Nuovi controlli fiscali: l’Agenzia delle Entrate può verificare anche i tuoi bonifici familiari

Immagine Articolo Bonifico Figlio

Francesco Giuliani

10 Settembre 2025

Negli ultimi anni i controlli fiscali in Italia sono diventati sempre più accurati e penetranti. L’Agenzia delle Entrate, grazie a sistemi informatici evoluti, è oggi in grado di analizzare non solo le dichiarazioni dei redditi ma anche i movimenti bancari dei contribuenti. Questo significa che perfino i bonifici familiari, considerati da molti un gesto di solidarietà privata, possono finire sotto la lente d’ingrandimento. Quando i trasferimenti di denaro sono ricorrenti o non hanno una motivazione chiara, scatta il rischio di accertamenti fiscali.

L’accesso diretto ai dati bancari

Una delle novità più rilevanti riguarda la possibilità, per l’Agenzia delle Entrate, di ottenere informazioni dai rapporti bancari dei cittadini senza bisogno di un’autorizzazione preventiva da parte di un giudice. Le banche sono tenute a fornire i dati richiesti, e questo consente al Fisco di avere un quadro aggiornato delle movimentazioni. Bonifici in entrata o in uscita, assegni e prelievi possono essere esaminati e messi in relazione con la situazione reddituale dichiarata.

Come vengono interpretati i trasferimenti tra familiari

Dal punto di vista fiscale, ogni accredito su un conto corrente può teoricamente essere considerato un reddito non dichiarato. Sarà quindi il contribuente a dover dimostrare che si tratta di una somma ricevuta a titolo diverso, come una donazione, un prestito o un semplice aiuto occasionale. Senza prove documentali, il rischio è che l’Agenzia delle Entrate lo tratti come reddito imponibile, con relative imposte e sanzioni.

Donazioni e prestiti: la differenza decisiva

Un trasferimento di denaro tra familiari può configurarsi in due modi principali:

  • Donazione: avviene quando la somma viene trasferita senza obbligo di restituzione. Per importi significativi è consigliabile formalizzare l’operazione con una scrittura privata registrata o, nei casi più importanti, con atto notarile.

  • Prestito familiare: anche senza interessi, è bene tutelarsi redigendo un documento scritto che specifichi le modalità di restituzione. La registrazione della scrittura conferisce “data certa” e rafforza la validità dell’accordo in caso di controlli.

L’orientamento della giurisprudenza

La giurisprudenza italiana ha più volte chiarito che i bonifici tra familiari non costituiscono automaticamente redditi imponibili. Tuttavia, è necessario dimostrarne la reale natura. In caso contrario, l’Agenzia delle Entrate può presumere che si tratti di somme percepite come reddito e applicare tassazioni. Alcune sentenze recenti hanno ribadito che non basta un accredito bancario per presumere un incremento di reddito: occorre sempre un’analisi più approfondita, ma il contribuente deve collaborare fornendo prove.

Come difendersi in caso di accertamento

Se l’Agenzia avvia un controllo, è importante avere a disposizione documenti utili: ricevute dei bonifici, scritture private, corrispondenza che dimostri la natura del trasferimento, eventuali piani di restituzione se si tratta di un prestito. È possibile contestare gli accertamenti presentando osservazioni e, se necessario, ricorrendo presso le Corti tributarie. Una buona documentazione riduce drasticamente il rischio di contestazioni.

L’importanza della causale

Un aspetto spesso sottovalutato è la causale del bonifico. Scrivere semplicemente “regalo” o “prestito” può non essere sufficiente. È preferibile specificare il motivo in maniera dettagliata, ad esempio: “donazione per spese universitarie”, “contributo per acquisto prima casa”, “prestito infruttifero con restituzione in 12 mesi”. Una causale chiara aiuta a prevenire contestazioni e fornisce un primo elemento di prova della natura del trasferimento.

Le soglie che fanno scattare i controlli

Non esistono limiti ufficiali fissati per legge, ma nella prassi i trasferimenti occasionali di poche migliaia di euro raramente attirano l’attenzione del Fisco. Al contrario, importi più elevati o frequenti, soprattutto se non accompagnati da spiegazioni, possono indurre l’Agenzia a indagare. Operazioni oltre i 10.000 euro sono soggette anche a obblighi di segnalazione antiriciclaggio da parte degli istituti di credito.

Tre regole per evitare problemi

Per non avere brutte sorprese con i bonifici tra familiari è utile rispettare tre principi chiave:

  1. Trasparenza: utilizzare sempre strumenti tracciabili come bonifici o assegni non trasferibili, evitando i contanti per somme elevate.

  2. Documentazione: conservare copie e prove di ogni trasferimento, con spiegazioni scritte chiare.

  3. Formalizzazione: per importi rilevanti, predisporre scritture private o atti ufficiali che attestino la natura dell’operazione.

Nel 2025 i bonifici familiari restano una pratica lecita, ma non devono essere trattati con leggerezza. In un contesto di controlli fiscali sempre più serrati, è fondamentale prestare attenzione alla causale, predisporre la documentazione necessaria e formalizzare gli accordi quando le somme in gioco sono consistenti. Solo così si può garantire che un gesto di sostegno tra parenti non si trasformi in un problema con il Fisco.