Campagna elettorale 2027: retailleau rilancia la linea dura all’immigrazione alla gare du nord di parigi

Campagna elettorale 2027: retailleau rilancia la linea dura all’immigrazione alla gare du nord di parigi

La campagna presidenziale francese 2027 si apre con Bruno Retailleau che lancia l’operazione Sentinelle alla gare du nord di Parigi, puntando su sicurezza e controllo dell’immigrazione, tra critiche e tensioni politiche.
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La campagna presidenziale francese 2027 si apre con Bruno Retailleau che lancia una dura politica sull’immigrazione e sicurezza, sfidando la destra estrema e raccogliendo consensi tra conservatori e poteri economici, mentre cresce il dibattito su diritti e tensioni sociali. - Gaeta.it

La campagna per l’elezione presidenziale francese del 2027 ha preso il via in modo netto e deciso il 19 giugno 2025, con un messaggio chiaro e duro sul tema dell’immigrazione. Il ministro dell’Interno Bruno Retailleau ha scelto come scenario d’apertura la gare du nord di Parigi, un crocevia internazionale simbolico, per presentare l’operazione “Sentinelle”. Il suo discorso ha indicato una svolta rigorista sul controllo dei confini e la gestione degli ingressi, mettendo al centro la sicurezza e il contenimento dell’immigrazione clandestina, segnando così una linea politica rigida che caratterizzerà le fasi successive della campagna. Il dibattito si è subito animato tra polemiche e contrapposizioni politiche.

Il lancio dell’operazione sentinelle alla gare du nord sotto la guida di bruno retailleau

La mattina del 19 giugno 2025, in un’area affollata e strategica come la gare du nord di Parigi, il ministro Bruno Retailleau ha convocato i giornalisti, raduni mediatici e telecamere per annunciare il nuovo livello di controlli sull’immigrazione. Davanti a una nutrita schiera di forze dell’ordine – oltre 4 mila tra poliziotti e militari di terra, mare e aria – ha lanciato un messaggio senza ambiguità: “Non venite in Francia, non accetteremo più nessuno, zero tolleranza!”.

L’operazione “Sentinelle” rappresenta la più ampia azione di controllo delle identità mai realizzata in Francia, con verifiche basate sull’aspetto fisico – i cosiddetti controlli “per facies” – in stazioni ferroviarie e treni, per due giorni consecutivi, 19 e 20 giugno. Retailleau ha illustrato i risultati finora ottenuti durante i suoi otto mesi da ministro, evidenziando cali significativi nelle regolarizzazioni e naturalizzazioni , a fronte di un aumento del 14% nelle espulsioni degli irregolari. L’intensificazione dei controlli ha riguardato anche autobus internazionali low cost, fermando 759 persone senza documenti in regola, di cui 245 espulse e 34 incarcerate. Da inizio anno, i clandestini bloccati sono stati circa 47 mila. Per Retailleau, quindi, il concetto di stato sovrano è legato alla definizione netta tra confini e territorio nazionale, “esiste un dentro e un fuori”.

Le critiche da parte della sinistra e il contrappunto umanitario

Non sono mancate reazioni critiche, soprattutto da parte dei difensori dei diritti dei migranti. Avvocati come Vincent Souty e Cécile Madeline hanno lamentato, citati da fonti come Le Monde, che i numeri comunicati dal ministero non raccontano la complessità delle situazioni individuali. Un esempio è quello di un immigrato algerino, residente da anni in Francia con famiglia e lavoro regolare nei mercati, trattenuto in custodia senza accuse precise. Questo episodio riflette un clima di tensione che va al di là delle statistiche, dando voce a persone che subiscono provvedimenti duri senza giustificazioni trasparenti.

Il discorso pubblico sembra ormai allontanarsi da quello umanitario per concentrarsi su un senso diffuso di insicurezza. Eventi di violenza cittadina ricorrono, come la notte del 6 giugno sugli Champs Élysées, dopo la vittoria del Psg in Champions League, che ha provocato due morti e quasi seicento arresti. Gli scontri e gli assalti ai negozi hanno riacceso gli allarmi su un malessere sociale irrisolto, specialmente nelle periferie parigine. A due anni dall’ultima rivolta nelle banlieue, la capitale mostra scenari di disagio che restano senza risposte concrete, segnando un ulteriore taglio duro nelle politiche di sicurezza.

Retailleau e la competizione rapida a destra tra rassemblement national e gli ex macronisti

Il principale avversario politico di Bruno Retailleau sembra essere il Rassemblement National, ora segnato dal dualismo tra Marine Le Pen e Jordan Bardella. Lo scenario interno al partito è in fermento, con tensioni crescenti in un confronto descritto dai media come un “veleno lento di concorrenza”. Marine Le Pen, limitata da una condanna che le ha impedito di candidarsi, ha risposto con dure critiche alle parole di Retailleau, accusandolo di parole vuote e di non proporre soluzioni reali ai problemi di sicurezza e immigrazione del paese.

Nonostante le polemiche, una fetta significativa degli elettori lepenisti sostiene le misure del ministro, che non nasconde soddisfazione per questo consenso. Dice di essere diventato “la loro ossessione” perché governare resta molto più complesso che lanciare slogan, e di riconoscere nei suoi atti un approccio realista.

Sul versante moderato, due ex macronisti, gli ex primi ministri Edouard Philippe e Gabriel Attal, si muovono per ambire a una candidatura. Le loro proposte di identità, come il divieto del foulard per le minori di quindici anni, attirano rapidamente l’attenzione ma poi si affievoliscono nell’agenda politica. Retailleau invece si mostra più deciso, incarnando una Francia provinciale, conservatrice e lontana dalle élite metropolitane, puntando sulla tradizione della Vandea.

Retailleau tra ruolo di ministro e capo di les républicaines con strategie di controllo e sicurezza

Dal settembre 2024 Retailleau è ministro dell’Interno, con sede in Place Beauvau, di fronte all’Eliseo, e da poco ha conquistato la guida del partito ex gollista Les Républicaines con il 74% dei voti degli iscritti. Il doppio ruolo gli permette di trasformare la sua posizione governativa in una piattaforma elettorale ampia e radicata, alla stregua di modelli europei con riferimenti evidenti, come Matteo Salvini in Italia.

Retailleau cerca di legare il controllo delle frontiere a una politica più ampia di antiterrorismo e lotta al narcotraffico, considerati elementi centrali per la stabilità nazionale e europea. Parla di una strategia per contrastare metodi di destabilizzazione esterni, soprattutto quelli attribuiti a regimi come quello iraniano.

La sua comunicazione resta ancorata a un linguaggio repubblicano, diretto e rigido, in netto contrasto con gli sbandamenti più frequenti dei competitor di estrema destra. Questo atteggiamento gli conferisce una coerenza che appare apprezzata in certi ambienti, anche se resta contestata da molti.

Le tensioni interne al rassemblement national e gli scandali sulla vicinanza all’estrema destra radicale

Lo sforzo di “dédiabolisation” di Marine Le Pen subisce colpi difficili, soprattutto con scandali come quello emerso da articoli recenti scritti da Caroline Parmentier, parlamentare vicina al gruppo. Le sue uscite hanno celebrato il maresciallo Pétain e la Francia della collaborazione nazista, rilanciando simboli antisemiti e discorsi omofobi, rimandi alla destra radicale che compromette l’immagine di un partito in cerca di rispetto istituzionale.

Se questa operazione di rimozione degli estremismi doveva rendere Marine Le Pen più presentabile, il caso Parmentier rivela un doppio linguaggio che indebolisce quella strategia. Lo scandalo è particolarmente imbarazzante perché arriva da una delle protagoniste di quel percorso di “normalizzazione” del Rassemblement National.

Il sostegno mediatico e finanziario alla campagna di retailleau tra lobby e alleanze politiche

Dietro la corsa di Retailleau si muovono anche forze economiche e mediatiche potenti. La cosiddetta “bollosfera”, con il finanziere Vincent Bolloré che sostiene posizioni patriottiche e talvolta vicine al trumpismo e al putinismo, appoggia il ministro. Retailleau, però, evita di mostrarsi apertamente vicino a queste figure internazionali, mantenendo un profilo più autonomo.

Un altro sostegno importante arriva da circoli come “Otium Capital” e dalla “Fondation du Bien Commun”, finanziati da Pierre-Édouard Stérin, che giudicano Marine Le Pen “troppo di sinistra” e vedono in Retailleau un candidato più adatto a rappresentare la destra conservatrice.

Questa rete di alleanze e influenze rende la sfida per l’Eliseo sempre più complicata e articolata, con Retailleau che ha ormai posto le basi per un confronto serrato e senza margini di dubbio sulla destra francese. I prossimi mesi saranno decisivi per definire chi riuscirà a diventare l’alternativa concreta al governo attuale.

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