Le famiglie italiane continuano a sostenere costi significativi per la mensa scolastica dei figli nelle scuole dell’infanzia e primarie. Nel corso dell’anno scolastico 2024, la spesa media si è attestata intorno agli 85 euro mensili a famiglia, con variazioni regionali molto marcate. Questi dati arrivano dall’ultima indagine elaborata da Cittadinanzattiva, che ha esaminato la spesa nelle diverse province italiane, evidenziando aumenti contenuti ma differenze territoriali importanti.
Le tariffe medie della mensa nelle scuole dell’infanzia e primaria
Nel dettaglio, le famiglie hanno speso in media 4,25 euro per ogni pasto nella scuola dell’infanzia e 4,30 euro per gli alunni della primaria. Calcolando una frequenza di 20 giorni al mese per 9 mesi, ciò si traduce in una spesa mensile attorno agli 85 euro. Questi numeri rappresentano un leggero aumento dell’1% rispetto all’anno precedente, segno di una certa stabilità generale. Però la situazione varia forte tra le regioni.
L’Emilia Romagna si conferma la regione con i costi più alti, con circa 108 euro al mese, superando la Basilicata che l’anno scorso era prima nella classifica delle spese più alte. Al contrario, la Sardegna mantiene i costi più bassi: 61 euro mensili per l’infanzia e 64 per la primaria. Questi importi mostrano un divario netto tra nord e sud e all’interno delle regioni, legato anche ai diversi criteri adottati per calcolare le tariffe.
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Le variazioni regionali e le dinamiche dei costi della mensa scolastica
Le variazioni più evidenti si registrano in alcune regioni del sud. La Sicilia ha fatto registrare un aumento notevole delle tariffe a carico delle famiglie: intorno al 13% per i servizi della scuola dell’infanzia e oltre l’8% per la primaria. Un aumento significativo, soprattutto se si considera il contesto economico delle famiglie che vivono in questa regione.
Nel frattempo, la Basilicata ha ridotto la spesa per mensa di circa il 6% sia per l’infanzia che per la primaria, invertendo la tendenza dell’anno precedente. Questi cambiamenti evidenziano come le politiche regionali e comunali abbiano un ruolo decisivo nell’impatto economico che le famiglie devono sopportare.
Nel complesso, il lieve aumento nazionale dell’1% viene quindi influenzato da realtà molto diverse tra loro, dove alcune amministrazioni hanno deciso di contenere le spese e altre le hanno alzate, influenzando la qualità e la quantità del servizio offerto.
Costi nei capoluoghi di provincia e nelle città metropolitane
Guardando alle singole città, spiccano differenze molto marcate tra capoluoghi di provincia. Barletta è la città in cui il costo medio per pasto risulta più basso, appena 2 euro per bambino sia nella scuola dell’infanzia che nella primaria. Una spesa nettamente inferiore alla media nazionale, che offre indicazioni chiare sulla gestione del servizio mensa in quella zona.
Al contrario, Torino è la città dove le famiglie pagano di più per l’infanzia, con cifre che superano i 6,60 euro a pasto. Per la scuola primaria, invece, i costi più elevati si trovano a Livorno e Trapani, con circa 6,40 euro a pasto. Questi valori indicano che non solo la regione ma anche la città incida fortemente sul costo finale del servizio.
Tra le città metropolitane
Roma si conferma un esempio di costi bassi per i genitori, con una media di 2,60 euro per pasto per entrambe le tipologie d’istruzione. Questo posiziona la Capitale tra le realtà più economiche nel panorama nazionale, segnalando probabilmente una politica di supporto più efficace da parte delle istituzioni locali.
Impatto sociale e richieste di intervento per sostenere le famiglie
Secondo i dati Istat 2024, quasi il 23% delle famiglie italiane è a rischio di povertà, una percentuale che sale al 42% per chi ha tre o più figli. Di queste famiglie, oltre il 10% vive in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale. Questi numeri mettono sotto pressione la possibilità di accesso al servizio mensa per molte famiglie in difficoltà economica.
Cittadinanzattiva ha sottolineato la necessità di interventi duraturi e mirati per sostenere tali famiglie. In particolare, si richiede un rafforzamento del Fondo per il contrasto della povertà alimentare a scuola, istituito dall’ultima legge di Bilancio, che garantisce contributi ai Comuni per consentire l’accesso gratuito alla mensa ai bambini della primaria in condizioni economiche svantaggiate. La richiesta di Cittadinanzattiva è che venga emanato al più presto il decreto attuativo per ripartire le risorse tra gli enti locali, permettendo così una diffusione più ampia del sostegno.
Questi segnali confermano come la mensa scolastica rappresenti non solo un servizio educativo e nutrizionale, ma anche un elemento chiave nel contrasto alle disuguaglianze sociali, specialmente in tempi in cui il costo della vita rimane elevato per molte famiglie italiane.