Abruzzo, focus sulla violenza digitale contro le donne e la risposta istituzionale al fenomeno

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Violenza digitale sulle donne in Abruzzo, le istituzioni al lavoro - Gaeta.it

Donatella Ercolano

1 Settembre 2025

La diffusione di contenuti sessisti e umilianti online rappresenta un problema concreto anche in Abruzzo, dove molte donne sono state coinvolte in siti e gruppi che rilasciano materiale e commenti di natura sessuale senza consenso. Questo fenomeno, che configura una forma di violenza digitale, ha riportato l’attenzione sulla necessità di interventi rapidi ed efficaci. Le autorità regionali e nazionali agiscono su più fronti per regolamentare e contrastare la diffusione, mentre si avviano azioni educative rivolte soprattutto ai giovani, con l’obiettivo di modificare la cultura che alimenta questi abusi.

La diffusione di contenuti sessisti e immagini non autorizzate nel territorio abruzzese

Negli ultimi mesi, numerosi casi di condivisione illecita di immagini sessuali o sessiste sono emersi in Abruzzo, coinvolgendo molte donne. Piattaforme e gruppi social diffondono materiale senza il consenso delle persone ritratte, spesso accompagnato da insulti e commenti volgari che aggravano la situazione. Episodi come quelli registrati nel forum Phica.net hanno mostrato quanto sia radicata la condivisione non autorizzata di foto manipolate, coinvolgendo anche figure pubbliche. Si tratta di una violenza digitale che produce effetti pesanti sul benessere delle vittime, contribuendo alla diffusione di stereotipi sessisti e alla normalizzazione della violenza di genere nel contesto online.

La presidente della Commissione Pari Opportunità della Regione Abruzzo, Rosa Pestilli, ha sottolineato che “questa non è una questione isolata, ma una realtà diffusa e preoccupante.” Le conseguenze vanno dalla semplice umiliazione pubblica fino a veri e propri atti di intimidazione e molestie online. Le vittime, soprattutto donne, subiscono il peso di una doppia esposizione: in rete e nella sfera sociale, dove spesso si riscontra un atteggiamento di indifferenza o colpevolizzazione. Secondo esperti e organi regionali, questo clima nasce anche da comportamenti collettivi come la condivisione o il silenzio, che alimentano ulteriormente la diffusione di queste violenze digitali.

Quadro normativo e richieste di miglioramento nella tutela legale

In Italia è in vigore da alcuni anni il Codice Rosso, che affronta la questione della diffusione senza consenso di immagini sessuali o private. Questa norma prevede sanzioni penali per chi diffonde materiale di questo tipo, ma la presidente Pestilli evidenzia la necessità di un’applicazione più efficiente. “Spesso il problema non è l’assenza di norme, ma la mancata attuazione rapida e coordinata delle stesse.” In Parlamento è inoltre in discussione un disegno di legge volto a riconoscere il femminicidio come reato autonomo, misura che potrebbe rafforzare la protezione delle donne contro violenze di vario tipo, digitali comprese.

La Commissione Pari Opportunità sottolinea che un migliore funzionamento del sistema giudiziario e la tempestività degli interventi sono fondamentali per contenere questi fenomeni. Oltre agli strumenti normativi, si evidenzia l’importanza di procedure efficaci che consentano alle vittime di agire senza temere ritardi o complessità burocratiche. Le leggi già in vigore dovrebbero essere supportate da un coordinamento tra forze dell’ordine, magistratura e piattaforme digitali per identificare e affrontare i responsabili più rapidamente.

Educazione, responsabilità collettiva e ruolo delle piattaforme digitali

Il contrasto alla violenza digitale e agli stereotipi sessisti passa anche dall’educazione. La vicepresidente della sottocommissione Legislazione e Sviluppo economico, Franca Terra, ha spiegato che nelle scuole della regione Abruzzo sono state avviate iniziative rivolte a studenti, famiglie e insegnanti. L’obiettivo è promuovere il rispetto reciproco e diffondere una cultura che riconosca e rifiuti la violenza di genere, anche quella che si manifesta online attraverso commenti e condivisioni inappropriate. Questi interventi mirano a ridurre la tolleranza verso tali comportamenti e a sviluppare una coscienza critica sin dalla giovane età.

Un altro aspetto riguarda la responsabilità collettiva. Non solo chi pubblica o crea contenuti offensivi, ma anche chi li condivide o semplicemente clicca “like” contribuisce a diffondere questo clima. Lo stesso silenzio davanti a episodi di violenza digitale alimenta l’inerzia. Le piattaforme che ospitano tali contenuti sono al centro di un dibattito sull’obbligo di rimuovere rapidamente materiale d’odio e pericoloso, con possibili conseguenze legali e morali. Le autorità invitano chiunque noti contenuti offensivi a segnalarli subito alla Polizia Postale, alle piattaforme stesse o ai centri antiviolenza, per favorire interventi tempestivi e tutelare le persone coinvolte.

La violenza digitale resta una sfida complessa e urgente su cui le autorità abruzzesi mantengono alta l’attenzione. Contrastare questi fenomeni richiede un intervento coordinato tra legge, educazione e partecipazione attiva della società civile, per limitare la diffusione di contenuti dannosi e proteggere chi ne subisce le conseguenze.