L’area dei Campi Flegrei, situata nei pressi di Napoli, è al centro di un progetto documentaristico che vuole raccontare non solo i frequenti fenomeni bradisismici e vulcanici, ma soprattutto il valore culturale, storico e naturale di questo territorio. Con quasi 800 mila residenti e un’eredità che spazia dall’antichità ai giorni nostri, i Campi Flegrei rappresentano una realtà complessa e unica nel Mediterraneo, candidata a diventare patrimonio Unesco. Il documentario “Burning Beauty” mira a far conoscere questa zona a tutto tondo, mettendo in luce un contesto ricco di contrasti tra bellezza e pericolo.
Un territorio con più anime: storia, mito e natura ai campi flegrei
I Campi Flegrei coprono un’area che include diversi comuni come Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto, Giugliano e una parte di Napoli. Questo territorio si distingue per la sua ricchezza archeologica e mitologica, che affonda le radici nell’antichità romana e greca. Secondo Virgilio, proprio qui si trovava l’ingresso agli inferi, un dettaglio che rimanda a forti legami con la cultura classica. La grotta della Sibilla, una delle attrazioni principali della zona, è esempio di come la leggenda si intrecci con il paesaggio fisico.
Riferimenti storici e culturali
Non mancano riferimenti a viaggiatori e intellettuali famosi. Goethe, nel suo Grand Tour in Italia, visitò questi luoghi, affascinato dalla loro atmosfera sospesa tra natura e mito. Tra i siti più rilevanti si segnalano la Piscina Mirabilis, una grande cisterna romana, e l’anfiteatro Flavio, testimoni di un passato ricco di storia romana e di arte. Questa eredità culturale rende i Campi Flegrei un museo naturale all’aperto che racchiude tracce importanti di civiltà antiche.
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L’ambiente naturale inoltre mostra paesaggi di grande impatto visivo, con fenomeni geotermici, sorgenti calde e solfatare. Si tratta di un ecosistema delicato, dove l’attività vulcanica ha plasmato il territorio nel corso dei millenni, contribuendo anche alla formazione di habitat naturali specifici, ancora oggi oggetto di studio e tutela.
Un documentario per superare la narrazione del pericolo
Il regista napoletano Luigi Pingitore ha deciso di realizzare “Burning Beauty” per offrire uno sguardo più ampio e sfaccettato sui Campi Flegrei. Il progetto nasce dalla volontà di non soffermarsi soltanto sulle emergenze vulcaniche che da tempo la zona affronta, ma di valorizzare tutti quegli elementi che definiscono l’identità reale del luogo.
Pingitore spiega che in passato diverse produzioni cinematografiche si sono concentrate esclusivamente sul rischio e la catastrofe, focalizzandosi sugli eventi bradisismici e sul potenziale pericolo di un’eruzione. Nel suo documentario, invece, l’obiettivo è raccontare il territorio nella sua complessità, evitando di cadere nel “turismo del dolore”, formula che tende ad usare solo l’allarme e la paura per attrarre attenzione.
Il punto di vista sul rischio e patrimonio
Il regista affronta l’argomento anche dal punto di vista del possibile disastro naturale, ricordando come un’eruzione, pur mai prevista nel breve periodo, potrebbe portare devastazioni. In una situazione del genere, salvare le persone sarebbe la priorità assoluta. Eppure, ci sarebbero anche conseguenze irreparabili per il patrimonio culturale e paesaggistico, minacciato da eventi di questa portata.
Un progetto innovativo tra crowdfunding e collaborazioni territoriali
Burning Beauty è prodotto da Persona Produzioni in collaborazione con il Parco Archeologico di Cuma, e vede il contributo di diversi partner come Campi Flegrei Active. Il documentario si realizzerà anche grazie a sponsorizzazioni e a una campagna di crowdfunding avviata su Produzioni dal basso, una piattaforma per sostenere progetti indipendenti.
L’idea di Pingitore rispecchia un approccio nuovo nel campo audiovisivo. Dopo aver lavorato su produzioni tradizionali, questa volta ha cercato un modello più diretto e partecipato. Nonostante la mancanza di partner produttivi convenzionali, si punta a coinvolgere la comunità locale e chi ha a cuore la salvaguardia e la valorizzazione del territorio.
Le riprese devono iniziare nell’estate 2025. Il film promette di essere un racconto fotografico e narrativo che coglie le contraddizioni dei Campi Flegrei. Quella delicata convivenza tra una natura che affascina e un vulcano potenzialmente attivo rimane il fulcro del progetto.
Il valore culturale e sociale dei campi flegrei per i residenti e il pubblico
I Campi Flegrei non sono solo un luogo da osservare per la scienza o la geologia, ma un ambiente vissuto da una folta comunità. Quasi 800 mila persone abitano qui ogni giorno, con le loro storie, tradizioni e legami con la terra. L’interazione tra uomo e natura in questa area racconta una convivenza costante con il rischio ma anche con la ricchezza.
Il documentario vuole mettere in luce come tra le pieghe di questo territorio si trovino numerosi elementi di interesse culturale: tradizioni popolari, eventi storici, ma anche iniziative che puntano a proteggere e valorizzare i beni presenti. La narrazione estende il discorso oltre i fenomeni vulcanici, sostenendo la conoscenza e la tutela come strumenti per fare memoria e costruire consapevolezza.
Patrimonio e senso di comunità
Il patrimonio storico e archeologico, infine, parla anche al pubblico esterno. Le testimonianze presenti sul territorio rappresentano un invito a chi voglia scoprire l’eredità antica del Mediterraneo in un contesto che sembra sospeso tra passato e presente, tra bellezza struggente e rischio costante. Il documentario vuole restituire questo equilibrio, raccontando un’area viva, stratificata, complessa.