Un’indagine congiunta tra carabinieri e guardia di finanza ha portato alla luce un sistema di riciclaggio di denaro organizzato da un gruppo transnazionale con base operativa a prato. L’organizzazione utilizzava criptovalute, come le stablecoin Usdt, e documenti falsificati per muovere ingenti somme di denaro a livello internazionale. Questa scoperta segna un colpo importante nella lotta contro i reati finanziari con strumenti digitali.
Smantellamento della banca clandestina a prato
Le forze dell’ordine hanno eseguito una perquisizione mirata nei confronti di Cheng Bangjie, cittadino cinese di 45 anni, al centro delle indagini. L’uomo risultava in possesso di due wallet digitali “Token Pocket”, contenenti registrazioni di movimentazioni di criptovalute per milioni di euro. Questa banca clandestina serviva per canalizzare ingenti fondi illeciti attraverso piattaforme di exchange, oltre a espandere le operazioni in altri paesi.
Le indagini hanno dimostrato come il sistema si basasse sull’uso di stablecoin Usdt ancorate al dollaro statunitense. Queste monete digitali, dotate di un valore stabile, venivano trasferite in maniera rapida e poco tracciabile. L’uso di wallet criptati ha reso più difficile per le autorità rintracciare il percorso esatto dei fondi. Le attività intercettate si collegano direttamente a traffici internazionali finanziari.
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Dettagli sui flussi finanziari e le piattaforme coinvolte
Tra aprile e luglio 2025, uno dei wallet di Cheng ha gestito flussi per oltre 10,7 milioni di Usdt, ossia circa 9 milioni di euro. La maggior parte dei fondi proveniva da piattaforme di exchange, mezzi digitali per acquistare e vendere criptovalute. Dopo la raccolta, il denaro veniva indirizzato verso una piattaforma con sede in cambogia, già segnalata dalle autorità statunitensi come fulcro di riciclaggio internazionale. Un secondo wallet ha movimentato circa 369.000 Usdt in meno di due settimane.
Gran parte di queste somme si trova ora in wallet privati, la cui ubicazione resta parzialmente ignota agli inquirenti. L’operazione ha messo in luce la complessità di queste reti digitali, capaci di nascondere i passaggi del denaro dietro indirizzi criptati e servizi online distribuiti. La mobilità delle criptovalute e la mancanza di un controllo diretto dei governi facilitano l’azione di gruppi criminali.
Sequestro di strumenti per la contraffazione e contanti
Durante la perquisizione sono stati bloccati 117mila euro in criptovalute e circa 15mila euro in contanti. Le forze dell’ordine hanno trovato anche materiali per produrre documenti falsi, tra cui due stampanti e laminatori. Sono state sequestrate tessere vergini dotate di microchip e bande magnetiche, insieme a pellicole ologrammate per carte d’identità elettroniche contraffatte.
Questi documenti permettevano ai membri dell’organizzazione di viaggiare senza problemi oltre i confini nazionali. La produzione di carte di identità false rappresenta un elemento chiave dell’attività criminale, utilizzata per nascondere identità e facilitare movimenti illeciti di persone e capitali. I materiali sequestrati sono la prova di un sistema ben strutturato e organizzato.
Coordinamento tra le forze investigative italiane
L’indagine è stata condotta su mandato della procura di prato con l’impegno coordinato di diverse unità. Il nucleo operativo antifalsificazioni e la sezione criptovalute del comando carabinieri antifalsificazione di roma hanno fornito supporto tecnico fondamentale. Inoltre, il nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di prato e la polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di prato hanno seguito gli sviluppi in loco.
Questa collaborazione ha reso possibile monitorare le attività digitali e tradizionali del gruppo criminale. L’unione tra conoscenze tecniche e capacità investigative sul territorio ha consentito di superare le difficoltà legate al tracciamento delle criptovalute e alla produzione di documenti falsi. Le autorità hanno evidenziato l’importanza di queste sinergie per combattere fenomeni illeciti sempre più sofisticati.
Impatto e significato dell’operazione per la sicurezza finanziaria
La procura di prato ha sottolineato la rilevanza pubblica dell’operazione, sia per la quantità di denaro movimentata, sia per la complessità delle tecniche utilizzate. Il caso mette in luce come i reati finanziari si espandano oltre i confini nazionali sfruttando nuove tecnologie che sfuggono a controlli tradizionali. Gruppi organizzati usano strumenti digitali come le criptovalute per nascondere il traffico illecito.
Le indagini puntano a prevenire il rafforzamento di queste reti e a tutelare l’economia legale da infiltrazioni finanziarie. Le autorità italiane continuano a monitorare queste attività, migliorando i metodi di contrasto e collaborando con istituzioni straniere. Lo sviluppo di sistemi antifrode, insieme a un controllo rigoroso delle tecnologie digitali, rimane indispensabile per disarticolare strutture come quella smantellata a prato.