Proposta per creare la società consortile sette pani a sostegno delle strutture sanitarie della chiesa

Proposta Per Creare La Societc3A0

La Chiesa propone la società consortile "sette pani" per unire e rafforzare le sue strutture sanitarie, preservandone la missione evangelica e garantendo sostenibilità e collaborazione in un contesto di sfide economiche e sociali. - Gaeta.it

Sofia Greco

24 Giugno 2025

La chiesa vuole rafforzare la rete delle sue strutture sanitarie, spesso messe a rischio da privatizzazioni e speculazioni. Per questo è stata presentata la proposta di costituire la società consortile “sette pani”. L’iniziativa punta a unire le strutture assistenziali ecclesiastiche in un unico sistema, che difenda il patrimonio evangelico e favorisca un’organizzazione più stabile e sostenibile. L’incontro si è svolto il 24 giugno nella sala Pio XI a Palazzo San Calisto, con l’intervento del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin.

La missione della chiesa e le sfide delle strutture sanitarie

La chiesa da sempre svolge un ruolo importante nell’assistenza ai malati, ma oggi molte delle sue strutture soffrono per questioni legate alla gestione economica e alla crescente privatizzazione. La trasformazione di queste realtà in entità più commerciali ha suscitato preoccupazione tra i vertici ecclesiastici. Il cardinale Parolin ha sottolineato che spesso le soluzioni alle difficoltà di queste istituzioni si limitano alla loro alienazione, un meccanismo che ha assunto proporzioni preoccupanti. In questo modo si perde un patrimonio di carità e servizio umano costruito lungo secoli da consacrati e laici.

Questa caduta di vocazione sociale rischia di snaturare la natura stessa delle strutture sanitarie cattoliche, che devono rimanere fedeli alla loro radice evangelica. Parolin ha evidenziato come la vera cura non sia solo quella fisica, ma anche uno stile di attenzione fondato sulla testimonianza della misericordia. Nel ripensamento necessario, la chiesa vuole affrontare il delicato equilibrio tra i valori spirituali e le necessità concrete di gestione e sostenibilità economica.

I nuovi contesti socio-sanitari e il ruolo dei laici

Il mondo sanitario ha subito mutamenti profondi, che influenzano anche le infrastrutture ecclesiastiche. L’invecchiamento della popolazione e la presenza di nuove povertà legate alla salute hanno reso più complessa la funzione assistenziale. Allo stesso tempo, la diminuzione delle vocazioni religiose ha spostato molte responsabilità verso il personale laico, che oggi gestisce la maggior parte delle strutture sanitarie cattoliche. Questo passaggio ha richiesto un adeguamento sia nelle competenze che nella cura delle criticità tipiche di un sistema sanitario sempre più burocratico e aziendalizzato.

Il cardinale ha citato sfide come la crescente regionalizzazione delle politiche sanitarie, il peso della burocrazia e la riduzione dell’attenzione alle singole persone malate. Le strutture della chiesa devono confrontarsi con le regole statali, senza perdere la loro voce specifica e i valori che le contraddistinguono. Lo sforzo di fare sistema nasce anche da questa esigenza di coniugare regole di mercato e servizio che tenga conto della dignità umana.

Dati e caratteristiche delle strutture assistenziali cattoliche in italia

Secondo i numeri della Pontificia Commissione in collaborazione con il Cerismas dell’università cattolica di Milano, in Italia sono oltre 350 le strutture sanitarie riconducibili alla chiesa. Due terzi di queste operano soprattutto in attività riabilitative e servizi sociosanitari, distribuiti prevalentemente in regioni come Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio e Puglia. Questi centri spesso sono di dimensioni medio-piccole e faticano a mantenere un equilibrio economico stabile a causa di problemi gestionali.

Il restante terzo è costituito da istituti di ricovero e cura con più di 10.000 posti letto, che rappresentano poco più del 5% dell’attività sanitaria nazionale. Il personale impiegato supera le 29.000 unità, arrivando oltre 50.000 contando le strutture riabilitative. Questi numeri mostrano una realtà ancora importante nel contesto sanitario italiano, ma caratterizzata da fragilità che derivano da scelte non sempre coerenti con la sostenibilità di lungo termine.

La necessità di un sistema unificato e il progetto sette pani

Parolin ha illustrato la volontà di far emergere linee guida per rendere più efficiente la presenza sanitaria della chiesa, aiutando le varie realtà a collaborare senza perdere la loro autonomia. La società consortile sette pani vuole essere lo strumento per questa unificazione, superando individualismi e diffidenze che rischiano di indebolire la rete ecclesiastica di assistenza.

Il progetto punta a costruire un unico corpo capace di fronteggiare anche la concorrenza di gruppi sanitari privati più strutturati. Don Marco Belladelli, coordinatore della commissione, ha spiegato che la società consortile coinvolgerà strutture da tutta Italia, da Bolzano fino alla Sicilia. L’obiettivo è creare una rete di collaborazione, condivisione di risorse e un reciproco sostegno.

L’attività sanitaria come testimonianza di fede e annuncio

Nel suo discorso, il cardinale Parolin ha ricordato parole di papa Leone XIII sull’impegno di chi nella chiesa esercita un ruolo di autorità. L’azione sanitaria non è solo cura del corpo, ma un modo per testimoniare la presenza di Cristo, evidenziandone misericordia e salvezza. La continua attenzione alle opere assistenziali conferma un ministero che deve restare ancorato a questa dimensione spirituale.

La società consortile sette pani si propone quindi non solo come una risposta organizzativa, ma come una riaffermazione della missione evangelica della chiesa nel mondo della salute. L’esperienza italiana potrebbe estendersi in futuro a livello internazionale, rivolgendosi a contesti più poveri e marginalizzati, mantenendo l’attenzione alla dignità e ai valori che ispirano l’azione ecclesiastica.

Tavoli di lavoro e sviluppo della società consortile

Durante l’evento alla sala Pio XI, i partecipanti hanno preso parte a tavoli di lavoro per definire meglio la natura e le funzioni della società consortile. Questo organismo nasce come spazio di complicità e condivisione, dove mettere in comune progetti, risorse e difficoltà. Il modello prevede anche forme di mutuo soccorso tra le strutture, un modo per rafforzarsi davanti alle sfide del sistema sanitario e del mercato.

Questa collaborazione non è pensata come una semplice aggregazione, ma come una crescita comune, che valorizzi le differenze e raccordi gli sforzi di gruppi spesso isolati. La società consortile sette pani potrebbe quindi rappresentare un passo concreto per garantire alle opere sanitarie ecclesiastiche una presenza più stabile e coerente, all’insegna della solidarietà ecclesiale e dell’attenzione alla persona.