L’avvocata Annamaria Bernardini de Pace ha costituito un gruppo di 12 legali per affrontare le questioni legate alla violazione della privacy e alla diffusione di immagini intime senza autorizzazione su internet. Il focus principale riguarda il forum sessista Phica, ormai chiuso, e il gruppo Facebook “Mia moglie“, dove sono state condivise foto accompagnate da commenti offensivi. Il pool legale punta a raccogliere numerose segnalazioni e a promuovere cause civili e penali contro le piattaforme coinvolte, cercando di cambiare l’approccio della giurisprudenza a questi fenomeni.
Il pool legale di Annamaria Bernardini De Pace e la raccolta di segnalazioni
Al centro dell’iniziativa c’è Annamaria Bernardini de Pace, nota per la sua esperienza nel diritto matrimoniale, affiancata da altri 11 avvocati, tra i quali il penalista David Leggi. Già sono state raccolte “qualche centinaio” di segnalazioni, soprattutto grazie alla collaborazione con diverse associazioni che si occupano di diritti delle donne. Lo scopo è istituire una denuncia collettiva, utilizzando un numero significativo di casi per far muovere la giustizia.
Il gruppo sta concentrando gli sforzi anche su un rinnovato studio della materia, cercando precedenti legali e normative che possano sostenere l’azione, tenendo conto delle peculiarità dei social media e delle piattaforme digitali. Bernardini de Pace ha spiegato che domani è prevista una prima riunione formale del pool, dove verranno prese decisioni sulle prossime mosse e sulle strategie da adottare nella causa legale.
La volontà è di mantenere bassi i costi per le vittime: non sono previsti onorari elevati ma solo le spese necessarie per le pratiche legali, un aspetto pensato per rendere l’azione accessibile al maggior numero di donne possibile.
Il forum sessista Phica e il gruppo Facebook Mia Moglie: cosa sono e come hanno operato
Phica era un forum conosciuto per la diffusione indiscriminata di immagini di donne, spesso caricate senza il loro consenso e accompagnate da commenti sessisti e lesivi della dignità . Dopo anni di segnalazioni e attenzione mediatica, il sito è stato chiuso, ma le conseguenze di quel fenomeno permangono.
Il gruppo Facebook “Mia moglie” ha raccolto migliaia di immagini private di donne, scelte in contesti familiari o di coppia, per diffonderle in modo illecito. Queste piattaforme rappresentano un grave attacco alla privacy, un esempio concreto di revenge porn, stalking digitale e diffamazione. La condivisione di quei contenuti alimenta una cultura che permette agli uomini di ricattare o umiliare le donne anche in ambito familiare.
I fatti emersi hanno acceso il dibattito sull’opportunità di migliorare la protezione legale delle vittime di violenza digitale e sulla responsabilità degli amministratori dei social network e delle piattaforme nel vigilare e contrastare questi abusi.
Le azioni legali e la strategia di denuncia collettiva contro la violenza digitale
Il pool legale guidato da Bernardini de Pace vuole mettere pressione sul sistema giudiziario, convocando un numero elevato di denunce per forzare una presa di coscienza reale sulle dimensioni del fenomeno. L’avvocata ha usato un’espressione forte, parlando di “violentare” la giurisprudenza, per sottolineare la necessità di un intervento deciso, paragonando questa mobilitazione a una forma di resistenza contro un abuso grave e diffuso.
Le denunce riguardano vari reati, tra cui il revenge porn, lo stalking, la violazione della privacy e la diffamazione. Parallelamente verranno chieste risarcimenti danni alle piattaforme responsabili della diffusione delle immagini, tra cui Meta . L’obiettivo non è solo quello di ottenere giustizia, ma anche di mandare un segnale educativo, per impedire che questi comportamenti restino impuniti o vengano percepiti come accettabili.
Secondo Bernardini de Pace, questa azione collettiva si collega anche a un concetto di “sorellanza” tra donne, che devono unire le loro forze per opporsi all’oppressione maschile perpetuata online. Senza questa unione, ha ammonito, il rischio è che l’impunità continui e che gli uomini rafforzino le loro convinzioni di poter usare la violenza digitale indisturbati.
Lo stato attuale delle segnalazioni e i prossimi passi della battaglia legale
Al momento, il gruppo di avvocati ha già ricevuto centinaia di segnalazioni attraverso associazioni, ma non sono ancora arrivate comunicazioni dirette riguardanti il gruppo Facebook “Mia moglie“. Questo fa supporre che la sensibilizzazione sull’importanza di intervenire non sia ancora arrivata a tutte le vittime o che non tutte abbiano scelto di denunciare apertamente.
La priorità del pool sarà quindi analizzare minuziosamente ogni caso, con la raccolta di procure legali e l’approfondimento della documentazione giuridica e normativa, per costruire un dossier solido da presentare in tribunale. Si mira a coniugare l’esperienza giurisprudenziale passata con le specificità del mondo digitale moderno, proponendo una lettura aggiornata dei reati informatici che tenga conto dei danni causati dai social.
Bernardini de Pace ha ribadito l’importanza di non far pagare alle vittime alte parcelle legali per partecipare all’azione, sperando che la raccolta delle adesioni cresca e che si possa rendere il procedimento sostenibile per tutte.
La battaglia partita in questi giorni potrebbe innescare un cambiamento significativo nel modo in cui la legge affronta i reati contro la privacy e la dignità delle donne online, con un impatto potenzialmente duraturo sulla tutela dei diritti digitali in Italia.