Il contributo delle donne alla scienza è stato spesso trascurato, nonostante il loro fondamentale ruolo nello sviluppo della fisica moderna e della meccanica quantistica. Un evento in particolare, tenutosi in occasione della Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza, ha messo in luce la vita e le opere di quattro scienziate del Novecento: Vera Rubin, Marietta Blau, Chien-Shiung Wu e Milla Baldo Ceolin. Lo spettacolo “La forza nascosta, scienziate nella fisica e nella storia”, andato in scena al Teatro Miela, ha offerto un’importante opportunità di riscatto per queste pioniere.
Riscoprire le pioniere della fisica
La scelta di raccontare le storie di Vera Rubin, Marietta Blau, Chien-Shiung Wu e Milla Baldo Ceolin non è casuale. Queste scienziate, spesso dimenticate dal grande pubblico, hanno contribuito in modo significativo alla nascita della fisica moderna. Vera Rubin, per esempio, è stata pioniera nello studio della materia oscura. Le sue ricerche hanno rivelato che gran parte dell’universo è composto da una sostanza invisibile, ma fondamentale per comprendere la struttura delle galassie. Marietta Blau ha fatto progressi significativi nella fisica nucleare, utilizzando la fotografia per catturare particelle subatomiche, contribuendo così allo sviluppo della fisica delle particelle.
Chien-Shiung Wu, spesso definita “la prima donna della fisica nucleare”, ha sfidato le norme di genere nella scienza. I suoi esperimenti decisivi hanno confermato il principio della parità delle particelle, alterando la nostra comprensione della simmetria nella fisica. Infine, Milla Baldo Ceolin ha interagito con la fisica nucleare e l’astrofisica, contribuendo con il suo lavoro alla comprensione delle reazioni nucleari.
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Lo spettacolo come strumento di sensibilizzazione
Il palco del Teatro Miela ha visto una combinazione di arti che hanno reso omaggio a queste scienziate. Atrici come Elena Ruzza, soprano Fè Avouglan e pianista Gabriele Braga hanno dato vita a uno spettacolo che va al di là della semplice narrazione. Essenziale è stata la visione di Anna Ceresole, una delle ideatrici dell’iniziativa, che ha descritto il progetto come un modo per comunicare la scienza e la cultura in un modo nuovo e coinvolgente. Il racconto si è intrecciato con le esperienze personali e professionali, evidenziando non solo i successi accademici, ma anche le sfide legate al genere che queste scienziate hanno dovuto affrontare.
Ceresole ha espresso la sua soddisfazione nel portare lo spettacolo a Trieste, una città ricca di storia e cultura, famosa per le sue istituzioni scientifiche e il suo legame con la ricerca tecnologica. Il contesto della città rappresenta un palcoscenico ideale per questa celebrazione del contributo femminile alla scienza.
L’importanza di celebrare il contributo femminile alla scienza
Esibizioni come questa sono essenziali per il riconoscimento delle donne nella scienza e per ispirare le generazioni future. La rappresentazione di storie dimenticate permette di creare consapevolezza sulle disuguaglianze di genere all’interno delle discipline scientifiche. Riscoprire il lavoro di scienziate come Rubin, Blau, Wu e Ceolin non è solo un atto di giustizia. È anche un passo verso un mondo scientifico più equo, dove il talento non venga misurato in base al genere ma piuttosto valorizzato per le competenze e le scoperte.
La manifestazione ha avuto l’appoggio di diverse istituzioni scientifiche, come la Sezione INFN di Torino e il Dipartimento di Fisica dell’Università di Torino. L’inventiva dell’evento ha reso visibile un aspetto della storia della scienza troppo a lungo ignorato, contribuendo a cambiare il modo in cui si pensa al ruolo delle donne nella scienza.
In questo contesto, il teatro diventa un mezzo per educare e sensibilizzare, portando nel cuore della cultura contemporanea la memoria e il meritato riconoscimento a queste scienziate che hanno tracciato il cammino per molte altre nel mondo della fisica.