A quattro anni dall’incidente mortale di Zena di Carpaneto, in provincia di Piacenza, l’uomo condannato per duplice omicidio stradale ha riavuto la patente. Era stato condannato a cinque anni e sette mesi e la prefettura gli aveva revocato il documento dopo la sentenza della Corte d’Appello di Bologna. Ora, però, il giudice di pace di Piacenza ha annullato quella revoca, permettendogli di tornare a guidare.
La tragedia di Zena Di Carpaneto
Era il 30 settembre 2021 quando Daniele Zanrei, 30 anni, e la sua fidanzata Sonia Tosi, 26, persero la vita in un incidente a Zena di Carpaneto, un piccolo comune vicino a Piacenza. Furono travolti da un’auto il cui conducente, come poi emerso, guidava in modo pericoloso e causò la loro morte immediata o poco dopo. La notizia scosse profondamente la comunità locale, colpita dalla giovane età delle vittime e dalle circostanze drammatiche.
Le indagini fecero presto chiarezza sulle responsabilità e portarono a un processo che si concluse con la condanna a cinque anni e sette mesi per l’uomo alla guida. Il reato riconosciuto fu il duplice omicidio stradale, una fattispecie introdotta da pochi anni per punire chi, con guida sotto effetto di sostanze o eccessiva imprudenza, provoca la morte.
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La condanna e la revoca della patente
La Corte d’Appello di Bologna confermò la condanna a metà del 2023. Subito dopo, la Prefettura di Piacenza revocò la patente all’automobilista, come previsto dalla legge per chi riceve una condanna penale simile. La revoca impediva all’uomo di guidare per un periodo almeno pari alla pena detentiva, una misura pensata per garantire sicurezza sulle strade e responsabilità civica.
Questa decisione serve a evitare che chi ha commesso un grave reato alla guida possa tornare al volante senza un percorso di verifica e riabilitazione.
Il giudice di pace ribalta la revoca
Dopo alcuni mesi, però, il giudice di pace di Piacenza ha accolto il ricorso dell’automobilista e ha annullato la revoca della patente. In questo modo, l’uomo ha riottenuto il diritto di guidare. Non sono stati resi noti i dettagli delle motivazioni, ma l’annullamento indica che non ci sono più impedimenti legali alla sua guida.
Questo pronunciamento cambia le carte in tavola rispetto alle misure prese subito dopo la condanna. Rimangono però aperti interrogativi su come monitorare chi ha commesso reati gravi legati alla guida. La decisione segue anche alcuni precedenti giudiziari in cui la revoca è stata considerata suscettibile di revisione, sulla base di criteri di proporzionalità o di nuovi elementi emersi.
Cosa cambia per la responsabilità e la sicurezza sulle strade
Il caso mette in luce le difficoltà nel bilanciare le pene per chi causa vittime con la possibilità di tornare a guidare. Il duplice omicidio stradale ha un peso importante, ma la restituzione della patente mostra come il sistema giudiziario possa modulare le restrizioni nel tempo.
La sicurezza sulle strade, però, non si risolve con una sentenza. Rimangono fondamentali i controlli e le regole che devono proteggere chi circola, evitando che persone con precedenti gravi tornino al volante senza adeguate verifiche. Le autorità devono così confrontarsi con casi complessi, dove si incrociano giudizi penali e misure amministrative, cercando un equilibrio delicato tra tutela sociale e diritti individuali.