La gestione del dolore all’anca rappresenta una sfida quotidiana per molti italiani. L’aumento degli interventi di protesi all’anca negli ultimi anni ha acceso il dibattito su quando sia necessario operarsi davvero. Gli esperti della Società italiana di ortopedia e traumatologia hanno fornito indicazioni precise sulle caratteristiche del dolore all’anca e su come riconoscere il momento per passare all’intervento chirurgico.
Cosa si intende per anca dolorosa e quali sono i sintomi principali
Il termine “anca dolorosa” indica un quadro clinico che può derivare da varie cause. Nel dettaglio, il dolore può originare direttamente dall’articolazione dell’anca oppure dai tessuti circostanti, come muscoli, tendini o borse sierose. Questi ultimi casi spesso hanno un decorso meno grave e rispondono a trattamenti medici e riabilitativi specifici, sempre sotto la guida di specialisti.
Patologie progressive e cause esterne
Le patologie che coinvolgono l’articolazione dell’anca sono invece progressive. Nel tempo, l’usura della cartilagine e di altre strutture può portare a forme di artrosi. Alcune cause sono congenite, come malformazioni che alterano la conformazione dell’anca e favoriscono il danno articolare. Altre dipendono da fattori esterni: sovrappeso, attività sportive intense o lavori pesanti aumentano il carico sull’articolazione e accelerano il processo degenerativo.
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Tra le cause meno conosciute ci sono malattie infiammatorie, come la psoriasi, che talvolta coinvolgono anche le articolazioni, e problemi vascolari che alterano la nutrizione della zona. L’artrosi vera e propria si manifesta principalmente in età adulta con dolore e limitazione del movimento. In alcuni casi, i primi segnali arrivano già in giovane età se sono presenti deformità o traumi precoci, come nella pubalgia degli sportivi giovani.
Quando si riscontra un difetto strutturale dell’anca, è possibile intervenire chirurgicamente per correggerlo prima che si aggravino i danni alla cartilagine. Questi interventi variano per complessità e invasività ma hanno l’obiettivo di ritardare la comparsa dell’artrosi e la necessità di una protesi d’anca. Tecniche artroscopiche mini-invasive hanno aperto nuove possibilità, soprattutto nei giovani, anche se in casi più severi si ricorre a osteotomie, cioè fratture programmante di femore e bacino, per riallineare le ossa.
Protesi all’anca: numeri, cause dell’aumento e considerazioni sulla chirurgia
In Italia la protesizzazione dell’anca ha superato i 100mila interventi all’anno da tempo. Questo incremento deriva da due motivi principali: l’allungamento della vita media e il maggior numero di persone che rifiutano di convivere con un’artrosi invalidante. Le aspettative di recupero rapido e il miglioramento della qualità di vita spingono molti a chiedere l’operazione.
Pietro Simone Randelli, presidente Siot, sottolinea però che l’informazione è fondamentale. Il paziente deve conoscere le reali dimensioni dell’intervento e le sue possibili complicazioni – anche se rare – per evitare illusioni generate da fonti non affidabili. La protesi all’anca resta uno degli interventi più riusciti: già nel 2007 la rivista Lancet l’aveva definita “intervento del secolo” per il rapporto favorevole tra rischi e benefici.
I progressi in anestesia e tecnica chirurgica hanno limitato le complicanze e velocizzato i recuperi, ma si parla comunque di un’operazione importante. Il termine mini-invasivo si riferisce soprattutto al minor danno ai tessuti circostanti e ai tempi di recupero, non a un intervento semplice.
Importanza delle informazioni
“Il paziente deve conoscere le reali dimensioni dell’intervento e le sue possibili complicazioni – anche se rare – per evitare illusioni generate da fonti non affidabili”, afferma pietro simone randelli.
Quando il paziente deve scegliere l’intervento: i parametri e le nuove tecnologie
L’intervento di protesi all’anca va deciso in base alla qualità della vita del paziente. Se il dolore o la limitazione delle attività quotidiane diventano insopportabili, allora si valuta l’operazione. Non si tratta di una misura preventiva: chi mantiene una buona autonomia può aspettare senza peggiorare il risultato finale.
Oggi la chirurgia protesica è eseguita a qualsiasi età, grazie alla maggiore durata degli impianti. Dai primi anni del millennio sono stati fatti passi avanti nei materiali e nelle tecniche. Questo ha consentito di abbreviare la riabilitazione e di estendere la vita della protesi stessa.
Negli ultimi tempi sono entrate in campo nuove tecnologie come la navigazione computerizzata, la robotica e la realtà aumentata. Questi strumenti si stanno ancora affermando, e per ora non hanno modificato sensibilmente il già alto tasso di successo della chirurgia all’anca. Secondo gli specialisti, alcune di queste innovazioni potrebbero diventare standard in futuro, magari aumentando la soddisfazione dei pazienti e migliorando la precisione degli interventi.
Il quadro rimane comunque quello di una procedura consolidata, con un rapporto rischi-benefici chiaro e favorevole, che continua a segnare un punto di riferimento nella cura dei problemi articolari dell’anca.