Presentato il primo rapporto sulla trasformazione tecnologica della filiera agroalimentare in Italia

Presentato il primo rapporto sulla trasformazione tecnologica della filiera agroalimentare in Italia

La filiera agroalimentare italiana contribuisce al 30% del PIL ma registra un calo del 28% negli investimenti in startup Agri&FoodTech nel 2024; istituzioni e imprese chiedono più fondi e innovazione.
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Il 1° Rapporto sulla trasformazione tecnologica della filiera agroalimentare italiana evidenzia il calo degli investimenti nelle startup agri&foodtech, sottolineando la necessità di aumentare il sostegno finanziario e innovativo per mantenere la competitività del settore a livello europeo. - Gaeta.it

La filiera agroalimentare italiana continua a rappresentare una parte importante dell’economia nazionale, contribuendo per quasi il 30% al PIL. Tuttavia, il potenziale legato all’innovazione tecnologica promossa dalle startup resta largamente inesplorato. Il “1° Rapporto sulla Trasformazione Tecnologica della Filiera Agroalimentare. Il Contributo della Startup Economy”, presentato al Senato a maggio 2025, getta luce su questo fenomeno evidenziando le sfide e le opportunità del settore, con dati aggiornati e testimonianze dei principali interlocutori istituzionali e imprenditoriali. Il documento nasce da un progetto promosso da Federalimentare con il supporto di Confagricoltura e la ricerca del Centro Luiss-X.ITE.

Investimenti in startup agri&foodtech: l’italia alle prese con un trend in calo

Le cifre sugli investimenti nelle startup Agri&FoodTech in Italia mostrano un calo significativo. Nel 2024 sono stati destinati poco più di 100 milioni di euro, con un decremento del 28% rispetto al 2023 e addirittura del 36% rispetto al 2022. Questa diminuzione, in parte legata alla fase post emergenza Covid che aveva stimolato maggiori investimenti nel commercio e nei servizi legati al cibo, mette in evidenza la necessità di invertire la tendenza. La situazione italiana appare preoccupante rispetto a quella di altri Paesi europei, soprattutto se si considera che le startup in questo ambito sono cruciali per innovare i processi produttivi e sostenere la competitività della filiera, dalle piccole aziende fino alle grandi imprese già attive sui mercati globali.

L’ecosistema italiano dimostra vivacità, con circa 550 startup mappate nel settore e 280 coinvolte in almeno un round di investimento, perlopiù nelle fasi iniziali di sviluppo. Le risorse economiche e l’interesse degli investitori devono crescere per affinare le applicazioni tecnologiche capaci di impattare sulla de-carbonizzazione, l’uso efficiente di risorse naturali, la produzione di materiali sostenibili, la salute pubblica e la giustizia sociale.

Il confronto con altri paesi europei evidenzia un divario significativo

Un’analisi comparativa con i maggiori Paesi europei rivela un gap netto tra l’Italia e il Regno Unito, la Germania, la Francia e la Spagna in termini di investimenti nelle startup agri&foodtech. Questi Paesi investono cifre superiori sia in termini assoluti sia rapportate all’incidenza dell’agroalimentare sul loro PIL. A titolo di esempio, per allinearsi alla media europea, l’Italia dovrebbe destinare oltre 500 milioni di euro annui a questo tipo di startup. Questo significa quintuplicare quanto investito nel 2024.

Non si tratta solo di problemi economici ma anche industriali e culturali. L’Italia ha un ecosistema efficiente che però stenta a trovare i flussi finanziari adeguati. I protagonisti del settore chiamano a un impegno corale per attirare investitori professionali, fondi corporate e capitali privati capaci di alimentare questa crescita. Molte innovazioni in campo agroalimentare sono orientate a ridurre le emissioni, migliorare l’uso di acqua e suolo, mettere in pratica modelli circolari per la produzione e promuovere prodotti più salutari.

Voci istituzionali e industriali sulle prospettive del comparto agroalimentare e startup

Durante la presentazione del rapporto al Senato, diversi esponenti istituzionali hanno sottolineato elementi chiave emersi dallo studio.

Andrea Paganella, segretario di presidenza del Senato, ha rimarcato la necessità di trasformare questo documento in un avvio di dialogo istituzionale per cogliere le opportunità del settore e guidarne l’innovazione.

Luigi D’Eramo, sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura, ha posto l’accento sul ruolo delle startup come indicatori di vitalità economica e sul sostegno che il governo intende garantire all’agricoltura 5.0, puntando a sostenibilità, trasparenza e aumento della produzione per mantenere competitiva la filiera agroalimentare italiana, in particolare sul fronte dell’export.

Mirco Carloni, presidente della commissione agricoltura della Camera, ha evidenziato che la spinta all’innovazione è legata al rinnovamento generazionale. I giovani imprenditori portano nuove competenze, fondamentali per il cambiamento tecnologico del settore. Ha ricordato l’importanza di agevolazioni fiscali e fondi dedicati per sostenere macchinari e startup in agricoltura.

Paolo Mascarino, presidente Federalimentare, ha descritto il rapporto come un punto di partenza fondamentale per individuare e mettere in rete le startup più promettenti. Ha anticipato l’impegno verso una partnership europea per accedere ai fondi Horizon Europe, con l’obiettivo di rafforzare la posizione internazionale delle aziende italiane.

Massimiliano Giansanti di Confagricoltura ha richiamato l’attenzione sulle dinamiche dei consumi e sull’importanza della sicurezza alimentare. Ha sottolineato che gli imprenditori più aperti all’innovazione saranno in grado di rispondere meglio alle sfide di un mercato in evoluzione.

Livio Proietti, presidente Ismea, ha indicato l’innovazione come elemento chiave per affrontare cambiamenti climatici, spopolamento delle aree rurali e il ricambio generazionale. Ha proposto incentivi per la creazione di incubatori e potenziamento delle collaborazioni pubblico-private.

Il punto di vista accademico

Michele Costabile, professore alla Luiss e direttore del Centro Luiss-X.ITE, ha definito il rapporto come un primo passo verso l’azione concreta. Ha sottolineato il ritardo italiano rispetto alla trasformazione digitale del settore agroalimentare e ha auspicato un aumento importante degli investimenti, la creazione di tecnopoli specializzati e incentivi per i capitali privati. Ha indicato la partnership con l’ecosistema delle startup come leva fondamentale per rilanciare il comparto.

Questi interventi mettono in evidenza una forte volontà istituzionale e industriale di superare le criticità attuali. La trasformazione tecnologica dell’agroalimentare italiano passa da una maggiore attenzione agli investimenti e dall’adozione di nuove tecnologie, con l’obiettivo di salvaguardare la posizione del Made in Italy nel mondo.

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