Reati ambientali in crescita in Italia, il bilancio dopo la legge 68/2015 e le nuove sfide normative nel 2025

Reati ambientali in crescita in Italia, il bilancio dopo la legge 68/2015 e le nuove sfide normative nel 2025

In Italia i reati ambientali sono aumentati del 15,6% nel 2023 nonostante la legge 68/2015 sugli ecoreati; servono aggiornamenti normativi, tecnologie di controllo e politiche di prevenzione integrate.
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L'articolo analizza l’aumento dei reati ambientali in Italia, evidenziando l’impatto della legge 68/2015 sugli ecoreati, le criticità normative attuali e la necessità di un approccio integrato tra legislazione, tecnologia e politiche di prevenzione. - Gaeta.it

Negli ultimi anni il tema dei reati ambientali in Italia ha assunto un peso rilevante, sia sul piano giudiziario sia sul fronte delle politiche di tutela. L’entrata in vigore della legge 68/2015, conosciuta anche come legge sugli ecoreati, ha segnato un punto di svolta per l’inserimento di specifiche fattispecie penalmente rilevanti in materia ambientale. Questo provvedimento ha contribuito a far emergere numeri significativi e a orientare l’azione di contrasto verso un fenomeno che, nel 2023, ha fatto registrare un aumento dei crimini del 15,6% rispetto all’anno precedente. Le dinamiche di questo settore coinvolgono territori particolarmente a rischio e richiedono ulteriori adeguamenti normativi e misure di controllo. Vediamo nel dettaglio la situazione attuale e le sfide poste dal quadro legislativo e operativo.

Effetti della legge 68/2015 e diffusione dei reati ambientali sul territorio nazionale

La legge 68/2015 ha introdotto nel codice penale italiano una serie di nuove fattispecie di reato legate al danno ambientale, come l’inquinamento, il traffico illecito di rifiuti e altre violazioni connesse. Dal suo ingresso in vigore sono stati denunciati migliaia di illeciti, che hanno fatto emergere un fenomeno strutturale e radicato in varie aree del paese. In particolare, alcune regioni dove hanno sede organizzazioni criminali attive nel settore, le cosiddette ecomafie, risultano maggiormente colpite. Campania, Sicilia, Puglia e Calabria si distinguono per un numero elevate di casi accertati. Questi gruppi criminali mettono in commercio rifiuti pericolosi o abusano delle risorse naturali compromettendo l’ambiente e la salute delle popolazioni locali. L’applicazione della legge è quindi fondamentale per contenere azioni che danneggiano il territorio e aggravano problemi sociali e sanitari.

Aumento dei casi segnalati nel 2023 e impatto economico e sociale

Nel corso del 2023 si è registrato un aumento rilevante dei reati ambientali, con oltre 35mila episodi segnalati. Questo incremento del 15,6% rispetto all’anno precedente dimostra una recrudescenza del fenomeno e accende un campanello d’allarme per le autorità di controllo e prevenzione. L’attività di sequestro condotta durante l’anno ha messo in luce la dimensione economica dietro a questi crimini, che coinvolge attività illegali nelle filiere del rifiuto, dell’edilizia abusiva e dell’agroalimentare contraffatto. L’impatto sociale si misura nella qualità della vita delle comunità locali, colpite dall’inquinamento e dai rischi derivanti dalla contaminazione dei terreni e delle acque. Questa situazione richiama attenzione su un problema che non resta confinato nell’ambito ambientale, ma si riflette su salute pubblica e sicurezza.

Lacune legislative e proposte per ampliare la tutela ambientale in Italia

Nonostante i passi avanti della legge 68/2015, il quadro normativo italiano presenta ancora lacune importanti. Per esempio, l’iter per recepire la nuova direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente non è stato ancora intrapreso, anche se l’Europa ha fissato a maggio 2026 la scadenza per farlo. L’assenza di questo aggiornamento limita la capacità di intervento rispetto a nuove tipologie di reato e strumenti di contrasto. Nel frattempo sono state avanzate proposte per ampliare la definizione di crimini ambientali, includendo reati contro l’agromafia, pratiche di agropirateria, tutela degli animali, abusivismo edilizio e bonifica dei siti contaminati. Questi miglioramenti sono considerati necessari per coprire i vuoti della normativa e rispondere in modo più efficace alle molteplici forme di danno ambientale che si manifestano in Italia.

Necessità di un approccio integrato tra legge, tecnologia e politiche di prevenzione

I numeri attuali indicano uno scenario preoccupante, che richiede un intervento coordinato su più fronti. Aggiornare il sistema legislativo è fondamentale ma non sufficiente. Occorre combinare l’azione delle forze dell’ordine e degli enti di controllo con l’adozione di tecnologie capaci di monitorare meglio i territori e individuare per tempo irregolarità o abusi. Le politiche di prevenzione devono coinvolgere anche la comunità locale, stimolando forme di partecipazione e sensibilizzazione. L’intervento va pensato anche a livello internazionale, visto che molti fenomeni ambientali oltrepassano i confini nazionali. La tutela ambientale resta una sfida aperta, con forti ripercussioni sulla qualità della vita e sull’economia locale.

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