La settantesima edizione del festival di Cannes si apre il 13 maggio 2025 con una selezione che punta su cinema indipendente e tematiche varie. Tra i partecipanti spiccano opere da tutto il mondo, con solo un rappresentante italiano in gara. Tra i protagonisti, sette registe donne e produzioni provenienti da Stati Uniti, Francia, Cina, e altri paesi.
La presenza italiana e la varietà internazionale in gara
Tra le ventidue opere selezionate in concorso alla rassegna, l’unico film italiano è “Fuori” di Mario Martone. La scelta del regista napoletano rappresenta un punto di riferimento nella kermesse che si presenta coraggiosa, meno ancorata ai nomi consolidati e aperta a storie di varie origini. Questo permette di esaminare un ventaglio di cinema spesso fuori dai circuiti mainstream, con narrazioni che abbracciano tensioni sociali, drammi personali e vicende storiche.
Il numero consistente di film americani e francesi emerge con quattro titoli ciascuno, mentre la partecipazione femminile si fa sentire con sette registe, segnalando un impegno nella diversificazione delle prospettive. Questa scelta evidenzia la volontà della direzione del festival di valorizzare nuove voci e storie meno conosciute, allontanandosi da scelte più tradizionali e conservatrici.
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I film e le storie in concorso: un mix di genere e ambientazioni
Le trame spaziano da drammi storici a introspezioni familiari, passando per thriller politici e racconti di formazione. “Two Prosecutors” di Sergei Loznitsa si concentra su un giovane funzionario sovietico che, nel 1937, scopre un possibile errore giudiziario e si scontra con le insidie del regime. La ricostruzione storica dell’Urss è al centro di questo dramma che unisce tensione politica e conflitti interiori.
Dal Cairo arriva “Eagles of the Republic” di Tarik Saleh, terzo episodio di una trilogia, dove un famoso attore si trova coinvolto in un film di propaganda e in una relazione proibita con la moglie di un generale. La pellicola analizza le contraddizioni di un regime autoritario e il peso delle scelte personali in quelle circostanze.
Altro racconto intensamente domestico è “Die, My Love” di Lynne Ramsay che segue una donna in una fattoria montana mentre vive un crollo emotivo e matrimoniale. L’atmosfera rurale si contrappone all’indagine psicologica del personaggio, dando corpo a un dramma interiore.
Il cinema contemporaneo: tensioni sociali e ritorni psicologici
“Mother and Child” di Saeed Roustaee segue una vedova infermiera alle prese con i problemi del figlio ribelle, mentre “Eddington” di Ari Aster racconta una coppia isolata in quarantena durante una pandemia nel New Mexico. In quest’ultimo film, il senso di clausura muta in qualcosa di più oscuro con lo scorrere delle ore.
La repressione e la memoria storica trovano spazio nel thriller politico “The Secret Agent” di Kleber Mendonça Filho, ambientato nel Brasile degli anni ’70. Qui un professore cerca tranquillità a Recife ma finisce per incappare in misteri della dittatura militare.
Un ambiente completamente diverso si prova in “Jeunes Mères – La maisone maternelle” dei fratelli Dardenne, che mostra le difficoltà di giovani madri accolte in un centro di supporto, ognuna a combattere contro le proprie origini difficili per costruire un futuro migliore.
Esperienze personali e fantasie familiari nei titoli in gara
“Sirat” di Oliver Laxe segue un viaggio attraverso il Nord Africa di un padre anticonformista alla ricerca della figlia scomparsa. Il road movie racconta legami familiari e sfide personali in un contesto a tratti spietato e misterioso.
Di Jafar Panahi, maestro iraniano, si presenta “Un simple accident” di cui si sa poco, solo che una piccola collisione scatena una catena inaspettata di eventi. Il film suscita curiosità per la trama avvolta nel mistero.
Nel Giappone contemporaneo, “Renoir” di Hayakawa Chie esplora la vita di Fuki, undicenne eccentrica che affronta l’adolescenza mentre la famiglia si confronta con malattie e stress legato al lavoro. La protagonista si rifugia nella fantasia per superare le tensioni del quotidiano.
Ritratti di incontri e conflitti nella memoria e nel presente
“La storia di Sound” di Oliver Hermanus rivisita il New England del primo Novecento, con due uomini impegnati a raccogliere canti popolari, mentre “The Mastermind” di Kelly Reichardt è ambientato durante la guerra del Vietnam e racconta un furto d’arte audace.
Il francese “New Wave” di Richard Linklater celebra la nouvelle vague, omaggiando Jean-Luc Godard con un bianco e nero in 4:3 che ripercorre i retroscena di “Fino all’ultimo respiro”.
“La petite dernière” di Hafsia Herzi narra di Fatima, figlia più piccola di una famiglia algerina che cambia scuola passando a una struttura d’élite, scoprendo codici sociali diversi e allontanandosi dai valori di origine.
Carla Simón in “Romería” racconta la ricerca di Marina a Vigo, dove cerca la famiglia del padre biologico morto di Aids, ricostruendo storie di amore e perdita attraverso incontri con parenti lontani.
Intrecci di tempo e identità: narrazioni di formazione e futuro
“Sound of Falling” di Mascha Schilinski intreccia le vite di quattro ragazze tedesche appartenenti a epoche diverse, creando un legame che dissolve le barriere temporali in una fattoria. L’esperimento narrativo si sofferma sulla continuità delle esperienze umane.
“Alpha” di Julia Ducournau presenta una tredicenne che vive da sola con la madre e si trova a confrontarsi con un evento che cambia la sua quotidianità: il tatuaggio ricevuto a scuola porta a fratture profonde nel loro rapporto.
Il film di Wes Anderson “The Phoenician Scheme” gira intorno a Zsa-zsa Korda, uomo potente e odiato che dopo sei incidenti aerei si ritrova a dover decidere un erede tra nove figli. Punta tutto sull’unica figlia novizia, generando intrighi familiari e tensioni sociali.
Thriller, cinema autoriflessivo e fantascienza in chiave moderna
In “Dossier 137” di Dominik Moll, l’agente Stéphanie indaga su un giovane ferito durante una manifestazione a Parigi. L’indagine iniziale sulla violenza poliziesca si trasforma in un percorso più personale e complesso.
“Sentimental Value” di Joachim Trier segue Nora che si scontra con il padre, ex regista famoso, quando rifiuta un ruolo che lui le propone, scoprendo poi che la parte è stata affidata a una giovane attrice hollywoodiana. Il film riflette sulle dinamiche familiari e le ambizioni personali.
“Resurrection” di Bi Gan miscela fantascienza e poliziesco in un futuro post-apocalittico cinese. La protagonista cerca di salvare una creatura metà robot e metà umana, mentre sviluppa un legame inaspettato che unisce tecnologia e sentimento.
Questa selezione svela un festival che spazia tra storia, politica, emozioni private e riflessioni sul presente, proponendo una pluralità di linguaggi e storie lontani dai cliché del cinema commerciale.