Claudio Scajola, ex ministro e sindaco di Imperia, ha parlato chiaro a Rapallo durante l’evento Liguria d’Autore. Al centro del suo intervento, la necessità di intervenire sul ruolo della magistratura e di affrontare la crisi di rappresentanza in Parlamento, legata soprattutto alla legge elettorale e al recente taglio dei parlamentari.
Magistratura troppo potente, Scajola chiede un cambiamento
Scajola non ha nascosto la sua preoccupazione per il peso sempre più grande che la magistratura ha assunto nella politica italiana. Nel suo discorso, ha sottolineato come spesso nella società il procuratore della Repubblica venga considerato più autorevole del sindaco, ribaltando così l’ordine previsto dalla Costituzione.
Secondo lui, questo squilibrio ha creato una confusione nei poteri dello Stato che va sistemata. Serve una riforma che riporti a posto i ruoli tra istituzioni, ristabilendo l’equilibrio tra esecutivo, legislativo e giudiziario. Senza questo intervento, la democrazia italiana rischia davvero di indebolirsi.
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Meloni spinge la riforma che Berlusconi non è riuscito a fare
Scajola ha messo a confronto i governi di Berlusconi e Meloni. Ha spiegato che Berlusconi non ha potuto portare avanti questa riforma perché i suoi alleati erano diffidenti: temevano che la magistratura potesse usarla contro di lui.
Con Meloni, invece, la musica è cambiata. La premier non ha più questo timore e spinge con decisione per farla approvare. Scajola vede in questo un risultato importante della sua leadership, che sta guadagnando terreno anche nell’opinione pubblica, anche se ancora poco conosciuto tra la gente comune.
Ha notato poi che il dibattito sulla riforma è molto vivo soprattutto tra chi segue con attenzione gli equilibri istituzionali, mentre la maggior parte degli italiani non percepisce ancora quanto sia urgente o importante.
Crisi della rappresentanza: dalla Prima Repubblica a oggi
Per Scajola, la legge elettorale è una delle cause principali del distacco tra cittadini e Parlamento. Ha ricordato il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica, con il sistema Mattarellum che prevedeva 475 collegi uninominali.
Quel sistema obbligava i candidati a confrontarsi direttamente con il territorio e a conquistare il consenso delle persone. Il Parlamento era più vicino ai cittadini, con deputati scelti per merito e capacità.
Da allora, però, le leggi elettorali sono cambiate e hanno allontanato gli elettori dalla scelta diretta dei parlamentari. Il risultato? Più sfiducia e astensioni oltre il 50%, perché molti elettori non si riconoscono più nei loro rappresentanti.
Meno parlamentari, meno democrazia secondo Scajola
L’ex ministro punta il dito contro la riduzione dei parlamentari, una scelta fatta per tagliare i “costi della politica” ma che ha tolto una parte importante della rappresentanza del popolo.
Con meno deputati, perde forza il pluralismo e la capacità del Parlamento di garantire un buon governo. A questo si aggiunge una legge elettorale che rende i candidati dipendenti dai leader che compongono le liste.
Di fatto, per entrare in Parlamento un politico deve fare sempre quello che vuole il capo del partito, senza poter rivolgersi direttamente agli elettori. Scajola sottolinea come questa situazione alimenti il deficit di rappresentatività e il malcontento verso la politica.
Le sue parole sono un appello a una riforma che ridia senso al ruolo dei parlamentari e ricostruisca un legame più diretto con i cittadini. Un tema che resta al centro del dibattito politico nel 2025.