Gli attacchi agli infermieri superano quota 150mila ogni anno in Italia, includendo sia denunce ufficiali sia casi non denunciati. Questa realtà allarma il sindacato delle professioni sanitarie coina, che definisce la situazione un’emergenza sociale da affrontare con azioni concrete e non soluzioni temporanee o cosmetiche. Marco Ceccarelli, segretario nazionale di coina, ha espresso un giudizio critico sulle recenti sperimentazioni di dispositivi di sicurezza come le bodycam nei pronto soccorso, considerandole insufficienti per risolvere i problemi alla radice.
La situazione degli infermieri tra aggressioni e lavoro sotto pressione
Le aggressioni rivolte agli infermieri rappresentano un fenomeno molto diffuso e preoccupante. Le motivazioni che spingono a questi episodi spesso si intrecciano con lunghe attese, stress elevato e condizioni difficili sia per chi assiste sia per il personale sanitario. L’esasperazione degli utenti emerge soprattutto nei pronto soccorso, dove il sovraffollamento e la carenza di personale aggravano le tensioni.
Il sindacato coina ha sottolineato come la cronica carenza di operatori sanitari contribuisca a esasperare la situazione. Questi operatori si trovano a dover gestire flussi continui di pazienti senza un adeguato supporto, specialmente durante i turni notturni. La presenza di pochi infermieri per lunghi orari aumenta il rischio di incidenti, da un lato per il personale e dall’altro per i pazienti. Le aggressioni non colpiscono solo fisicamente ma incidono anche sul benessere psicologico del personale, riducendo la qualità dei servizi erogati.
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Critiche alla sperimentazione di bodycam e dispositivi di sicurezza nei pronto soccorso
Sul fronte della sicurezza, coina ha criticato le sperimentazioni di strumenti tecnologici come le bodycam e i pulsanti di allarme, adottate recentemente in alcune regioni, come il Veneto. Marco Ceccarelli ha definito queste iniziative “toppe su una ferita aperta”, evidenziando che riprendere le aggressioni non evita che si verifichino. Le microcamere registrano i fatti ma non bloccano la violenza. Allo stesso tempo, gli allarmi possono essere utili solo se accompagnati da un’effettiva presenza di personale di supporto in grado di intervenire.
Questi dispositivi vengono percepiti come soluzioni superficiali che ignorano le cause profonde di malessere e conflitto. L’attenzione, secondo il sindacato, dovrebbe focalizzarsi sulla gestione delle risorse umane e sulla rimodulazione dei servizi sanitari.
Il ruolo della sanità territoriale per alleggerire la pressione sugli ospedali
Una delle proposte chiave di coina è il rafforzamento della sanità territoriale. Questa scelta potrebbe ridurre il sovraffollamento nei pronto soccorso e negli ospedali, portando assistenza più vicina alle persone. La medicina di prossimità, con ambulatori e servizi domiciliari adeguati, consentirebbe di gestire le cure in modo più efficace evitando che molte situazioni si aggravino fino a richiedere il ricorso all’emergenza ospedaliera.
Potenziare questi servizi ridurrebbe anche lo stress sul personale ospedaliero, che oggi si trova spesso a lavorare in condizioni estreme. Investimenti mirati e nuovi contratti di lavoro dovrebbero attrarre e mantenere professionisti nei distretti sanitari, garantendo continuità e prestazioni di qualità ai cittadini.
Appello alle istituzioni per una strategia reale sulla sicurezza e il lavoro negli ospedali
Il sindacato coina ha rivolto un appello alle istituzioni per smettere con interventi temporanei e insufficienti. Serve una strategia completa e articolata per riportare sicurezza ai lavoratori e qualità ai servizi sanitari pubblici. Non basta aumentare la presenza di agenti dentro gli ospedali se i professionisti restano isolati e sprovvisti di strumenti e supporto adeguati.
Secondo Ceccarelli, è urgente un piano straordinario di assunzioni e investimenti per riportare il personale nei luoghi di cura più vulnerabili. La vita lavorativa degli infermieri si deve poter svolgere in un ambiente sicuro, con tempi di attesa ridotti e condizioni in grado di prevenire aggressioni e malessere. Il sistema sanitario ha bisogno di scelte concrete che guardino al futuro, senza rincorrere emergenze con soluzioni di facciata.