Danni per l’agricoltura piemontese da fauna selvatica superano i 4 milioni di euro nel 2024

Danni per l’agricoltura piemontese da fauna selvatica superano i 4 milioni di euro nel 2024

In Piemonte, nel 2024 i danni causati dalla fauna selvatica, soprattutto cinghiali, superano 4,5 milioni di euro tra Torino e regione, con gestione degli ungulati insufficiente e gravi ripercussioni sull’agricoltura.
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Nel 2024 in Piemonte, soprattutto nella città metropolitana di Torino, i danni causati dalla fauna selvatica, in particolare cinghiali, continuano a gravare sull’agricoltura, con perdite economiche significative e una gestione degli ungulati ancora insufficiente. - Gaeta.it

Le difficoltà in agricoltura restano al centro dell’attenzione in Piemonte, dove i danni causati dalla fauna selvatica continuano a segnare numeri rilevanti. Nel 2024, le perdite finanziarie e di colture si concentrano soprattutto nella città metropolitana di Torino e in tutta la regione, con conseguenze importanti su seminativi, prati e pascoli. I dati confermano come la gestione degli animali selvatici non riesca a contenere le conseguenze sull’agricoltura locale.

Entità e distribuzione dei danni agricoli nel 2024

Secondo i dati forniti da Coldiretti Torino, nel 2024 la somma accertata di danni prodotti dalla fauna selvatica all’agricoltura del territorio metropolitano torinese ha superato i 570mila euro, mentre in tutta la regione Piemonte si sono registrate perdite per più di 4,5 milioni di euro. Questi danni si sono verificati su una superficie complessiva di oltre 7.500 ettari valle nell’area torinese e oltre 29mila ettari quelli regionali.

Le colture più colpite includono soprattutto i seminativi, con il mais in posizione predominante tra i più danneggiati. Seguono prati e pascoli, che hanno subito deprezzamenti a causa della presenza e attività di ungulati selvatici. Sebbene i numeri siano in linea con gli anni precedenti, presentano una crescita lieve rispetto al 2023, quando i danni riconosciuti ammontarono a circa 605mila euro solo nella città metropolitana di Torino e a poco meno di 4,4 milioni su scala regionale.

Questi dati testimoniano una pressione continua e crescente sulle coltivazioni agricole, con un forte impatto sulle aree protette e zone dove l’attività venatoria è limitata o vietata, aumentando così le difficoltà per chi lavora nei campi.

Specie responsabili e zone più colpite dei danni

La fauna selvatica che provoca i danni maggiori nel territorio torinese e piemontese è rappresentata principalmente dai cinghiali. Come evidenziato da Coldiretti Torino, i loro movimenti e la proliferazione nelle aree protette e nelle zone di divieto di caccia creano danni soprattutto nelle colture agricole circostanti, mettendo in difficoltà l’attività delle aziende agricole.

Altri animali responsabili dei danni sono i caprioli e i cervi, che contribuiscono a compromettere in misura inferiore ma significativa prati, pascoli e seminativi. Sono inoltre i corvidi a creare impatti sulle colture, sebbene con danni meno rilevanti dal punto di vista economico rispetto agli ungulati.

La concentrazione dei danni nei parchi e nelle aree di divieto di caccia mette in luce le criticità relative alla gestione faunistica. Le restrizioni alla caccia, pensate per proteggere alcune specie, fanno da contraltare a un fenomeno di proliferazione animale che genera danni tangibili al tessuto agricolo.

Questo scenario rende evidente una dissonanza tra esigenze della biodiversità e tutela degli agricoltori, spesso lasciati a fronteggiare senza strumenti adeguati i danni, con ripercussioni economiche rilevanti.

Gestione degli ungulati e abbattimenti insufficienti

Il tema della gestione dei cinghiali in Piemonte ha assunto priorità negli ultimi anni. Coldiretti Torino sottolinea con fermezza come gli abbattimenti finora realizzati restino lontani dai livelli necessari per contenere il fenomeno. Nel 2024 risultano abbattuti poco più di 8.500 cinghiali nella provincia di Torino e oltre 32mila in tutta la regione.

Queste cifre appaiono insufficienti rispetto agli obiettivi iniziali, che prevedevano abbattimenti attorno ai 50mila animali complessivi in Piemonte, di cui 15mila solo nel torinese. La mancata raggiunta di questi numeri alimenta sia l’espansione della popolazione dei cinghiali sia il rischio di epidemie, ad esempio di Peste suina africana, che possono avere impatti ulteriori sul comparto agricolo e zootecnico.

Secondo il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici, la somma di danni rilevati e la risposta insufficiente nella gestione degli ungulati riflettono un costo collettivo rilevante, pagato soprattutto dagli agricoltori e dalla collettività. L’associazione propone di superare la dipendenza dai rimborsi pubblici per danni, puntando invece a interventi più efficaci sul controllo numerico degli animali.

Modalità di risarcimento e ripercussioni per gli agricoltori

Le cifre destinate ai rimborsi per i danni da fauna selvatica sono stanziate dalle Regioni, su delega dello Stato, e liquidate relativamente all’anno precedente. Nel 2023, ad esempio, il sostegno ha raggiunto oltre 600mila euro per il torinese e circa 4,4 milioni per tutta la regione Piemonte.

Questo sistema di risarcimento rappresenta per molte aziende agricole un aiuto parziale ma non una soluzione definitiva. Gli imprenditori chiedono interventi più incisivi e strutturali sul controllo della fauna selvatica. L’attenzione non è solo economica: la presenza massiccia di cinghiali e altri ungulati compromette la qualità del lavoro agricolo e la sicurezza nelle campagne.

La crescente domanda di prodotti locali, sicuri e a filiera corta rende imprescindibile una perimetrazione chiara, senza l’incertezza derivante dai danni causati dagli animali selvatici. L’agricoltura piemontese si trova in questa tensione quotidiana, alla ricerca di un equilibrio tra tutela ambientale e produzione sostenibile.

Le prossime scelte delle istituzioni, anche in chiave di regolamenti venatori e piani di contenimento, saranno cruciali per il futuro delle campagne e per garantire ai coltivatori un’attività meno soggetta agli imprevisti legati alla fauna selvatica.

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