Pandemia digitale: come i social hanno cambiato adolescenti, politica e società tra dipendenza e conseguenze sociali

Pandemia digitale: come i social hanno cambiato adolescenti, politica e società tra dipendenza e conseguenze sociali

L’inchiesta “pandemia digitale” su Rai 3 con Duilio Giammaria analizza la dipendenza da social network e smartphone tra adolescenti, gli effetti neurologici e psichiatrici, il ruolo di Facebook, TikTok, Instagram, Google e le responsabilità politiche.
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L'inchiesta "Pandemia digitale" su Rai 3 esplora gli effetti della dipendenza da social network e smartphone, soprattutto tra gli adolescenti, evidenziando rischi per la salute mentale, responsabilità delle grandi aziende tech e la necessità di interventi educativi e normativi. - Gaeta.it

La nuova inchiesta “pandemia digitale”, in onda stasera su Rai 3 all’interno del programma Petrolio, indaga sulle conseguenze profonde della diffusione dei social network. Conduce Duilio Giammaria, che accompagna lo spettatore in un viaggio che parte dall’Europa e raggiunge gli Stati Uniti, raccontando come gli schermi degli smartphone siano diventati strumenti chiave per un cambiamento non solo sociale, ma anche neurologico. L’inchiesta affronta la trasformazione del rapporto tra individui e tecnologia, soffermandosi sulle ricadute più gravi: la dipendenza digitale soprattutto tra adolescenti, le conseguenze sulla politica, i rischi per la salute mentale.

La dipendenza da smartphone e social che colpisce soprattutto gli adolescenti

Gli adolescenti sono tra i soggetti più vulnerabili al fenomeno della dipendenza da social network e smartphone, ormai riconosciuta da molti esperti come una vera patologia. La continua esposizione agli schermi modifica i processi cognitivi, altera le emozioni e modifica comportamenti. Questo condizionamento non si limita alla sfera individuale: incide sulle relazioni familiari, sull’apprendimento e sul modo di vivere il tempo libero.

Questa nuova forma di assuefazione si manifesta con sintomi che richiamano quelli delle dipendenze tradizionali, come l’irritabilità in assenza del dispositivo, difficoltà a concentrare l’attenzione e isolamento sociale. La parte più preoccupante riguarda i disturbi neurologici e psichiatrici che possono derivare da un uso eccessivo e incontrollato. Genitori e specialisti segnalano un aumento di casi di depressione giovanile, ansia e comportamenti autolesionistici, spesso legati a episodi estremi come sexting o cyberbullismo.

La pressione esercitata dagli algoritmi che regolano i contenuti a cui i giovani sono esposti aumenta il rischio di manipolazione e abuso. Questi strumenti sono progettati per massimizzare il tempo trascorso sulle piattaforme, senza riguardo per la salute mentale degli utenti. Nella puntata si ascoltano testimonianze dirette di genitori che hanno perso il controllo e di operatori sanitari che lavorano con adolescenti in crisi, spesso ricoverati in ospedale.

Le piattaforme social e le responsabilità delle grandi aziende del web

Al centro dell’inchiesta ci sono le grandi aziende tech come Facebook, TikTok, Instagram e Google, e i loro fondatori: Zuckerberg, Musk, Bezos, Pichai. Questi nomi sono accusati di aver creato imperi basati sulle strategie di cattura dell’attenzione, trasformando il tempo libero degli utenti in un business altamente remunerativo. Il documento esclusivo messo insieme da Rai e Petrolio espone in modo diretto le pratiche adottate da queste società per tenere gli utenti incollati agli schermi.

Non si tratta solo di un problema legato all’abuso personale. L’influenza di questi colossi si estende alla politica e alla società, con conseguenze spesso imprevedibili e dannose. Attraverso la manipolazione delle informazioni e la segmentazione degli utenti, le piattaforme possono orientare opinioni, incrementare la polarizzazione e alimentare tensioni sociali.

La narrazione si arricchisce della voce di ex dipendenti delle grandi aziende, i cosiddetti “gole profonde”, che hanno svelato i meccanismi oscuri degli algoritmi. Questi algoritmi sono stati sviluppati non per informare o educare, ma per massimizzare l’engagement, spesso al costo di generare dipendenza e diffondere contenuti problematici.

Gli effetti neurologici, psichiatrici e le risposte terapeutiche per i più giovani

L’inchiesta porta all’attenzione dati e studi internazionali sugli effetti neurologici e psichiatrici legati all’uso intensivo dei social e dei dispositivi digitali. Le strutture sanitarie segnalano un aumento delle richieste di assistenza per giovani con sintomi riconducibili a dipendenze digitali, in alcuni casi associate a disturbi gravi come ansia, attacchi di panico, depressione e comportamenti autolesionistici.

Le terapie messe in campo cercano di affrontare le conseguenze più acute, spesso in ambiente ospedaliero, con programmi specifici rivolti a adolescenti coinvolti in episodi estremi come suicidi o sexting con risvolti abusivi. L’attenzione si concentra anche sulle strategie preventive, ma mancano modelli condivisi e standardizzati di intervento.

Le testimonianze raccolte mostrano un quadro preoccupante, dove la compresenza di gioco d’azzardo online, pornografia e isolamento sociale aggravano la condizione dei giovani. Le famiglie cercano risposte in un contesto spesso frammentato, mentre la comunità professionale invita a considerare la dipendenza digitale come un problema di salute pubblica.

Il ruolo degli esperti e il dibattito politico sulle nuove dipendenze digitali

Nel talk in studio, Duilio Giammaria ospita lo psicoanalista e neuropsichiatra infantile Massimo Ammaniti insieme ad altri specialisti. I medici approfondiscono le cause profonde delle dipendenze, che non riguardano solo i social e gli smartphone, ma si estendono ad altri comportamenti compulsivi alimentati dal digitale, come la pornografia o il gioco d’azzardo online.

Il dibattito si sposta sulla necessità di interventi educativi e sociali per limitare il rischio. Definire il ruolo degli adulti diventa cruciale, così come il confronto sul peso che la politica deve assumersi per regolamentare le pratiche delle piattaforme e tutelare i più giovani. La senatrice del M5S Barbara Floridia partecipa alla discussione, sottolineando le responsabilità di tutti gli attori chiamati in causa.

La dimensione pubblica del tema evidenzia quanto la questione vada oltre la sfera personale e familiare. Viene messo a fuoco il bisogno di norme più rigorose, supporti educativi efficaci e investimenti nella salute mentale per contrastare i rischi crescenti legati alla pandemia digitale. Il dialogo si apre a ulteriori sviluppi sul piano legislativo e sociale, mentre cresce la consapevolezza sui danni già prodotti.

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