Professore di Grosseto sospeso per uso di termini offensivi: tribunale annulla la sanzione

Professore Di Grosseto Sospeso

Professore grossetano riabilitato dopo sospensione per linguaggio offensivo. - Gaeta.it

Sofia Greco

3 Settembre 2025

Un insegnante di un liceo scientifico di Grosseto è stato sospeso per due giorni dopo che uno studente ha segnalato l’uso in classe di parole ritenute offensive e discriminanti, tra cui “ebreo”, “handicappato”, “nero”, “omosessuale” e “privo di figura paterna”. Il tribunale del lavoro locale ha però ricostruito una situazione più complessa, evidenziando che le espressioni erano inserite in un discorso didattico e che la segnalazione nasceva da un malinteso legato al rigore del docente. Il caso ha inoltre messo in luce le difficoltà che molte classi italiane affrontano dopo le interruzioni causate dalla pandemia.

La sospensione e le accuse di linguaggio discriminatorio

In autunno, a Grosseto, il professore è stato sospeso in seguito alla denuncia di uno studente riguardo all’uso di termini considerati offensivi. L’amministrazione scolastica ha adottato il provvedimento senza approfondire il contesto, basandosi esclusivamente sulla segnalazione. Successivamente è stato avviato un procedimento legale per chiarire se il comportamento del docente fosse effettivamente discriminatorio o frutto di un’errata interpretazione legata all’ambito didattico. È emerso come la critica fosse più legata alla percezione degli studenti che ai contenuti effettivi delle parole pronunciate.

Il contesto post-pandemico e la dinamica di classe

Il tribunale ha evidenziato che la classe coinvolta presentava difficoltà significative, dovute alle lacune accumulate durante la didattica a distanza, che hanno influito sul rendimento e sul comportamento degli studenti. Questi problemi hanno reso complessa la gestione disciplinare, soprattutto per un docente che ha mantenuto un approccio rigoroso, richiedendo puntualità, preparazione e rispetto delle regole. Tale atteggiamento è stato percepito come eccessivamente severo da una parte della classe, che si è coalizzata contro l’insegnante.

La sentenza sottolinea come, in un contesto di difficoltà post-pandemiche e di recupero degli apprendimenti, la fermezza di alcuni docenti possa essere fraintesa, generando tensioni. La vicenda riflette una problematica diffusa nelle scuole italiane, dove il ritorno in presenza ha portato alla luce nuove sfide legate alla gestione dei comportamenti e al recupero educativo.

La sentenza e le conferme sulla funzione educativa delle parole

Nel corso del processo, lo studente che aveva presentato la denuncia ha ammesso che le frasi contestate erano state utilizzate dal docente come esempi durante una spiegazione con finalità didattiche, per sottolineare che ogni persona è uguale al di là delle differenze. Questo ha escluso l’intenzione offensiva o discriminatoria.

I colleghi del professore hanno confermato la sua correttezza e il rispetto verso gli studenti, ricordando anche un episodio in cui si era schierato a difesa di un ragazzo vittima di bullismo con insulti razzisti. Il giudice ha riconosciuto che la sospensione era ingiustificata, annullandola e ordinando alla scuola di coprire le spese legali, pari a circa 5 mila euro.

Riflessioni sulla gestione delle accuse disciplinari nelle scuole

Il caso evidenzia le difficoltà nel valutare il linguaggio e l’atteggiamento degli insegnanti all’interno delle scuole. La decisione disciplinare è stata presa sulla base di una segnalazione senza un’adeguata verifica del contesto. La sentenza richiama l’importanza di considerare il contesto in cui vengono usate certe espressioni, soprattutto quando si tratta di termini impiegati con finalità didattiche.

Il procedimento sottolinea la necessità di bilanciare la tutela degli studenti con l’autonomia di insegnamento. La vicenda solleva questioni che scuole e tribunali si trovano ad affrontare sempre più spesso, richiedendo maggiore attenzione nella gestione di episodi delicati legati al linguaggio e al rapporto tra insegnanti e studenti.