Revocati gli arresti domiciliari per Scandurra: dubbi sul patto corruttivo nell’inchiesta urbanistica milanese

Revocati Gli Arresti Domicilia

Scandurra libero, emergono sospetti su patto corruttivo nell’inchiesta milanese. - Gaeta.it

Donatella Ercolano

16 Settembre 2025

La vicenda giudiziaria che coinvolge Alessandro Scandurra, membro della commissione paesaggio nel capoluogo lombardo, ha subito una svolta importante con la decisione del Tribunale del Riesame di Milano. A poche settimane dalla misura restrittiva disposta a luglio, la revoca degli arresti domiciliari si basa su valutazioni critiche riguardo alle accuse di corruzione. L’indagine della Procura di Milano, che indaga su presunti intrecci tra incarichi professionali e funzioni pubbliche nel settore urbanistico, appare quindi ancora priva di elementi probatori sufficienti per confermare l’esistenza di un patto corruttivo.

Il tribunale del riesame contesta le basi delle accuse a scandurra

La decisione del Tribunale del Riesame evidenzia l’assenza di prove concrete sul cosiddetto “patto corruttivo” contestato a Scandurra. Pur riconoscendo la presenza di incarichi professionali affidati a lui, i giudici osservano che non risulta chiarito se tali incarichi derivino dalla sua funzione pubblica o dalla sua attività da libero professionista. Nel testo delle motivazioni, si sottolinea che la qualificazione di questi incarichi come frutto di una corruzione richiederebbe prove più solide.

Il Tribunale sottolinea la differenza tra l’affidamento di un incarico professionale a titolo privato e quello conseguente a un abuso di potere. Nel caso specifico, la distinzione giuridica emerge come cruciale: senza la dimostrazione di un accordo corruttivo, la semplice coincidenza tra incarichi e ruolo pubblico non basta a giustificare le misure restrittive. L’assenza di riscontri convincenti rende quindi nebuloso il quadro accusatorio.

Il gip e la presunta semplificazione nell’interpretazione del conflitto di interessi

Il Tribunale del Riesame critica in modo netto l’impostazione del GIP che aveva disposto gli arresti. Nel provvedimento viene mossa una contestazione circa la presunta eccessiva semplificazione, secondo cui basterebbe comprovare un pagamento collegato a una funzione pubblica esercitata per stabilire che esista un patto corruttivo. Questa linea interpretativa, definita “svilente”, rischia di ribaltare principi fondamentali del diritto penale.

Il rischio evidenziato riguarda la possibilità che si ponga in essere una presunzione aprioristica di colpevolezza solo sulla base dell’esistenza di un potenziale conflitto d’interessi e di un pagamento. Il Tribunale rileva che “non tutto ciò che appare un conflitto si traduce automaticamente in una corruzione.” Questa valutazione ha spinto i giudici a rigettare le premesse del GIP e a restituire la libertà a Scandurra, almeno in attesa che gli accertamenti proseguano.

Il quadro indiziario e il ruolo delle indagini della procura di Milano

Secondo la sentenza del Riesame, le indagini condotte dalla Procura di Milano si presentano come disordinate e cariche di incertezze sotto il profilo probatorio. Il Tribunale parla apertamente di “quadro fattuale confuso” che non permette di sostenere la tesi accusatoria in maniera compatta. La carenza di indizi congegnati in modo coerente si traduce nella mancata configurazione di gravi elementi di colpevolezza per Scandurra.

Nel contesto di un’indagine delicata sull’urbanistica, tema spesso soggetto a pratiche opache, risultano necessari approfondimenti più rigorosi per chiarire le dinamiche che hanno portato agli incarichi contestati. La decisione del Riesame si impone quindi come un freno a una fase cautelare che non aveva ancora trovato riscontri decisivi. Rimane aperto il percorso d’inchiesta, ma con diversa ponderazione sul ruolo del membro della commissione paesaggio.

In questo stadio della vicenda, il Tribunale ribadisce il principio della presunzione d’innocenza e il bisogno di elementi più precisi per giustificare restrizioni della libertà personale. La revoca degli arresti domiciliari rappresenta una tappa importante nella gestione di questa vicenda, che proseguirà con ulteriori verifiche da parte della magistratura milanese.