Il territorio vitivinicolo della provincia di Trento vede la presenza di più di cinquemila piccoli produttori di vino che coltivano in media appena 1,2 ettari ciascuno. Questi vignaioli, riuniti nel consorzio Cavit, coprono oltre il 60% dei vigneti trentini, con un totale di 6.350 ettari vitati. In questo contesto, il consorzio gestisce la raccolta delle uve tramite 11 cantine cooperative, concentrando le produzioni in vini che riflettono il territorio e restano accessibili per il mercato.
La rete cooperativa dei vignaioli trentini coordina una superficie vitata estesa e frammentata
Nel Trentino il panorama vitivinicolo è caratterizzato da un mosaico di piccoli appezzamenti, posseduti da più di 5.000 vignaioli che si occupano personalmente delle proprie coltivazioni. Ciascun produttore detiene mediamente poco più di un ettaro, segno di una presenza territoriale molto frazionata. Questa realtà così frammentata viene unita sotto l’egida del consorzio Cavit, che raccoglie queste figure all’interno di 11 cantine sociali. Insieme, i vignaioli formano un grande “team” che gestisce una superficie di 6.350 ettari vitati, equivalente a oltre il 60% di tutta la superficie con viti presente nel territorio della provincia autonoma di Trento.
Questa unione permette di affrontare le complessità del territorio trentino, che presenta diverse caratteristiche ambientali e microclimi. Il consorzio coordina le risorse e le competenze sulla base delle specificità locali, valorizzando le differenze presenti nelle varie aree di produzione. Il sistema cooperativo fa da punto di raccordo per portare avanti la produzione con un lavoro comune e una struttura condivisa. Questa organizzazione favorisce l’ottenimento di vini che rispecchiano il territorio, mantenendo un equilibrio tra qualità e accessibilità nei prezzi.
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Il valore della cooperazione per produrre vini coerenti e rappresentativi del territorio
La cooperazione tra i numerosi viticoltori è vista come la pietra angolare di questo modello di produzione e gestione territoriale. Lorenzo Libera, presidente di Cavit, sottolinea che “la vendemmia è ogni anno la prova della bontà di questo metodo.” Il lavoro congiunto di tanti piccoli produttori, uniti nel sistema cooperativo, crea un valore collettivo ben superiore alla somma delle singole attività. La gestione coordinata degli appezzamenti, che spesso sfiorano solo poco più di un ettaro, consente la produzione di vini che coprono varie fasce di prezzo ma che, allo stesso tempo, soddisfano le aspettative dei consumatori.
Questo modello valorizza la dedizione e l’impegno dei vignaioli che coltivano i loro terreni con attenzione. La struttura cooperativa si occupa di coordinare la raccolta e la trasformazione, supportando tecnicamente ogni socio. La capacità di mantenere una linea di vini distintiva e riconoscibile dipende dal raccordo fra territori diversificati e dalla gestione attenta, che punta ad uniformare la qualità pur rispettando le peculiarità di ogni zona vitata.
Vendemmia 2025 tra attenzione ai dettagli e gestione delle sfide climatiche
Andrea Faustini, a capo del team agronomico ed enologico di Cavit, spiega come “la vendemmia di quest’anno abbai richiesto un controllo ancora più scrupoloso.” Le prime fasi della stagione sono state favorevoli, permettendo alle uve di accumulare pigmenti e aromi nelle bucce, elementi fondamentali per la qualità del vino. Tuttavia, in presenza di annate caratterizzate da variazioni climatiche più frequenti e azioni esterne imprevedibili, ogni passaggio deve essere seguito con precisione.
Il gruppo tecnico si concentra dalla gestione della vigna fino alla determinazione del momento esatto della raccolta, cruciale per garantire coerenza nei prodotti finali. Questa attenzione diventa sempre più importante per riuscire a produrre vini che rappresentino fedelmente il territorio trentino, anche quando le condizioni meteo e ambientali sono particolarmente complesse. L’esperienza accumulata dal consorzio permette di affrontare queste difficoltà mantenendo alta la qualità delle produzioni.
In Trentino, con le sue molteplici microzone e variabilità orografica, il controllo su ogni dettaglio è la chiave per assicurare vini con caratteristiche identitarie forti, preservando elementi come i profumi e i colori tipici. Il lavoro coordinato tra i viticoltori e il team enologico assicura anche che il prodotto finito mantenga un equilibrio sensoriale che risponda agli standard attesi dai mercati nazionali e internazionali.