La vicenda giudiziaria attorno a Vincenzo Scognamiglio, accusato di usare droni per introdurre droga e telefoni cellulari nella casa circondariale di Taranto, ha registrato un colpo di scena. Dopo la condanna in primo grado a otto anni, la corte di appello di Taranto ha emesso una sentenza di assoluzione per non avere commesso il fatto. Nel frattempo, a Napoli pesa su di lui una condanna ben più severa, venti anni, con aggravante mafiosa. Dettagli e sviluppi di questa complessa vicenda.
La sentenza di assoluzione in appello a taranto
La corte di appello di Taranto ha annullato la condanna a otto anni inflitta in primo grado a Vincenzo Scognamiglio. Il procedimento riguardava il presunto utilizzo di droni per far arrivare droga e cellulari nel carcere di Taranto, dove si trovano detenuti collegati a organizzazioni criminali. La decisione di assolvere Scognamiglio ha modificato radicalmente l’impianto accusatorio, ritenendo insufficiente la prova della sua colpevolezza.
Difesa e valutazione delle prove
In questo secondo grado di giudizio, Scognamiglio è stato difeso dall’avvocato Antonio Bucci, che ha sostenuto l’assenza di elementi concreti per confermare il ruolo di pilota dei droni imputato al suo assistito. La corte ha quindi stabilito che non ci fossero basi solide per una condanna penale. Questa sentenza rappresenta un capovolgimento rispetto al giudizio di primo grado, dimostrando come i processi possono assumere esiti molto diversi in base alle valutazioni delle prove.
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Il contesto dell’indagine di Taranto si inserisce in un quadro più ampio di controlli sulle attività illecite nelle carceri pugliesi, con particolare attenzione al contrabbando di droga e strumenti di comunicazione. La sentenza di assoluzione segna un passo importante, anche se non ha chiuso definitivamente la questione giudiziaria per Scognamiglio.
La sentenza di condanna a napoli: 20 anni con aggravante mafiosa
Diverso è l’esito del processo che si è tenuto a Napoli, dove Vincenzo Scognamiglio è attualmente detenuto. Il tribunale penale di Napoli, 32esima sezione, lo ha condannato a venti anni di pena, riconoscendo l’aggravante mafiosa. Si tratta di una sentenza ben più grave rispetto a quella di Taranto, che testimonia come per i giudici campani la posizione di Scognamiglio riguardo le attività criminali sia particolarmente pesante.
Tecnologia e mafia
Il procedimento a Napoli ha evidenziato il coinvolgimento dell’imputato in un’organizzazione che utilizzava sistemi tecnologici, come i droni, per gestire traffici illeciti all’interno delle carceri. La condanna ha seguito un iter processuale in cui l’accusa ha presentato elementi ritenuti sufficienti per confermare la responsabilità penale del detenuto, con la contestazione dell’aggravante collegata alla mafia.
In questo secondo grado di giudizio a Napoli, Scognamiglio sarà assistito ancora dall’avvocato Antonio Bucci, che ha raccolto l’incarico di difesa anche in questo contesto. La difesa punterà a confutare la gravità delle accuse e a ridimensionare l’entità della pena. Il procedimento giudiziario, però, continua a concentrare su Scognamiglio l’attenzione degli organi inquirenti campani.
Nuovi sviluppi e ulteriori indagini in corso a napoli
La procura di Napoli ha riaperto un’indagine che coinvolge almeno trenta persone, fra cui Scognamiglio, con accuse simili a quelle per cui è stato già condannato o assolto. Si tratta di reati commessi tra il 2023 e il 2024 e fanno riferimento alla gestione di traffici di sostanze stupefacenti e dispositivi proibiti dentro le carceri attraverso l’uso di droni.
Questa nuova inchiesta rappresenta un ampliamento delle attività investigative sulla rete criminale che opera nel sistema penitenziario napoletano e potrebbe portare a nuovi processi e provvedimenti giudiziari. Scognamiglio è uno dei soggetti principali sotto osservazione, vista la posizione emersa nei precedenti procedimenti.
Sfide per la sicurezza carceraria
I fatti emersi confermano come il controllo e la sicurezza dentro le case circondariali rimangono una sfida complessa. La diffusione di tecnologie come i droni, impiegate per aggirare i controlli, rappresenta un problema che le autorità giudiziarie e di polizia stanno cercando di affrontare con maggior determinazione. Le nuove accuse notificata a Scognamiglio dimostrano che il caso è tutt’altro che chiuso.