Prolungare la conservazione di frutta e verdura sfruttando molecole naturali per ridurre sprechi e consumi

Prolungare la conservazione di frutta e verdura sfruttando molecole naturali per ridurre sprechi e consumi

Il progetto Fruitprint, guidato da Enea e partner europei, studia molecole naturali come carotenoidi e apocarotenoidi per conservare frutta e verdura più a lungo riducendo sprechi, consumi energetici e impatto ambientale.
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Il progetto europeo Fruitprint studia molecole naturali da frutta e verdura per rallentare la maturazione, ridurre gli sprechi alimentari e l’impatto ambientale, migliorando la conservazione senza aumentare i consumi energetici. - Gaeta.it

L’attenzione oggi è concentrata su come conservare frutta e verdura più a lungo, senza aumentare i consumi energetici e l’impatto ambientale della filiera agroalimentare. Nel 2025 un progetto europeo sta studiando soluzioni naturali per rallentare la maturazione dei prodotti freschi, puntando a ridurre sprechi e migliorare la disponibilità di cibo, grazie a molecole presenti in ortaggi come carote, pomodori e peperoni.

Il progetto fruitprint e la collaborazione tra paesi europei

Fruitprint è un’iniziativa finanziata dal programma Horizon Europe che riunisce dodici partner di sette nazioni, tra cui realtà italiane come Enea, la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’azienda bolzanina Isolcell. L’obiettivo è affrontare la sfida di garantire cibo sufficiente per tutti, limitando gli scarti alimentari e riducendo l’impronta ecologica della catena di produzione e distribuzione.

Il ruolo di gianfranco diretto nel progetto

Gianfranco Diretto, a capo del Laboratorio Biotecnologie Green di Enea e referente per il progetto, sottolinea il ruolo cruciale della conservazione dopo la raccolta. Fruitprint punta a individuare molecole bioattive naturali con proprietà antiossidanti che aiutino a rallentare la maturazione di prodotti di uso comune come pomodori e mele. Le ricerche si avvalgono di tecniche all’avanguardia per esplorare in dettaglio queste sostanze e valutarne l’efficacia nel limitare il deterioramento.

Carotenoidi e apocarotenoidi, molecole chiave per la conservazione naturale

Tra le sostanze più promettenti ci sono i carotenoidi, pigmenti che nelle piante svolgono il ruolo di proteggere dai raggi solari intensi e di supportare la fotosintesi. Alcuni carotenoidi, tipo il betacarotene, costituiscono una fonte di vitamina A quando trasformati nell’organismo umano. Questi composti naturali hanno quindi un duplice valore nutrizionale e funzionale.

L’importanza degli apocarotenoidi

Allo stesso modo, gli apocarotenoidi, che derivano dai carotenoidi, sono fondamentali nella difesa della pianta e nella formazione degli aromi e profumi. Un esempio noto è lo zafferano, che deve gran parte del suo aroma proprio a queste molecole. Lo studio approfondito di apocarotenoidi potrebbe aprire la strada a metodi di conservazione capaci di mantenere intatte fragranza e sapore degli ortaggi, senza ricorrere a sostanze chimiche sintetiche.

Metodi tradizionali di conservazione e limiti ambientali

Attualmente, per allungare la durata dei prodotti freschi si fa largo uso di atmosfere controllate: si regolano temperatura e composizione dell’aria per rallentare l’attività metabolica dei tessuti vegetali. Questa tecnica riduce l’ossigeno disponibile e abbassa la temperatura, anch’essa un fattore chiave nella maturazione. Nonostante l’efficacia, questo metodo comporta consumi energetici elevati e un impatto significativo sull’emissione di CO2.

Un altro sistema diffuso utilizza composti chimici che interferiscono con l’azione dell’etilene, l’ormone vegetale che accelera la maturazione e l’invecchiamento dei prodotti. Questa soluzione riduce rapidamente il degrado ma può influenzare in modo negativo l’aspetto, il gusto e la consistenza degli alimenti, alterandone le caratteristiche organolettiche. Perciò non è sempre apprezzata dai produttori e consumatori.

Prospettive per una conservazione sostenibile con molecole bioattive naturali

Fruitprint punta a sostituire o integrare i metodi tradizionali con l’uso di molecole bioattive naturali, in grado di ritardare la maturazione senza alterare i sapori o aumentare i consumi di energia. La ricerca cerca composti che possano rallentare i processi di deterioramento mantenendo intatte le qualità fresche di frutta e verdura.

Se queste soluzioni si confermeranno efficaci, la catena agroalimentare potrebbe ridurre gli sprechi e l’impatto ambientale, garantendo cibo più sano e disponibile più a lungo. In effetti, gli studi in corso mirano a una migliore gestione post-raccolta che si fondi su elementi naturali già presenti nelle piante, evitando sostanze di sintesi o procedure eccessive. I primi risultati verranno testati su prodotti come mele e pomodori, tra gli alimenti più consumati e deperibili.

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