La visita del presidente cinese Xi Jinping a Mosca in occasione dell’80esimo anniversario del Giorno della Vittoria assume oggi una rilevanza geopolitica importante. Arrivato nella capitale russa per quattro giorni, Xi punta a consolidare un’intesa strategica con il presidente Vladimir Putin, nel mezzo di tensioni e tentativi diplomatici legati al conflitto in Ucraina. La presenza di altri leader europei tra cui il serbo Aleksandar Vucic e, in parte, il primo ministro slovacco Robert Fico, aggiunge un ulteriore livello di complessità a questo evento che unisce commemorazione e scelte politiche di ampio respiro.
Xi jinping a mosca per l’80esimo anniversario della vittoria: un segnale politico e simbolico
Xi Jinping è arrivato nella capitale russa con l’obiettivo di sottolineare il legame storico e politico tra Cina e Russia. La sua partecipazione alla parata del 9 maggio, dove sarà ospite d’onore di Putin, è stata accompagnata da un articolo pubblicato su media russi in cui parla di un legame “forgiato nel sangue e nel sacrificio” tra i due popoli. Questo richiamo alla memoria storica non è solo commemorativo ma vuole rafforzare la narrativa di un’unione solida tra Mosca e Pechino contro qualsiasi tentativo di “egemonismo e interferenza” straniera, un riferimento chiaro agli Stati Uniti e alle loro alleanze.
Tra i leader europei presenti spiccano Aleksandar Vucic, presidente della Serbia, e Robert Fico, primo ministro slovacco, che hanno confermato la loro partecipazione alla parata. Questi gesti diplomatici evidenziano come Mosca riesca ancora a mantenere alcune sinergie politiche nel continente europeo, nonostante l’isolamento crescente dovuto alla crisi ucraina. Il contesto di questa visita è quindi doppio: da una parte il ricordo della vittoria contro il nazifascismo, dall’altra la riaffermazione di alleanze che si muovono in contrapposizione all’Occidente.
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La tregua unilaterale di putin e la risposta internazionale tra scetticismo e pressioni
Nel pieno svolgimento della visita, Vladimir Putin ha dichiarato una tregua unilaterale per tre giorni, fino al 10 maggio, da lui presentata come una pausa umanitaria. Kiev però ha immediatamente respinto questa decisione, definendola una mossa propagandistica priva di reale volontà di cessare le ostilità. Da Parigi e Berlino sono arrivati commenti critici: Emmanuel Macron ha definito il cessate il fuoco “poco credibile” mentre il presidente tedesco Friedrich Merz ha sottolineato che senza il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti qualsiasi soluzione rischia di restare impossibile.
Dalle dichiarazioni russe emerge un messaggio contraddittorio. Il ministro degli Esteri Sergey Lavrov ha evidenziato che una tregua non basta senza rimuovere le “cause profonde” della guerra. Al contempo il portavoce Dmitrij Peskov ha assicurato che Mosca farà di tutto perché i festeggiamenti del 9 maggio avvengano in un clima tranquillo, nonostante i recenti attacchi di droni ucraini su zone limitrofe a Mosca. Il conflitto intanto resta acceso mentre le campane di pace suonano come un tentativo di distensione dalle parti russe, difficilmente accettato dalla controparte e dalla comunità internazionale.
Rapporti economici e gasdotto power of siberia-2: i legami commerciali dietro la visita di xi
Sul fronte economico, la visita di Xi Jinping a Mosca serve anche a rinsaldare i rapporti commerciali tra Cina e Russia, soprattutto dopo che le tensioni con gli Stati Uniti hanno aggravato i rapporti con l’Occidente. Tra i temi caldi rientra il progetto del gasdotto Power of Siberia-2, un’infrastruttura che Mosca punta a sviluppare per esportare gas verso Pechino, da anni uno dei suoi principali clienti energetici. Per Mosca, questa collaborazione è fondamentale non solo sul piano economico ma anche per aggirare le sanzioni occidentali che limitano le forniture tecnologiche e materiali.
Il rafforzamento degli scambi commerciali ha toccato livelli record nel 2024, ma a questa vicinanza corrisponde anche una crescente preoccupazione in Europa e negli Stati Uniti. La Cina è infatti accusata di fornire alla Russia prodotti con duplice uso, che possono essere impiegati anche per scopi militari all’interno del conflitto ucraino, aumentando di fatto lo sforzo bellico di Mosca. Le parole del vicepresidente americano J.D. Vance, espresse in un dibattito a Washington durante la Conferenza di Monaco, sottolineano questo punto. Vance ha affermato che la richiesta di pace da parte russa contiene condizioni troppo ampie, e che una soluzione dovrà necessariamente passare da negoziati diretti tra Mosca e Kiev.
La posizione americana tra pragmatismo e pressione per il dialogo diretto tra mosca e kiev
Il discorso di J.D. Vance indica un cambio tattico nel governo americano. Pur mantenendo ferme le posizioni sulle condizioni poste da Mosca, l’amministrazione guidata da Donald Trump sembra cercare di aprire canali diplomatici più concreti con entrambe le parti. Vance ha spiegato che la volontà è vedere un accordo minimo che consenta ai negoziatori di sedersi faccia a faccia, la condizione essenziale per tentare di chiudere il conflitto. Senza un confronto diretto tra russi e ucraini, secondo lui, non si potrà ottenere un cessate il fuoco stabile.
Questo approccio si riflette anche nel recente accordo tra Stati Uniti e Ucraina sulle risorse naturali, un segnale della volontà di Washington di rafforzare l’aiuto a Kiev ma anche di gestire con più realismo la dinamica bellica e diplomatica. Nel frattempo, l’arrivo di Xi a Mosca e la sua presenza alle celebrazioni del Giorno della Vittoria rappresentano un messaggio preciso: Pechino conferma il suo sostegno a Mosca, mantenendo aperto un canale parallelo che accompagna la guerra e le sue conseguenze. Il conflitto rimane dunque al centro di strategie inedite e alleanze mutevoli, mentre la scena internazionale osserva con attenzione.