La guerra in Ucraina assume contorni sempre più preoccupanti per l’utilizzo di armi chimiche da parte della Russia. I servizi segreti olandesi hanno rivelato che dal 2022 le forze russe hanno effettuato più di 9mila attacchi con agenti chimici, facendo ricorso soprattutto a gas lacrimogeni e cloropicrina. Questi dati arrivano da fonti interne al governo ucraino e descrivono un impiego sistematico di sostanze vietate dalle norme internazionali, mettendo in discussione il rispetto della convenzione sulle armi chimiche.
L’impiego massiccio di agenti chimici da parte della russia in ucraina
Secondo i servizi segreti dei Paesi Bassi, l’uso di gas lacrimogeni e cloropicrina è diventato abituale nelle operazioni russe sul suolo ucraino. La cloropicrina è particolarmente pericolosa: negli spazi chiusi può risultare letale. Non a caso, la convenzione internazionale del 1993 ne vieta qualsiasi uso militare. I servizi olandesi sottolineano che questo metodo è un elemento fisso nelle tattiche della Russia da più di un anno.
Il rischio di un aumento dell’uso di armi chimiche
Già in passato si sapeva che Mosca usava gas lacrimogeni, ma la conferma del ricorso continuo a cloropicrina suscita allarme. Il rischio di mantenere o addirittura aumentare queste pratiche è concreto, considerato che la Russia continua a finanziare programmi militari chimici e a reclutare personale scientifico specializzato. L’aspetto che preoccupa è anche l’estensione: queste tattiche hanno provocato non solo morti dirette, ma anche vittime indirette. Infatti, l’impiego di queste sostanze obbliga spesso i soldati ucraini a uscire dai rifugi pericolando la loro sicurezza e aumentando il numero di caduti dovuto al fuoco convenzionale.
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Conseguenze umane e reazioni ufficiali dal ministero della difesa olandese
Le vittime dirette dell’utilizzo chimico russo in Ucraina sono state almeno tre, sempre secondo le autorità olandesi. Ma l’effetto si aggrava a causa della pressione psicologica e tattica che queste armi causano: i soldati costretti a esporsi finiscono per essere colpiti con armi convenzionali. L’ampliarsi di questo metodo scatena una serie di problematiche di sicurezza sul campo.
Il ministro della difesa dei Paesi Bassi, Ruben Brekelmans, ha commentato definendo questo uso sistematico “inaccettabile”. Ha sottolineato il rischio di abbassare la soglia per l’uso di armi chimiche, con potenziali conseguenze gravissime non solo per l’Ucraina ma per tutta l’Europa e oltre. La denuncia assume così un valore che va al di là del singolo conflitto, estendendosi alle implicazioni di sicurezza internazionale in caso di normalizzazione di questo tipo di violenze.
Precedenti denunce e accuse reciproche sul fronte chimico del conflitto
L’uso di armi chimiche non è una novità nel conflitto tra Russia e Ucraina: già in passato entrambe le parti si sono accusate di impiego di sostanze proibite. Tra i più significativi eventi si segnala la condanna in contumacia del generale russo Igor Kirillov, avvenuta poco prima della sua morte, per l’uso di armi chimiche contro militari di Kiev. Anche l’esercito ucraino ha denunciato più di duemila casi di avvelenamento tra i propri soldati, con tre decessi accertati legati a gas lacrimogeni e sostanze simili.
Nel 2024, il Dipartimento di Stato americano ha accusato la Russia di impiego deliberato della cloropicrina nel conflitto. Washington ha definito questi attacchi come manovre strategiche per indebolire posizioni ucraine radicate, cercando di ottenere vantaggi sul terreno mediante mezzi vietati.
Il Cremlino ha respinto ogni accusa bollandola come infondata, ma ha a sua volta denunciato gli ucraini per l’uso di proiettili chimici durante alcune incursioni al di là del confine russo. Questa escalation di accuse reciproche conferma la complessità e la pericolosità del contesto.
Caratteristiche e impieghi della cloropicrina in campo militare e civile
La cloropicrina è un composto liquido, incolore e dall’odore pungente, usato principalmente in agricoltura e alcune produzioni industriali. È altamente tossica e irrita pelle, occhi e vie respiratorie. Nel passato ha trovato impiego come arma chimica, in particolare durante la prima guerra mondiale, classificata tra i gas lacrimogeni e vescicanti.
È nota per provocare irritazioni acute, nausea e vomito. In spazi chiusi o ad alte concentrazioni può causare danni ai polmoni fino alla morte. Nonostante questi effetti, la cloropicrina aveva perso importanza a favore di gas più letali o con effetti strategici più immediati.
La convenzione internazionale del 1993 proibisce la produzione e l’uso di armi chimiche, incluse quelle composte da cloropicrina. Il ritorno del suo impiego in Ucraina rappresenta quindi una violazione di diritto internazionale e un segnale di grave deterioramento della guerra in corso.
La pericolosità per popolazione e militari
L’uso di questo gas mette a rischio non solo i militari diretti, ma anche la popolazione civile nelle aree colpite, esposta a sostanze tossiche senza tutela certa.
Impatto e prospettive della guerra chimica nel conflitto ucraino
Il crescente utilizzo di armi chimiche da parte della Russia modifica radicalmente il modo in cui la guerra viene combattuta in Ucraina. La presenza di gas come la cloropicrina impone nuove strategie di difesa e rischia di aumentare il numero di vittime, non solo dirette ma anche indirette.
Questa situazione apre scenari inquietanti, sia per i militari che per la popolazione civile nelle aree colpite, esposte a sostanze pericolose senza tutela certa. Le autorità europee seguono con attenzione questo tema, consapevoli che l’abbassamento della soglia del diritto internazionale potrebbe aggravare ulteriormente la crisi.
Le denunce delle agenzie olandesi e americane, unite alle conferme ucraine, indicano che la guerra chimica è entrata a far parte del conflitto senza segnali di ritiro. Resta da vedere se la comunità internazionale riuscirà a contrastare e fermare l’uso di armi proibite che stanno mettendo a rischio vite e stabilità dell’intera regione.