Come l’overtourism sta cambiando il volto dei luoghi più visitati fra natura, città e cultura

Come l’overtourism sta cambiando il volto dei luoghi più visitati fra natura, città e cultura

Il sovraffollamento turistico minaccia ecosistemi e comunità locali in luoghi come Masai Mara, Everest e città europee; serve una gestione sostenibile per ridurre impatti ambientali, sociali ed economici.
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L'articolo analizza il problema del sovraffollamento turistico (overtourism) e i suoi impatti negativi su ecosistemi, comunità locali e ambiente, evidenziando esempi globali, cause come i social media e il turismo di massa, e proponendo strategie di gestione sostenibile e normative per limitarne gli effetti. - Gaeta.it

In viaggio ogni anno arrivano milioni di persone verso luoghi conosciuti per la loro bellezza naturale o culturale, ma il sovraffollamento turistico mette in crisi questi ambienti. Dalle savane africane alle metropoli europee, la pressione causata dal turismo intenso impatta sugli ecosistemi e sulle comunità locali. L’articolo esamina le cause, le conseguenze e le possibili risposte a questa situazione che coinvolge destinazioni in tutto il mondo.

L’esperienza del safari e l’impatto sulle riserve naturali

Nel Masai Mara, una delle riserve animalistiche più famose del Kenya, arriva ogni anno una folla enorme di turisti attratti dai safari fotografici. Il paesaggio è attraversato da file di jeep che inseguono i grandi felini e altri animali. Durante queste escursioni, i conducenti comunicano tra loro via radio per segnalare avvistamenti, costruendo una rete serrata di spostamenti. Le leonesse spesso restano tranquille, ignare del trambusto, ma questa situazione nasconde un problema grave. L’assenza di limiti precisi sui visitatori amplifica le interferenze con le abitudini degli animali, influenzando negativamente i processi di migrazione, le tecniche di caccia e i cicli di riproduzione. L’aumento non controllato dei safari contribuisce a ridurre la fauna presente e può accelerare il degrado degli habitat.

Conseguenze del turismo non gestito

Studi recenti hanno mostrato come il turismo non gestito in aree protette porti a conseguenze difficili da invertire. Il valore economico collegato al turismo appassiona molte comunità, ma sovente si sottovalutano le pressioni sull’ambiente. Il caso del Masai Mara rappresenta un esempio emblematico dove la crescita incontrollata del numero di visitatori rischia di compromettere l’equilibrio naturale. Anche altre riserve in Africa e altrove segnalano fenomeni simili, segno che servono interventi di regolamentazione più stringenti per garantire un turismo sostenibile nel tempo.

Sovraffollamento turistico: definizione, diffusione e conseguenze

Il fenomeno dell’overtourism è emerso formalmente solo poco più di un decennio fa. Definito come sovraffollamento turistico, indica una concentrazione eccessiva di flussi di visitatori su un territorio che non può sostenerli senza danni evidenti. Non è una novità la presenza di turisti nelle attrazioni più celebri, ma l’aumento repentino e massiccio negli ultimi anni ha portato a superare i limiti di tollerabilità sociale, fisica e ambientale. Località urbane, isole, montagne e parchi naturali sono frequentemente sotto pressione, e si avvertono effetti visibili come l’aumento dell’inquinamento e il danneggiamento degli spazi pubblici.

Impatti del sovraffollamento

L’overtourism riguarda poche zone nel mondo ma il fenomeno non risparmia mete note e meno note. La vetta dell’Everest, per esempio, soffre ancora oggi per l’accumulo di rifiuti e la quantità di spedizioni che vicendevolmente si sovrappongono, creando difficoltà per alpinisti e guide, così come per l’ambiente alpino. Nelle città, il turismo di massa produce congestione e alza il costo della vita, contribuendo a spingere fuori chi abita da tempo i quartieri più richiesti. I residenti si trovano a confrontarsi con una realtà dove gli spazi e i servizi accessibili si restringono, provocando un contrasto crescente con i visitatori.

Nel mondo naturale gli effetti sono dolorosi: la vegetazione si consuma rapidamente, il suolo si erode e specie animali evitano le zone più frequentate. Aumentano inoltre i rischi di incendi, legati anche alla maggiore presenza umana. Tutto ciò si somma a problematiche causate da altri fattori come il cambiamento climatico, aggravando la fragilità degli ecosistemi.

Turismo, emissioni e crescita dei viaggi: una sfida per l’ambiente

Il turismo si conferma una fonte notevole di emissioni di gas serra, responsabili della crisi climatica. Tra il 2009 e il 2019 il settore ha visto una crescita annuale delle emissioni pari al 3,5%, rappresentando quasi il 9% dell’immissione globale di CO₂. L’incremento deriva in parte da un’efficienza tecnologica che non ha ancora ridotto drasticamente l’impatto ambientale legato a trasporti e strutture, ma soprattutto è frutto della rapida espansione del numero di turisti in tutto il pianeta.

Le compagnie aeree low cost hanno ampliato l’accesso ai viaggi aerea. In Paesi come India e Cina, l’emergere di una nuova classe media ha fatto crescere la domanda di spostamenti turistici, spesso destinati a località non attrezzate per gestire grandi numeri. L’espansione delle piattaforme digitali, dalla sharing economy ai social network, ha intensificato e accelerato i flussi, contribuendo a rendere popolari mete prima marginali o sconosciute.

Alleanza tra tecnologia e gestione consapevole

Solo affrontando l’aumento stesso dei viaggi sarà possibile contenere le emissioni legate al turismo. Diversi studi indicano la necessità di associare soluzioni tecnologiche a un rinnovato approccio nella gestione della domanda, tramite scelte di viaggio differenziate e più rispettose di territorio e comunità.

Come la cultura pop e i social media orientano i flussi turistici

L’influsso della cultura pop ha plasmato le tendenze turistiche degli ultimi decenni. In Nuova Zelanda il numero di visitatori è schizzato dopo la trilogia del “Signore degli Anelli”, girata proprio in quei territori. Allo stesso modo, la città di Dubrovnik ha visto aumentare i turisti dopo essere stata scelta come set per la serie “Il trono di spade”. Oggi però i social network hanno un potere ancora più incisivo.

Il cosiddetto “Instagram effect” induce migliaia di persone a visitare posti spesso molto affollati, attratte da fotografie e video che diventano virali in breve tempo. Questa dinamica ha ampliato il turismo di massa, portando anche a sovraccaricare località che magari avevano resistito fino a quel momento. In questo modo aumentano le pressioni su infrastrutture e ambiente, amplificando i problemi legati all’overtourism.

Il potere dei social network

I social hanno modificato il modo di scegliere destinazioni e attività, concentrando i flussi in spazi sempre più ristretti e riconoscibili. Le “gemme nascoste” finiscono per essere meno nascoste e rapidamente diventano anch’esse mete di massa. Di riflesso, cresce la necessità che le comunità locali e i gestori trovino strategie per gestire questi strumenti e ridurre gli effetti negativi.

Approcci europei e leggi contro il sovraffollamento turistico

Diverse città europee hanno iniziato a intervenire per affrontare i problemi del sovraffollamento almeno dal punto di vista normativo e comunicativo. Amsterdam è un esempio significativo: ha trasferito la celebre scritta “I Amsterdam” fuori dal centro storico, ha promosso campagne di sensibilizzazione per disincentivare viaggi brevi e rumorosi, ed è impegnata a togliere dal porto le grandi navi da crociera entro il 2035.

In molti casi si inseriscono tasse turistiche per frenare i flussi nei periodi di maggiore afflusso. Paesi come Spagna, Francia, Grecia, Portogallo e perfino le Azzorre adottano strumenti simili. Venezia continua a richiedere ticket di ingresso a chi visita la città giornalmente, nonostante qualche dubbio sull’efficacia effettiva.

Limiti e regolamentazioni sugli alloggi

Il controllo sugli affitti brevi è un altro ambito che diverse realtà stanno regolando. A Firenze e Roma sono in corso operazioni di legge per limitare questo tipo di alloggio, mentre Barcellona ha annunciato l’eliminazione totale entro il 2029. Così si cerca di evitare che il turismo cancelli possibilità abitative accessibili per chi vive stabilmente nei quartieri.

Misure di controllo sono adottate anche nelle aree naturali più sensibili. La Via dell’Amore alle Cinque Terre prevede un sistema di prenotazioni limitate. Sull’Acropoli di Atene è stato fissato un numero massimo di visitatori quotidiani, con prenotazione obbligatoria. Queste pratiche rappresentano una forma di regolazione che punta a preservare gli spazi più fragili.

Verso una nuova consapevolezza del turismo e delle sue conseguenze

La complessità del fenomeno richiede soluzioni variegate e adattate ai diversi contesti. Non esiste un modello unico per contenere l’overtourism. Diventa necessario promuovere comportamenti più responsabili da parte di chi viaggia, adottando scelte informate e rispettose dell’ambiente e delle comunità che si visitano.

Il dialogo tra enti pubblici e privati risulta fondamentale per studiare strategie efficaci. Oggi si capisce meglio che il turismo non produce solo vantaggi, ma anche costi ambientali e sociali difficili da ignorare. Questo porta a riflettere su come scegliere destinazioni e modalità, favorendo una distribuzione equilibrata dei visitatori e una maggiore attenzione agli impatti generati.

Ripensare il turismo significa anche accettare che il numero di viaggiatori debba essere gestito con equilibrio, promuovendo una forma di mobilità più sostenibile. In questo scenario, l’impegno di tutta la filiera, turisti compresi, diventa decisivo per limitare danni e valorizzare davvero i luoghi visitati.

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