Il rapporto tra grandi potenze globali e le aziende tecnologiche si sta trasformando senza clamore, con implicazioni che interessano la democrazia e il modo in cui il potere viene esercitato. Asma Mhalla, esperta in geopolitica e tecnologia, ha approfondito queste dinamiche in un incontro recente a Trieste, presentando riflessioni tratte dal suo libro che esplora come tecnologia e politica si intrecciano in modi inquietanti. Le sue parole mettono in luce una trasformazione silenziosa e poco dibattuta, che coinvolge Stati Uniti, Cina e colossi digitali.
La doppia faccia del nuovo potere: stati uniti, cina e le tech giant
Asma Mhalla ha definito il fenomeno come la nascita di un “Leviatano nuovo e a due teste“. Da una parte gli stati nazionali più potenti, come Stati Uniti e Cina, dall’altra le imprese tecnologiche più influenti, chiamate tech giant. Questi due attori si stanno alleando o influenzando a vicenda, mettendo in campo modelli di governo basati su un ideale capitalistico di efficienza, che però rischia di comprimere forme di partecipazione democratica e controllo pubblico. Mhalla sottolinea come questa alleanza formi nuove strutture di potere, modellate su un’ideologia che punta a dominare e riorganizzare società e istituzioni.
L’esperta segnala che non è ancora disponibile un dibattito pubblico ampio o approfondito su questa trasformazione. Il rischio è che queste evoluzioni si compiano senza consapevolezza collettiva, alimentando sistemi che sfuggono a strumenti di verifica e bilanciamento tipici delle democrazie tradizionali. Esempi concreti sono citati nel confronto tra figure come Elon Musk e Donald Trump, simboli di questo Leviatano bifronte che mette in discussione i principi di equilibrio del potere.
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Il paradosso tra controllo e crisi democratica
Il nuovo assetto descritto da Mhalla mette in evidenza una contraddizione tra il potere tecnologico e la democrazia. La concentrazione di autorità nelle mani di soggetti privati e autorità statali forti mina la capacità del sistema democratico di esercitare controllo e bilanciamento. Mhalla parla espressamente di un nemico della democrazia: un sistema che mette a rischio la separazione dei poteri e il corretto funzionamento degli organi di controllo.
In questo contesto, la magistratura e la partecipazione popolare attraverso proteste o manifestazioni perdono efficacia, perché la logica del potere è mutata. Le sentenze e le azioni pubbliche non riescono più a influenzare i meccanismi di comando e le decisioni che ormai si basano su strumenti tecnologici e strategie di controllo largamente opache. Questo spiega, per Mhalla, lo stallo in cui si trovano molte società occidentali, incapaci di reagire in modo incisivo a questo nuovo rapporto tra politica e tecnologia.
Il silenzio mediatico e la realtà parallela del potere tecnologico
Un altro elemento cruciale emerso nel discorso riguarda il ruolo dei media tradizionali nel raccontare questa mutazione. Mhalla critica l’assenza di analisi profonde, definendo la copertura politica come superficiale e limitata ai fatti immediati, come le azioni o dichiarazioni di personaggi come Trump. I media finiscono per osservare questa realtà senza decodificarla, lasciando che si formi una sorta di realtà parallela.
Questa realtà, costruita da forze tecnologiche e politiche che non spiegano i loro reali fini, si sviluppa quindi in modo silenzioso e invisibile al grosso pubblico. Mhalla evidenzia come chi detiene il potere si muova con strategie che aggirano le regole tradizionali, mentre il resto della popolazione resta bloccata in forme di contestazione inefficaci o in attese sterile.
Tra cittadini, istituzioni e poteri nascosti si crea uno scollamento difficile da colmare senza una discussione aperta e senza strumenti per affrontare davvero le sfide poste da questo nuovo “Leviatano” tecnologico-politico.