Il ruolo del veterinario aziendale nel contesto della zootecnia italiana torna al centro del dibattito con l’obiettivo di definire meglio funzioni e responsabilità. Dal 2017 questa figura è prevista dalla normativa ma, a otto anni di distanza, si rende necessario un intervento ministeriale che renda operativa e coerente la sua presenza, sia per le aziende agricole, sia per la sanità pubblica e la prevenzione delle malattie infettive. A parlarne sono stati negli ultimi giorni Cia Agricoltori Italiani e Confagricoltura, in un incontro che ha visto anche la partecipazione di varie associazioni veterinarie e rappresentanti del settore.
Il confronto tra organizzazioni agricole e veterinarie
Il recente incontro nella sede di Cia Agricoltori Italiani ha rappresentato la seconda tappa di un confronto avviato a febbraio. All’appuntamento hanno partecipato le principali associazioni di categoria, tra cui Confagricoltura e Copagri, insieme a rappresentanti di filiera come Assalzoo e UnaItalia, le cooperative dell’Alleanza e Uniceb. Anche l’Ordine e associazioni veterinarie hanno preso parte al dibattito.
Questo tavolo tecnico vuole consolidare il ruolo del veterinario nel sistema di sanità animale, spostando l’attenzione sulle funzioni pratiche e strategiche che questa figura svolge nella gestione quotidiana degli allevamenti. “Obiettivo comune è creare una base condivisa tra agricoltori e professionisti veterinari, così da rendere più unito e coordinato l’approccio alla prevenzione e al controllo delle epidemie.” L’interazione diretta dovrebbe ridurre i rischi e migliorare la qualità dei servizi sanitari all’interno delle aziende zootecniche.
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La normativa e le esigenze attuali
Una volta riconosciuto il veterinario aziendale come soggetto chiave all’interno del sistema di epidemio-sorveglianza, la norma introdotta nel 2017 tuttora appare carente nel fornire una cornice normativa chiara e dettagliata. Le aziende zootecniche hanno bisogno di un riferimento preciso riguardo compiti e limiti di questa figura, per poter organizzare al meglio la propria attività sanitaria e prevenire eventuali rischi sanitari che possono coinvolgere anche la catena alimentare. Non solo salute animale, dunque, ma tutela della sanità pubblica, un campo dove il ruolo del veterinario deve essere puntuale e riconosciuto dalla legge.
Le discussioni promosse da Cia Agricoltori Italiani nascono proprio dalla volontà di superare questo vuoto normativo. La necessità di aggiornare la disciplina locale deriva dalla consapevolezza che il sistema sanitario zootecnico ha mutato le sue esigenze, data la complessità crescente nella gestione degli allevamenti. “Servono strumenti più adatti, che consentano una sorveglianza efficace, prevenzione efficiente e un dialogo stretto tra veterinari e operatori agricoli.”
Proposte per migliorare la sorveglianza e la prevenzione
Tra le proposte emerse, il punto centrale riguarda una revisione approfondita della normativa che disciplina la figura del veterinario aziendale. Il testo attuale, infatti, non risponde più alle esigenze di una realtà che ha visto crescere la complessità sanitaria e la necessità di prevenzione mirata contro malattie infettive. Le modifiche dovrebbero includere criteri tecnici che permettano di utilizzare in maniera più efficace strumenti come Classyfarm, noto per la valutazione del benessere animale e la classificazione degli allevamenti.
Parallelamente il confronto punta a instaurare collaborazioni strutturate e continuative tra veterinari e allevatori. Definire un percorso condiviso consentirebbe la messa a punto di strategie precise e personalizzate per ogni azienda, facilitando l’adozione di pratiche più adatte per la salute animale e la sicurezza alimentare. Questo sistema integrato può migliorare l’epidemio-sorveglianza nazionale, creando un monitoraggio più attento e tempestivo, con vantaggi diretti per la prevenzione di emergenze sanitarie.
Il ruolo riconosciuto dopo anni di attesa
L’insieme di queste iniziative dimostra come, dopo anni di attesa, la figura del veterinario aziendale sia valutata in modo più puntuale, rispondendo a sfide che oggi richiedono un supporto operativo ben definito. I prossimi passi dovranno tradurre il dibattito in misure concrete da parte del ministero per colmare le lacune normative e favorire una rete di prevenzione più efficace sul territorio italiano.