Bologna ospita mostra sui processi di recupero delle aree demaniali in Italia

Bologna ospita mostra sui processi di recupero delle aree demaniali in Italia

L’evento di Bologna ha presentato 24 progetti di rigenerazione di aree demaniali in Italia, evidenziando sfide sociali, ambientali e istituzionali nel recupero del patrimonio pubblico urbano.
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L’Italia promuove la rigenerazione di aree demaniali dismesse, trasformandole in spazi urbani vitali. A Bologna, nel maggio 2025, un evento ha presentato 24 progetti significativi, evidenziando sfide, risultati e la necessità di un coordinamento istituzionale per garantire sostenibilità sociale, culturale e ambientale. - Gaeta.it

L’Italia affronta da tempo il recupero di aree demaniali dismesse, trasformandole in spazi pubblici e urbani vitali. A Bologna, nel maggio 2025, si è svolto un importante evento dedicato a questi progetti, con la presentazione di 24 interventi significativi che illustrano la rigenerazione di vecchi spazi industriali e ferroviari. Questa iniziativa ha offerto un quadro sullo stato delle trasformazioni urbane legate al patrimonio pubblico, evidenziando le sfide e i risultati raggiunti sul territorio nazionale.

La mostra e il convegno negli spazi di palazzo malvezzi campeggi

Il cuore dell’evento è stato il cortile di Palazzo Malvezzi Campeggi in via Zamboni a Bologna, dove il 15 e 16 maggio sono stati mostrati 24 progetti di recupero di grandi aree demaniali. Tra questi figurano interventi noti come l’ex Manifattura a Torino, l’ex Staveco a Bologna, il Porto Vecchio di Trieste e l’ex Arrigoni di Cesena. Queste aree rappresentano alcuni dei casi più rilevanti in Italia per la trasformazione di spazi pubblici abbandonati in nuove realtà urbane.

La mostra è stata accompagnata da un convegno curato da Francesca Cremasco della rivista IN_BO e Silvano Arcamone dell’Agenzia del Demanio, con la collaborazione del Centro Studi Cherubino Ghirardacci. L’intento era di far emergere non solo i dati tecnici o architettonici ma anche le implicazioni sociali e ambientali delle rigenerazioni.

Esempi di aree recuperate e rigenerate

Gli esempi citati mostrano come spazi un tempo in disuso stiano diventando luoghi di nuova vita urbana, inseriti in contesti caratterizzati da multipli usi e finalità.

Il ruolo di bologna nella rigenerazione e la partecipazione delle istituzioni

Bologna si è proposta come luogo di confronto diretto su queste trasformazioni, offrendo l’esempio dell’area ex Staveco. Durante l’evento, sono intervenuti i progettisti responsabili degli interventi che hanno illustrato le scelte progettuali adottate. Lo spazio Bertalia-Lazzaretto, una volta legato alla presenza delle Ferrovie dello Stato, è stato discusso come parte di un distretto che sta vivendo profonde modifiche urbane.

Al tavolo dei lavori erano presenti rappresentanti di diversi livelli istituzionali: Irene Priolo, assessora alla programmazione territoriale della Regione Emilia-Romagna, Alessandro Delpiano per la città metropolitana di Bologna e Emily Clancy, vicesindaca del comune. Anche questo aspetto ha sottolineato come la rigenerazione urbana richieda un coordinamento multilivello per rispettare i parametri sociali e ambientali.

Coordinamento istituzionale e nuove pratiche urbane

Il coinvolgimento di più enti evidenzia l’importanza di un approccio condiviso per garantire il successo delle trasformazioni.

Integrazione sociale, culturale e ambientale nei progetti di rigenerazione

Gli organizzatori dell’evento hanno messo in evidenza come i progetti di recupero non si limitano alla semplice riqualificazione edificatoria, ma puntano a integrare aspetti culturali, ambientali e sociali. Il rischio è applicare approcci unilaterali che, nel passato, hanno prodotto risultati parziali o inefficaci.

Le esperienze presentate mostrano come si cerchi di riconvertire queste aree in spazi ibridi, capaci di ospitare diverse funzioni come abitare, lavorare e socializzare, consentendo una maggiore flessibilità rispetto all’urbanistica tradizionale. Maurizio Carta, professore di Urbanistica e assessore a Palermo, ha affermato che queste grandi zone possono diventare “crogioli pulsanti” in cui convivono funzioni multiple, rispondendo a bisogni urbani complessi e mutevoli.

Criticità e dubbi sul futuro delle rigenerazioni urbane

Durante il convegno, sono emerse anche riflessioni critiche sulle prospettive reali di questi interventi. Ilaria Agostini, ricercatrice dell’Università di Bologna, ha messo in guardia sul rischio che molte aree rigenerate, pur restituite ai cittadini, finiscano per essere soprattutto beni finanziari.

Spesso, le amministrazioni attraggono investitori e capitali esteri, trasformando questi spazi in asset economici più che in strumenti di partecipazione sociale e di inclusione urbana. Questa dinamica solleva dubbi sulla reale capacità di alcuni enti territoriali di governare compiutamente questi processi e di evitare che, dietro una facciata di rigenerazione, si creino solo operazioni di business difficilmente accessibili alla cittadinanza.

Le questioni sulla sostenibilità sociale dei progetti restano quindi aperte e in discussione.

Il patrimonio pubblico urbano e le future sfide

L’appuntamento di Bologna ha portato alla luce una fase cruciale per il patrimonio pubblico urbano in Italia, evidenziando complessità e potenzialità legate a questi processi di recupero.

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