Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina, ha rilasciato un’intervista a Sky News in cui ha espresso preoccupazioni sulle mosse possibili della Russia guidata da Vladimir Putin nei prossimi anni. Durante il confronto, Zelensky ha indicato un possibile attacco russo contro un Paese della Nato, senza però credere a una minaccia immediata nei prossimi mesi. Le sue dichiarazioni hanno acceso il dibattito sulle strategie di difesa dell’Alleanza Atlantica e le tempistiche della crisi in corso.
I rischi di un attacco russo a un paese della nato secondo zelensky
Nel corso dell’intervista, Zelensky ha spiegato che Putin potrebbe tentare di attaccare un membro della Nato entro cinque anni. Questo lasso di tempo, ha detto, rappresenta un periodo in cui la Russia potrebbe rafforzare ulteriormente le proprie forze militari e sofisticare le proprie capacità offensive. Tuttavia, Zelensky ha mantenuto un cauto ottimismo sul fatto che un attacco russo diretto contro la Nato non sia imminente: “non credo che Putin sia pronto”, ha detto rispondendo a domande che indagavano su eventuali attacchi nei prossimi mesi.
Un conflitto con calcoli precisi
Il messaggio riflette una lettura del conflitto che guarda non solo all’attualità, ma anche alle mosse strategiche future di Mosca. Zelensky fa intuire che dietro alla guerra in Ucraina ci sono calcoli precisi che potrebbero portare a un allargamento del conflitto a livello globale, seppure in una fase più avanzata. Questa eventualità ha importanti conseguenze per la sicurezza europea e mondiale, perché la Nato si troverebbe a rispondere a un’aggressione su scala diversa da quella territoriale ucraina.
Leggi anche:
Le critiche sui tempi e impegni della nato nella difesa comune
Zelensky ha anche espresso la sua opinione sui piani della Nato di portare la spesa per la difesa al 5% del PIL entro il 2035. Ha definito questi obiettivi “molto lenti”, sottolineando come la realtà sul campo richieda risposte più rapide e incisive. L’invito implicito è rivolto ai Paesi membri ad accelerare i finanziamenti militari al fine di contrastare con maggior efficacia la minaccia rappresentata da Mosca.
Secondo Zelensky, la Russia potrà raggiungere capacità militari molto più ampie già a partire dal 2030, dunque prima della scadenza prevista dai piani della Nato. Questo, a suo avviso, mette in difficoltà l’Alleanza perché lascerebbe un periodo in cui Putin consoliderebbe nuovi strumenti offensivi. La lentezza nell’incrementare la spesa militare sarebbe perciò un fattore di rischio per le sorti di tutta l’Europa.
Interrogativi sulle politiche di difesa comuni
La posizione di Zelensky solleva questioni rilevanti sulle politiche di difesa comuni e i tempi di risposta dei Paesi occidentali, in un momento in cui la guerra in Ucraina tiene alta la tensione internazionale e modifica gli equilibri di potere.
L’azione di resistenza ucraina e le difficoltà nell’addestrare l’esercito
Nel corso dell’intervista, Zelensky ha messo in evidenza il ruolo cruciale che l’Ucraina sta avendo nel trattenere l’avanzata russa e nel rallentare i piani di Putin. Ha spiegato come il conflitto imponga al Paese una pressione enorme, che lascia poco tempo e spazio per addestrare e riorganizzare le forze armate con la calma necessaria.
Le difficoltà nel preparare un esercito efficiente e pronto non dipendono solo dalle risorse, ma anche dal continuo scontro sul campo. La situazione pone un freno alla capacità ucraina di aumentare il proprio potenziale difensivo in tempi brevi. Ciò influisce anche sull’equilibrio militare complessivo nella regione, dove ogni giorno di resistenza allunga i tempi che Mosca si impone per completare i propri obiettivi.
Zelensky ha evidenziato come il sostegno internazionale sia fondamentale per garantire armi, addestramento e supporto logistico all’esercito ucraino, proprio per compensare la pressione che la guerra esercita sulla preparazione delle truppe.
L’intervista di Zelensky riporta in primo piano le crescenti paure legate a una possibile escalation del conflitto e a nuovi rischi per la sicurezza euro-atlantica, sottolineando allo stesso tempo le difficoltà concrete sul campo in Ucraina e le necessità di una risposta più rapida da parte della Nato.