L’arrivo di the boys su Prime Video ha cambiato il modo di raccontare i supereroi, proponendo una lettura più cruda e senza filtri del genere. La serie creata da Eric Kripke ha smascherato i lati oscuri del mito dei poteri straordinari e lo ha fatto con ironia e una buona dose di sarcasmo. Ora, con la quinta e ultima stagione in arrivo nel 2026, quel progetto che criticava i meccanismi dei grandi franchise rischia di diventare a sua volta un modello da seguire per produzioni simili.
La fine della serie principale e l’espansione del mondo narrativo
Le riprese della quinta stagione si sono concluse da poco e segneranno la chiusura della trama principale di the boys. Gli spettatori rivedranno personaggi come Homelander e Butcher nel loro capitolo finale. Eppure, nonostante questa conclusione, l’universo targato the boys non scomparirà. Al contrario, si amplia con spin-off e prequel in sviluppo. Questi progetti allargano il racconto e cercano nuovi modi di scandagliare la mitologia costruita in quattro stagioni.
Il creatore Eric Kripke ha dimostrato un certo disagio di fronte a questa evoluzione. In una recente intervista ha rivelato di temere che the boys diventi proprio quel tipo di universo seriale infinito che aveva da sempre preso in giro. “Vivo nel terrore assoluto di diventare ciò che satireggiamo da cinque anni”, ha spiegato. Quella che era nata come una critica tagliente sembra assumere ora la stessa forma che irritava il suo autore.
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I progetti spin-off: nuovi capitoli tra giovani super e origini oscure
Gli sviluppi più avanzati includono tre spin-off. Il primo è gen v, una storia ambientata in un college per giovani dotati di poteri straordinari. La seconda stagione di questa serie debutterà il 17 settembre, confermando l’interesse per un pubblico attratto da queste narrazioni adolescenziali.
Un altro spin-off sarà Vought Rising, che si concentrerà su un passato ancora più remoto, raccontando l’ascesa della multinazionale Vought, cuore oscuro del mondo dei supereroi, e del personaggio Soldier Boy. Questo racconto intende approfondire la genesi del potere e della corruzione dietro le quinte.
Un terzo progetto, the boys: mexico, è in una fase preliminare. Racconterà una versione latina e geografica alternativa del fenomeno “supes”, offrendo un’ambientazione nuova e diversa. Questi titoli hanno lo scopo di moltiplicare le storie e gli approcci all’interno dello stesso universo, offrendo continuità ma anche varietà.
La sfida tra successo commerciale e coerenza narrativa
Il motivo dietro questa crescita è chiaro: the boys è uno dei titoli più visti di Prime Video e ha saputo catturare un pubblico che aveva voglia di storie di supereroi diverse dalle solite, meno edulcorate e più dirette. Tuttavia il rischio è fare troppo affidamento sul franchise e perdere l’anima critica originaria.
La strategia di espansione ricorda da vicino quella del Marvel Cinematic Universe, che per anni ha prodotto sequel, spin-off e prequel fino a saturare parte del pubblico con troppe offerte. Qui the boys cammina su una linea sottile, tra la volontà di rimanere fedele ai temi originali e la tentazione di estendere il brand quanto più possibile.
Non sfugge a nessuno l’ironia dietro a tutto questo. Una serie che ha preso in giro la smania di Hollywood per i prodotti in serie adesso costruisce una sua “fabbrica” simile. Il confine tra omaggio e sfruttamento commerciale appare sempre più difficile da definire per un pubblico ormai abituato a universi narrativi sempre più grandi e complessi.
La doppia sfida per chi lavora alla serie
Chi lavora alla serie ha davanti una doppia sfida: chiudere la storia principale in modo forte e coerente, lasciando un segno, e nello stesso tempo far sì che i nuovi progetti possano stare in piedi senza apparire meri strumenti per mantenere vivo l’interesse commerciale. Come insegna the boys, troppo potere rischia di corrompere, e in questo caso la posta in gioco è quella di non snaturare una serie nata per essere fuori dagli schemi.