Sono ore decisive a New York: il consiglio di sicurezza dell’Onu si appresta a votare una risoluzione che chiede il cessate il fuoco immediato e accesso umanitario nella striscia di Gaza. L’appuntamento è fissato per le 22 ora italiana. Sul tavolo resta però il rischio di un nuovo veto da parte degli Stati Uniti guidati dall’amministrazione Trump, che, proprio su questo punto, sembra voler contrapporre ancora una volta la propria posizione.
Il testo della risoluzione e la sua richiesta urgente
La bozza in discussione invita a un cessate il fuoco “immediato, incondizionato e permanente” tra le parti coinvolte nel conflitto a Gaza. Si tratta di una richiesta esplicita che vuole mettere fine alle ostilità sul territorio palestinese, dove la situazione umanitaria si è aggravata. Il documento sottolinea soprattutto la necessità di liberare senza condizioni tutti gli ostaggi trattenuti in quel contesto.
In aggiunta, viene chiesto di revocare “immediatamente” le restrizioni che limitano l’ingresso degli aiuti umanitari nella striscia di Gaza, per far fronte alla grave crisi che colpisce la popolazione civile. Questo punto emerge dalla “catastrofica situazione umanitaria” che caratterizza il territorio, ormai stretto nella morsa del conflitto e delle difficoltà di accesso a beni essenziali.
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Il veto americano e le tensioni diplomatiche all’onu
L’ultimo tentativo simile, risalente a novembre, venne bloccato dall’allora amministrazione Biden. Questa volta, però, la posta in gioco si alza con la nuova guida di Washington. Gli Stati Uniti, con l’amministrazione Trump al potere, sembrano pronti a esercitare ancora una volta il veto sul testo.
Questa mossa mette in luce le tensioni che attraversano il consiglio di sicurezza dell’Onu, dove la volontà di concedere spazio a una risoluzione di questo genere incontra resistenze politiche trasversali. Il veto è uno strumento che gli Stati Uniti utilizzano spesso per esercitare la propria influenza sugli sviluppi politici e militari in aree sensibili come la Palestina e il Medio Oriente.
Implicazioni e contesto della crisi a gaza nel 2025
La striscia di Gaza resta uno dei punti caldi della politica internazionale anche nel 2025. L’escalation del conflitto, con conseguenze pesanti sulla popolazione, evidenzia un quadro teso, dove ogni tentativo di tregua viene complicato da interessi diversi e lotte di potere.
L’accesso umanitario è un punto cruciale, tanto per le organizzazioni internazionali quanto per le popolazioni locali. Le restrizioni sul territorio, imposte da varie fazioni, impediscono una distribuzione rapida e sicura di aiuti indispensabili come cibo, medicine e materiali sanitari. La risoluzione dell’Onu vuole rompere questo blocco, ma l’ostruzionismo del veto rende il processo difficile da sbloccare.
Il contesto segnato da una crisi sovrapposta
Il contesto rimane segnato da una crisi in cui si sovrappongono motivi umanitari e strategici. La comunità internazionale continua a monitorare la situazione, in attesa di una svolta che possa ridurre la tensione e dare respiro alla popolazione civile.