Crisi e sfide nel riciclo della plastica in Europa: il settore perde capacità produttiva nel 2025

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Crisi nel riciclo plastica in Europa, calo della produzione previsto nel 2025. - Gaeta.it

Laura Rossi

18 Settembre 2025

L’industria del riciclo della plastica in Europa ha raggiunto negli ultimi anni una crescita significativa in termini di capacità e investimenti, soprattutto dopo la strategia europea sulle plastiche del 2018. Questo settore conta oggi circa 850 aziende sparse nel continente, con una produzione complessiva di 13,2 milioni di tonnellate e un valore di mercato stimato intorno ai 9,1 miliardi di euro. Tuttavia, nei primi sette mesi del 2025 si è manifestata una preoccupante riduzione di capacità produttiva, che rischia di compromettere gli sforzi di riciclo e la circolarità dei materiali plastici. Questo articolo esplora i numeri, le cause e le implicazioni di questa fase critica nel riciclo della plastica in Europa, con un approfondimento particolare sull’Italia.

L’espansione e il rallentamento del riciclo plastico in Europa

Dopo la pubblicazione della European Strategy on Plastics nel 2018, l’Unione Europea ha puntato a sviluppare una filiera locale di riciclo con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO₂ e stimolare l’economia circolare. In questo contesto, la capacità di riciclo meccanico è cresciuta da 6 a 13,2 milioni di tonnellate in pochi anni, grazie a investimenti e nuovi impianti principalmente in Spagna, Germania, Italia e Polonia, paesi che contano oltre un centinaio di stabilimenti ciascuno. La strategia prevede di quadruplicare il volume di plastica riciclata entro il 2030 rispetto ai livelli del 2015, con il packaging che rappresenta una quota consistente del materiale trattato, circa il 40%.

Nonostante questa espansione rilevante, la domanda di plastica riciclata non è aumentata alla stessa velocità della capacità produttiva. La raccolta dei rifiuti plastici non solo deve aumentare in quantità, ma necessita di uno standard qualitativo uniforme su tutto il territorio europeo per evitare inefficienze. La mancanza di raccolta omogenea limita il funzionamento degli impianti e crea uno squilibrio tra offerta di materiale riciclato e utilizzo reale. In questa situazione, il settore si trova a dover affrontare una crisi che ha portato alla chiusura di circa 40 impianti solo nei primi sette mesi del 2025.

Fattori che mettono sotto pressione la filiera del riciclo

La filiera del riciclo in Europa deve fare i conti con vari problemi competitivi e strutturali. Un elemento di peso è rappresentato dalle importazioni di materia prima plastica rigenerata proveniente da fuori Unione Europea, spesso a basso costo ma con certificazioni che non sempre rispondono agli standard richiesti. Questa concorrenza riduce i margini delle aziende locali. Tra il 2023 e il 2024 le importazioni extra-UE di polimeri sono aumentate del 5% e le previsioni per il 2025 indicano un ulteriore aumento, alimentando una doppia pressione sulla capacità produttiva locale.

Il problema si aggrava con costi energetici elevati e prezzi bassi della plastica vergine, poiché il riciclo non risulta più economicamente vantaggioso in molti casi. Anche la raccolta di rifiuti plastici non è uniforme: si stima che annualmente l’Europa raccolga oltre 32 milioni di tonnellate, ma una quota significativa, spesso di qualità insufficiente, viene esportata verso paesi come la Turchia e la Cina, dove il volume è aumentato del 36% tra il 2023 e il 2024.

Da qui, la richiesta dei riciclatori europei: misure più rigorose ai confini per bloccare materiale non conforme, incentivi fiscali come l’abbassamento dell’Iva sul riciclato e riconoscimenti ufficiali per i risparmi di CO₂ derivanti dal riciclo. Questi interventi, insieme a una riduzione dei costi energetici, potrebbero contribuire a ristabilire un equilibrio nella filiera e a contrastare la crisi in corso.

La situazione del riciclo in Italia e i progressi verso gli obiettivi europei

L’Italia si trova in una posizione relativamente avanzata nel percorso indicato dall’Unione Europea, che mira a riciclare il 55% degli imballaggi plastici entro il 2030. Negli ultimi tre anni, la raccolta italiana di plastica ha registrato un aumento di circa il 4%, portando la quota di imballaggi avviati al riciclo a superare il 59% rispetto alla plastica immessa al consumo nel 2024.

Secondo i dati di Corepla, il consorzio nazionale dedicato al riciclo degli imballaggi in plastica, in Italia si utilizzano ogni anno circa sei milioni di tonnellate di plastica, delle quali il 42% viene destinata all’imballaggio. Questi imballaggi rappresentano circa l’80% dei rifiuti plastici raccolti nel paese e l’8% della massa totale dei rifiuti urbani. Le regole europee per la contabilizzazione del riciclo si sono recentemente modificate, considerando solo il materiale effettivamente riciclato e non quello avviato al processo. Nel 2024, con il 49,8% di plastica riciclata effettivamente, l’Italia è vicina all’obiettivo fissato per il 2025, che richiede almeno il 50%.

Gli sviluppi italiani dimostrano che un aumento controllato e qualitativo della raccolta può sostenere l’espansione del riciclo, a patto di mantenere standard elevati e un monitoraggio costante del materiale gestito. Il confronto con il contesto europeo rivela una spaccatura tra paesi che riescono a incrementare l’efficienza e quelli in difficoltà, dove la perdita di impianti è più evidente.

Il settore europeo della plastica riciclata affronta così una fase critica, contrassegnata da una riduzione della capacità produttiva e da cambiamenti nei flussi commerciali di materia prima. Rilanciare la raccolta di qualità e dotare gli impianti di condizioni più favorevoli resta una priorità per evitare nuove chiusure e mantenere attivi i progressi compiuti negli ultimi anni.