Un’importante esposizione d’arte italiana arriva a Riga, mettendo in dialogo le opere delle gallerie degli uffizi di Firenze con i capolavori del museo nazionale d’arte lettone. Dal 5 luglio al 30 novembre 2025, il museo di Riga ospita una selezione di 74 dipinti che ripercorrono la storia artistica italiana dall’Unità fino al periodo tra le due guerre del secolo scorso, accostandoli ai movimenti culturali lettone dell’epoca. Il progetto punta a valorizzare l’influenza reciproca tra i due paesi, raccontando uno scambio artistico che ha segnato entrambe le tradizioni.
La mostra «luce dall’italia»: temi e opere esposte
La mostra, allestita nella grande sala espositiva del museo nazionale d’arte lettone, propone una raccolta significativa di opere provenienti dalle gallerie degli uffizi di Firenze e dalla galleria d’arte moderna di palazzo pitti. Si tratta di creazioni che rappresentano i principali movimenti artistici italiani tra Ottocento e primo Novecento. Tra questi, i macchiaioli con i loro giochi di luce e ombre, il divisionismo che sperimenta tecniche di colore puntinato, il simbolismo e l’espressionismo italiano che traducono emozioni e visioni intime, fino al futurismo che rompe con la tradizione e al moderno classicismo che prova a rinnovarla.
Artisti e correnti tra storia e cultura
Le opere raccontano vicende storiche e culturali cruciali, come il processo di unificazione nazionale e il clima artistico tra le due guerre mondiali. Ci sono dipinti di artisti come Giovanni Fattori, Telemaco Signorini, Silvestro Lega, Carlo Carrà e Giorgio de Chirico, figure che hanno lasciato tracce forti nell’arte italiana. La mostra non solo presenta queste opere ma sottolinea la relazione con i tempi e i luoghi di produzione. L’obiettivo è far cogliere come quelle correnti artistiche siano state interpretate anche nel contesto culturale lettone.
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Il dialogo tra arte italiana e lettone: un confronto storico e culturale
Un focus particolare emerge dal confronto tra il patrimonio italiano e quello lettone nella stessa epoca storica. Molti artisti lettoni si spostarono in Italia a cavallo tra XIX e XX secolo, attratti dall’arte e dalla luce mediterranea, per studiare i maestri antichi e apprendere nuove tecniche artistiche. Questo periodo segnò un fenomeno di contaminazione che la mostra evidenzia attraverso una sezione specifica. Quel dialogo ha influenzato lo stile e il linguaggio figurativo di pittori lettone come Kārlis Hūns, Jūlijs Feders, Vilhelms Purvītis, Janis Rozentāls, Johans Valters e Kārlis Zemdega.
Corrispondenze tematiche e influenze stilistiche
L’esposizione rende visibili le corrispondenze tematiche e stilistiche nella resa della luce, nei soggetti naturalistici e nei ritratti. In lettone e in italiano, la gestione della luce è stata un punto centrale, inteso come elemento che definisce spazio, atmosfera ed emozione. Le relazioni culturali tra Italia e Lettonia non si limitano a un trasferimento di tecniche ma coinvolgono collaborazioni artistiche, scambi di idee e presenze reciproche. La mostra si propone come testimonianza di questa storia complessa e ricca, dando nuova luce a un intreccio poco noto al grande pubblico.
Il programma culturale e le iniziative a corredo della mostra
Assieme alle opere in esposizione, il museo nazionale d’arte lettone propone un programma di eventi che accompagna la mostra fino alla fine di novembre. Le letture scientifiche, suddivise in tre sessioni, aggiornano il pubblico e gli esperti su aspetti specifici del percorso artistico italiano e della sua connessione con la cultura lettone. Questi incontri approfondiscono le tematiche della luce nell’arte, le influenze tra i due paesi e il contesto storico in cui si sono sviluppate le opere.
Il ciclo di eventi mira a stimolare una riflessione più ampia su come l’arte si muove e attraversa confini geografici e culturali. Si tratta di un’occasione per studiosi, appassionati e visitatori per approfondire visivamente e teoricamente una parte della storia artistica europea. L’allestimento a Riga offre una vetrina significativa a opere che raramente escono dal territorio italiano, mettendo in luce la ricchezza della collezione degli uffizi. L’iniziativa consolida anche il ruolo del museo lettone come spazio di apertura e scambio internazionale.