Bonifica al SIN Di Crotone: rifiuti industriali tra difficoltà e controlli troppo blandi

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Bonifica a Crotone, rifiuti industriali e controlli insufficienti - Gaeta.it

Donatella Ercolano

3 Settembre 2025

La bonifica del sito industriale di Crotone è un’operazione enorme e delicata. Il territorio, che si estende tra il mare e la foce del fiume Esaro, ha subito per decenni contaminazioni pesanti dovute a processi industriali risalenti a più di un secolo fa. Oggi si lavora alla rimozione di grandi quantità di rifiuti tossici, soprattutto legati alla produzione di zinco e fertilizzanti. L’intervento, iniziato nei primi mesi del 2025, si scontra con diverse difficoltà: dal maltempo alle carenze nei controlli ambientali.

Sin di Crotone, terra avvelenata: tonnellate di rifiuti tossici e terre rare

La zona interessata contiene oltre 400mila tonnellate di rifiuti con metalli pesanti e terre rare. Questi residui provengono da impianti storici, come la francese Société Minière et Métallurgique de Penna Roya, specializzata nella produzione elettrolitica dello zinco, e lo stabilimento Montecatini, che ha prodotto fertilizzanti chimici fino a diventare Enichem. Tra i materiali più pericolosi ci sono le ferriti di zinco contaminate da cadmio, arsenico, manganese e germanio, sostanze che pesano molto sulla salute e sull’ambiente. C’è anche il cubilot, un materiale inerte usato in passato per costruire strade, che rende la bonifica ancora più complicata. Rimuovere tutto questo richiede controlli costanti, analisi precise e stoccaggi sicuri prima dello smaltimento.

Bonifica sotto il vento: problemi sul campo e rischi reali

Il vento è un grosso problema sul cantiere. Quando le raffiche superano i 30 km/h, i lavori si fermano per evitare che polveri tossiche si disperdano nell’aria. Nonostante il Piano di Azione Urgente Regionale preveda coperture con tensostrutture e barriere protettive, spesso i cantieri restano scoperti. L’Agenzia regionale per l’ambiente dovrebbe garantire controlli e vigilanza, ma finora ha inviato solo cinque ispettori, meno della metà rispetto ai 17 della prima fase di intervento iniziata nel 2019. Di fatto, la sicurezza durante le operazioni è spesso precaria, con maggiori rischi per chi lavora e per chi vive nei dintorni.

Smaltimento e controlli: come si gestiscono i rifiuti in Italia e in Europa

Durante la rimozione, i materiali vengono continuamente analizzati per capire quanto sono pericolosi. Una volta prelevati, vengono stoccati in aree protette e umidificati con nebulizzatori per evitare che la polvere si sollevi. Gli operatori indossano tute, maschere e guanti per proteggersi dagli agenti contaminanti. I rifiuti non pericolosi finiscono in discariche autorizzate sparse tra Sicilia, Toscana, Piemonte e Veneto. Quelli pericolosi, invece, vengono spediti in Svezia. Il trasporto passa dal porto di Gioia Tauro, dove i materiali vengono sigillati in container diretti alle discariche di Kumla e Sundsvall, gestite dalla società Fortum. Questa fase, autorizzata con le dovute notifiche internazionali, durerà fino a luglio 2026 e potrà coinvolgere fino a 45.000 tonnellate.

Eni Rewind: il peso della responsabilità nella bonifica del SIN

Eni Rewind è l’azienda incaricata di rimuovere e trattare i residui contaminati. Il progetto a Crotone ha una storia lunga venticinque anni, fatta di pause, ricorsi e decreti ministeriali. L’azienda si occupa di uno dei più delicati interventi di riqualificazione ambientale in Europa, investendo risorse per ridurre l’inquinamento nell’area. L’obiettivo è recuperare terreni industriali abbandonati e limitare l’impatto sulla salute e sull’ambiente per la popolazione locale. Finora sono state rimosse e trasportate oltre 11 mila tonnellate di materiali, parte delle quali già smaltite in Sicilia. I lavori continuano sotto stretto controllo ambientale, con l’intento di liberare il territorio da anni di contaminazioni.

Le operazioni di bonifica al SIN di Crotone procedono, ma con pause causate dal meteo e da un’insufficiente sorveglianza tecnica. Gestire rifiuti così pericolosi, da confinare e trattare fuori dal Paese, resta una sfida enorme. Eppure, questo passaggio è fondamentale per la Calabria, una regione che da troppo tempo convive con le ferite di un passato industriale pesante e inquinante.