Carlo Pepi, noto critico d’arte e collezionista autodidatta, si è spento all’età di 87 anni presso l’ospedale di Cecina. La sua vita è stata dedicata alla passione per Amedeo Modigliani e alla lotta contro le contraffazioni artistiche. Pepi è diventato famoso in tutto il mondo per aver scoperto una delle maggiori frodi legate alle opere di Modigliani, la celebre burla delle false teste ritrovate nei fossi di Livorno. La famiglia ha comunicato che i funerali si sono svolti nella chiesa di San Michele Arcangelo a Crespina Lorenzana, in provincia di Pisa, nel pomeriggio del 25 agosto.
La vita e la carriera di Carlo Pepi: un autodidatta appassionato dell’arte di Modigliani
Carlo Pepi si è formato fuori dai canoni accademici tradizionali, costruendo la sua esperienza grazie a uno studio appassionato e a una pratica costante nella critica e nel collezionismo d’arte. È stato riconosciuto come uno dei massimi esperti di Amedeo Modigliani, artista noto per la sua pittura e le sculture ispirate al primitivismo e al cubismo. Pepi ha raccolto una grande quantità di opere e documenti, coltivando una conoscenza dettagliata e specifica che gli ha permesso di distinguere le opere autentiche dalle imitazioni. Per questo motivo è stato soprannominato il “cacciatore di falsi”. La sua attività ha avuto un influsso significativo nell’ambito della tutela delle opere d’arte, in particolare quelle dell’artista livornese.
Nel corso degli anni Pepi ha collaborato con enti e specialisti per mantenere integra la memoria di Modigliani, sostenendo anche iniziative degli Archivi Legali Modigliani. Con la figlia dell’artista, Jeanne, ha avuto un rapporto professionale che ha contribuito a conservare e tutelare l’eredità artistica del padre. La sua figura ha preso rilievo soprattutto grazie a episodi legati a una intensa attività investigativa sui falsi nel mondo dell’arte.
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La burla delle false teste di Modigliani: come pepi scoprì la truffa
Il 1984 segnò un momento cruciale nella carriera di Carlo Pepi e nel modo di affrontare le frodi artistiche legate a Modigliani. In quell’anno tre teste scolpite vennero rinvenute nei fossi di Livorno e presentate come opere autentiche dell’artista livornese. Questi pezzi suscitarono grande curiosità ma anche scetticismo tra gli esperti. Carlo Pepi fin da subito avanzò dubbi sulle sculture, impegnandosi a verificare la loro autenticità. Attraverso un’analisi precisa e attenta delle caratteristiche stilistiche e materiali, riuscì a dimostrare che quelle teste non erano opera di Modigliani ma solo delle copie ingannevoli.
La sua scoperta smascherò una delle frodi più note nel mondo dell’arte contemporanea, consacrandolo a livello internazionale. Pepi non solo evidenziò le irregolarità, ma contribuì anche a creare maggiore attenzione sulle questioni legate alla contraffazione delle opere. Questa vicenda incise profondamente nella sua reputazione, facendolo diventare un punto di riferimento per chiunque si occupasse di autenticità e tutela delle opere di Modigliani. Il racconto della burla è oggi un caso di studio sul valore della competenza e la precisione nel settore culturale.
Il ruolo di Carlo pepi nella tutela delle opere di Amedeo Modigliani
Carlo Pepi, attraverso la sua lunga esperienza, fu più che un semplice collezionista: divenne una figura di riferimento per l’intera comunità artistica che si occupava di Modigliani. Il suo lavoro non si limitò ad accumulare opere, ma consistette anche nell’approfondire ogni dettaglio sulla produzione e sul contesto del pittore e scultore livornese. Questo approccio permise di stabilire criteri più rigorosi per riconoscere le opere autentiche rispetto a quelle false.
Nel lavoro di tutela ha avuto un ruolo importante la collaborazione con i soggetti legati alla famiglia Modigliani, compresa la figlia Jeanne, che gestiva gli archivi legali dell’artista. Pepi contribuì a salvaguardare l’identità artistica di Modigliani, favorendo un dialogo che permise di mettere in luce importanti aspetti della sua produzione. La sua attenzione dettagliata alle caratteristiche tecniche e stilistiche ha permesso di delineare meglio la storia dell’artista, aiutando critici, studiosi e collezionisti a orientarsi in un mercato fragile e spesso insidioso.
Con la sua morte, si perde una voce autorevole che ha saputo coniugare passione per l’arte e rigore critico, recuperando un patrimonio culturale spesso minacciato da inganni e falsificazioni. La vicenda delle false teste rimane uno degli episodi più conosciuti della sua vita, un segno di come impegno e competenza possano fare la differenza anche in contesti complessi come quello dell’arte contemporanea.