web americano.

Il contenuto del post segue un filone complottista che attribuisce ai democratici la falsa capacità di mascherare la realtà attraverso clone o robot, alimentando dunque dubbi non fondati su un tema delicato come la salute e la legittimità del presidente in carica. La diffusione di questa narrazione da parte di Trump rappresenta un evento significativo per l’impatto che può generare tra i suoi milioni di follower. La scelta di condividere una simile teoria non è stata spiegata in modo chiaro, ma si inserisce in una strategia più ampia di attacchi e provocazioni contro Biden, da tempo obiettivo di critiche serrate da parte dell’ex presidente.

Il contesto delle tensioni tra trump e la casa bianca

Dall’inizio del mandato di Joe Biden, Trump ha lanciato accuse vive contro il suo operato. Nel corso del 2025, le critiche si sono fatte quasi quotidiane, con affermazioni secondo cui Biden avrebbe affidato poteri decisionali a collaboratori che avrebbero firmato documenti importanti attraverso un’autopenna, dispositivo usato per replicare firme senza il diretto coinvolgimento del presidente. Queste accuse sono state spesso totalmente prive di riscontri e respinte dai responsabili della Casa Bianca, che hanno preferito non commentare direttamente certi post o dichiarazioni.

L’atteggiamento di Trump è parte di un più vasto fenomeno di scontro politico che utilizza il linguaggio social per influenzare opinioni e fomentare discorsi divisivi. Il New York Times sottolinea come non sia nuova per l’ex presidente la pratica di condividere teorie non verificate o palesemente false a sostegno delle sue tesi, arricchendo un clima di sfiducia che coinvolge anche funzionari e collaboratori del suo gabinetto, spesso promotori di narrazioni simili durante incontri ufficiali o campagne pubbliche.

La diffusione di falsità anche negli incontri ufficiali

L’eco delle teorie complottiste raggiunge anche occasioni diplomatiche: lo scorso 21 maggio, durante un incontro con il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, Trump ha sostenuto che in Sudafrica sarebbero in corso violenze contro gli agricoltori bianchi, un tema sensibile e dibattuto. Per avvalorare questa posizione ha mostrato immagini che in realtà risalivano al Congo, inducendo in errore sia il suo interlocutore sia l’opinione pubblica internazionale.

Questo episodio conferma una strategia comunicativa basata su falsità enfatizzate per costruire narrazioni politiche favorevoli. Lo sappiamo dal primo mandato presidenziale di Trump, segnato da un elevato numero di dichiarazioni errate o fuorvianti: secondo una stima, ne ha pronunciate più di trentamila, qualcosa come ventuno ogni giorno. Questi numeri si sono riflessi anche nel 2024, quando si è confermato il suo impegno nel diffondere teorie del complotto in vista delle elezioni, cercando di galvanizzare il proprio elettorato intorno a temi forti ma spesso infondati.

Analisi dei contenuti divulgati da trump nel 2024

Un’indagine condotta dal New York Times ha monitorato le comunicazioni social di Trump tra gennaio e giugno 2024. Dall’analisi emerge che in almeno 330 post o repost venivano promote idee legate a complotti orditi contro lo stesso tycoon o, più in generale, contro la libertà del popolo americano. Alcune di queste narrazioni estremizzavano al punto di suggerire che l’FBI avrebbe ordinato un tentativo di assassinio nei suoi confronti. Altre ancora accusavano funzionari governativi di aver orchestrato la rivolta al Campidoglio del 6 gennaio 2021, diversamente da ciò stabilito dall’inchiesta ufficiale.

Questi contenuti perdurano nello spazio pubblico, contribuendo a mantenere vivo un clima di sospetto e divisione. Nel contesto attuale, il rilancio di messaggi così controversi da parte di una figura rilevante come Trump rappresenta un elemento di forte impatto nella narrazione politica nazionale e internazionale. Nel mentre, la Casa Bianca preferisce il più delle volte non rispondere direttamente, mantenendo un profilo istituzionale distante dalle polemiche social.

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