L’attacco degli Stati Uniti contro tre impianti nucleari in Iran ha sollevato reazioni contrastanti in tutto il mondo. La decisione di colpire i siti di Fordow, Natanz e Isfahan ha introdotto nuove tensioni internazionali e acceso un dibattito acceso tra sostenitori della linea dura e chi teme un’escalation pericolosa. I protagonisti politici più influenti hanno subito preso posizione, a testimonianza dell’impatto della mossa americana.
L’attacco Usa e le dichiarazioni di trump sulla distruzione dei siti nucleari iraniani
Il 15 febbraio 2025, dall’interno della Casa Bianca, il presidente Donald Trump ha annunciato davanti ai media che tre importanti impianti di arricchimento nucleare iraniani sono stati colpiti e praticamente rasi al suolo. L’operazione, secondo Trump, è stata un successo militare senza precedenti. Ha parlato di distruzione totale dei siti di Fordow, Natanz e Isfahan, sottolineando che i bombardamenti hanno usato bombe bunker buster, in grado di perforare e annientare strutture sotterranee protette.
Posizione di trump e del suo governo
Trump ha chiarito che questo schiaffo all’Iran rappresenta un bivio: o si arriva a una pace rapida o si deve preparare il mondo a una tragedia senza precedenti. Ha minacciato un proseguimento degli attacchi su obiettivi mirati, con precisione e velocità, determinando un clima di forte allarme. Al suo fianco, il vicepresidente JD Vance, il segretario di Stato Marco Rubio e il segretario alla Difesa Pete Hegseth hanno confermato l’esito della missione e rinnovato la loro fiducia nella strategia scelta.
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Le reazioni internazionali: da israeliani entusiasti a onu allarmata
Benjamin Netanyahu, premier israeliano, ha accolto con entusiasmo l’iniziativa Usa definendola «insuperabile». Nel suo intervento video, ha ringraziato Donald Trump per il coraggio dimostrato e ha auspicato un futuro di stabilità e prosperità per il Medio Oriente. Per il leader israeliano l’attacco rappresenta una svolta storica destinata a cambiare gli equilibri regionali a favore dei Paesi alleati degli Stati Uniti.
Dal canto suo, l’Onu ha mostrato preoccupazione per la rapida escalation. Antonio Guterres, segretario generale, ha parlato di situazione estremamente pericolosa. Ha sottolineato che la ricetta militare non conduce alla pace. La sua analisi punta tutto sulla necessità urgente di evitare nuovi scontri e di puntare su dialogo e negoziazioni, fermi restando i rischi attuali. L’appello dell’Onu suona come un invito a tenere alla larga il mondo dalla spirale di conflitti aperti.
Critiche interne negli stati uniti fra accuse di incostituzionalità e difesa del raid
Nel panorama politico americano si è aperto un dibattito acceso. Il senatore Bernie Sanders ha definito l’azione di Trump un episodio grave, sottolineando il mancato coinvolgimento del Congresso. Il leader progressista ha accusato il presidente di violare la Costituzione. Simili posizioni sono arrivate da Alexandria Ocasio-Cortez, che ha invocato l’impeachment e ha messo in guardia contro un conflitto che potrebbe tenere gli Usa intrappolati per decenni.
Tra i repubblicani, Thomas Massie ha manifestato dubbi sulla legittimità del blitz, criticando l’assenza di un mandato ufficiale. Il democratico Jim Himes ha ribadito che la domanda costituzionale dovrebbe venire prima delle operazioni militari. Dall’altra parte, Lindsey Graham e Ted Cruz, entrambi senatori repubblicani, hanno dato appoggio pieno a Trump. Sono convinti che fermare l’Iran sia fondamentale, anche ricorrendo alla forza se serve per impedire al regime di sviluppare armi nucleari.
La risposta iraniana e le tensioni in aumento nel medio oriente
Il governo iraniano ha risposto alle minacce con parole dure. La televisione di Stato ha lanciato un messaggio diretto: ogni cittadino americano presente nella regione viene ora considerato un bersaglio legittimo. Questo ha aumentato l’allerta tra le forze militari statunitensi e alleate. L’agenzia atomica di Teheran ha dichiarato che l’azione Usa non fermerà il programma nucleare iraniano, che continuerà nonostante i danni subiti.
Le tensioni nel Medio Oriente si sono quindi intensificate, con il rischio che la situazione sfugga al controllo. La combinazione tra dichiarazioni aggressive e risposte durissime riflette un conflitto che potrebbe espandersi rapidamente e influenzare la politica internazionale in modo significativo. Gli osservatori internazionali seguono con attenzione le prossime mosse di Washington e Teheran, decise a tracciare il prossimo capitolo di questa crisi.