La filiera della moda a milano si dota di un protocollo per affrontare le irregolarità nel lavoro e nei contratti. L’intesa sottoscritta in prefettura punta a migliorare le condizioni di lavoro, combattere lo sfruttamento e l’evasione fiscale, promuovendo trasparenza ed equità nel settore. Il progetto coinvolge istituzioni, industria e parti sociali per sostenere una produzione più controllata e legale.
La firma in prefettura e i soggetti coinvolti
Il 2025 ha visto in prefettura a milano la firma di un protocollo dedicato al contrasto delle illegalità nella moda. Tra i firmatari figurano il prefetto Claudio Sgaraglia e il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, esponenti chiave per la gestione territoriale e la politica regionale. Anche il presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia ha siglato l’accordo, insieme ad Alessandra Dolci, coordinatrice della sezione misure di prevenzione della procura milanese.
Oltre alle forze dell’ordine con il comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri Pierluigi Solazzo, hanno partecipato rappresentanti dell’Ispettorato di Area Metropolitana di Milano e docenti del Politecnico di Milano. Le associazioni di settore e le organizzazioni sindacali confederali hanno completato il quadro dei protagonisti. Questo gruppo ampio riunisce istituzioni legali, esperti tecnici e rappresentanze di imprese e lavoratori, chiamati a collaborare per verifiche più stringenti sulla produzione moda.
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Gli strumenti previsti per monitorare la filiera moda
Il protocollo introduce un sistema innovativo basato su due linee principali. La prima è una piattaforma digitale dedicata alla filiera produttiva. Qui le aziende dovranno inserire dati precisi sulla struttura imprenditoriale, la manodopera coinvolta e l’organizzazione dei reparti produttivi. Questo strumento sarà fondamentale per tracciare la composizione e la regolarità dei processi produttivi, facilitando controlli mirati e precisi.
La seconda misura consiste nella creazione di una “green list” consultabile dai brand della moda. Elencherà le imprese registrate sulla piattaforma che rispettano criteri di legalità e trasparenza, cioè quelle che garantiscono condizioni corrette lungo tutta la filiera. Questo elenco garantirà una selezione più rigorosa, assicurando che le aziende collaborino solo con fornitori “puliti”.
Per incentivare l’adesione al sistema, il protocollo introduce anche premi e agevolazioni per le imprese che dimostrano comportamenti corretti. Questi benefici premiano chi sceglie la trasparenza e rispetta le regole, favorendo un salto qualitativo e morale nel settore della moda lombarda.
Il valore strategico del settore moda per lombardia
Regione Lombardia considera il comparto moda cruciale per l’economia e l’immagine del territorio. Il presidente Attilio Fontana ha sottolineato come questa iniziativa confermi l’impegno della regione a mantenere alta la guardia contro le pratiche illegali, valorando il lavoro onesto e la qualità produttiva.
Il settore occupa migliaia di persone e contribuisce in modo rilevante al Pil regionale. Garantire condizioni contrattuali e contributive corrette è una priorità per difendere la reputazione lombarda, che ha vocazione internazionale. Infatti, la moda rappresenta uno dei settori più visibili a livello globale e uno dei motori industriali del territorio.
Fontana ha ribadito che questa lotta all’illegalità non è solo un’azione burocratica, ma un tentativo concreto di “proteggere i lavoratori, contrastare il lavoro nero e l’evasione fiscale”. Un risultato fondamentale per creare ambienti di lavoro più dignitosi e giusti.
Un modello di riferimento oltre i confini territoriali
Nonostante il protocollo sia nato su base lombarda, rappresenta una sperimentazione valida a livello nazionale. Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda, ha evidenziato come la filiera del settore spesso superi confini regionali o nazionali. Le collaborazioni e le produzioni non si limitano a territori precisi, ma coinvolgono reti di imprese distribuite.
Questo rende necessaria una metodologia efficiente e replicabile che raccolga dati precisi e assicuri trasparenza ovunque operino le aziende. Per questo motivo l’accordo lombardo può essere un esempio per altre regioni o per la stessa politica nazionale, dato il peso del settore nel sistema economico italiano.
La partecipazione di associazioni di livello nazionale rafforza la valenza di questo esperimento. Confindustria Moda e altri enti associativi seguono da vicino l’evoluzione di questo protocollo, che potrebbe diventare una prassi standard per preservare i diritti e modulare la produzione sulla legalità.
La scelta di strumenti innovativi e sistemi digitali faciliterà la gestione delle informazioni e permetterà controlli più severi, aiutando a prevenire abusi e irregolarità in un comparto spesso esposto a rischi. Questa iniziativa si aggiunge alle strategie di controllo già in atto, con la volontà di costruire una filiera più trasparente e affidabile.