Lavoro minorile in Italia, trend 2025: cresce il numero di controlli ma le irregolarità non scompaiono

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Lavoro minorile in Italia, più controlli ma persistono le violazioni. - Gaeta.it

Armando Proietti

11 Settembre 2025

Il primo semestre del 2025 sta per offrire un quadro più chiaro sul fenomeno del lavoro minorile in Italia. Nonostante un aumento delle ispezioni e un lieve calo delle percentuali di irregolarità, il problema resta presente soprattutto in alcune aree e settori specifici. L’analisi attuale si concentra sulla distribuzione geografica e settoriale di questo fenomeno, confrontando le dinamiche tra nord e sud del Paese.

Aumento delle ispezioni e impatto sul lavoro minorile

Nel corso dei primi mesi del 2025, le attività di controllo sul lavoro minorile sono aumentate in modo significativo. Gli enti preposti e i carabinieri hanno intensificato le verifiche nei diversi ambiti lavorativi, con l’obiettivo di ridurre il numero di minori impiegati illegalmente. Questi interventi sembrano aver prodotto un effetto sulla percentuale di irregolarità, che mostra un calo rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, nonostante questa leggera diminuzione in termini percentuali, il numero assoluto di irregolarità resta rilevante. Questo provoca un dibattito sull’efficacia dei controlli e sulla capacità di contrastare veramente il fenomeno.

Le cifre attuali evidenziano che, pur crescenti, i controlli stanno facendo emergere un numero di casi che potrebbe fino ad ora essere stato sottostimato. Il trend in corso sarà meglio valutato con la pubblicazione ufficiale dei dati del primo semestre del 2025, che chiariranno se la forbice tra più controlli e meno irregolarità proseguirà o avrà una battuta d’arresto.

Il lavoro minorile nel Sud Italia e le condizioni dell’agricoltura

Le indagini dei carabinieri segnalano che la pratica del lavoro minorile è molto più diffusa nel Mezzogiorno, con una elevata concentrazione nel settore agricolo. In queste zone si accumulano le percentuali più alte di impiego irregolare di minori, in linea con i dati generali italiani sulle violazioni di questo tipo di legge.

Non si parla necessariamente di caporalato nelle forme più drammatiche, ma di una prassi che sta ancora a cavallo tra ambiti familiari e lavori informali, spesso trascurando la formazione necessaria e la sicurezza. Molti degli adolescenti coinvolti sono italiani, inseriti in dinamiche dove il lavoro continua a rappresentare un rischio per la loro salute e per il loro percorso formativo. Questa situazione rappresenta una criticità per il mercato del lavoro e la tutela dei diritti dei minori, soprattutto nelle campagne meridionali dove è più semplice trovare manodopera minorile fuori da ogni regolamentazione.

Il fenomeno del lavoro minorile nel nord e il settore della moda

Al contrario del sud, al Nord le percentuali di lavoro minorile restano inferiori, oscillando tra il 5% e il 10%. Qui il fenomeno interessa prevalentemente il settore della moda, con la presenza di giovani principalmente di origine cinese, spesso nati o cresciuti in Italia. L’impiego riguarda soprattutto gli opifici e quelle realtà contoterziste collegate ai grandi marchi italiani.

Questi adolescenti sono spinti da logiche familiari a inserire precocemente i giovani nel lavoro, senza tutele o formazione necessaria. Gli italiani in questo ambito sono rari, confermando la diversa composizione delle fasce più vulnerabili da Nord a Sud. La natura del lavoro, spesso in laboratori piccoli e poco regolamentati, rende difficile il controllo completo e lascia spazio a forme di sfruttamento minorile, anche se in percentuali inferiori rispetto al sud.

Le dinamiche che emergono dal nord mostrano una forma di sfruttamento più legata a certe comunità e a particolari settori, che richiedono una vigilanza specifica per evitare che ancora ragazzini si trovino in situazioni lavorative potenzialmente dannose. I dati 2025, in arrivo, potranno far luce sul progresso o sui limiti raggiunti nella lotta a questo problema tra le diverse aree geografiche.