Nuove strutture in Albania per la gestione dei migranti: i dettagli dell'accordo Italia-Albania

Nuove strutture in Albania per la gestione dei migranti: i dettagli dell’accordo Italia-Albania

L’Italia e l’Albania avviano un accordo per gestire i flussi migratori, creando centri di accoglienza e rimpatrio, con un investimento di 670 milioni di euro in cinque anni.
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Nuove strutture in Albania per la gestione dei migranti: i dettagli dell'accordo Italia-Albania - (Credit: www.ilsole24ore.com)

Recentemente, l’Italia ha avviato un importante accordo con l’Albania, volto a gestire il flusso migratorio attraverso nuove strutture dedicate. I premier Giorgia Meloni ed Edi Rama hanno definito un piano rimarchevole che prevede la creazione di centri per l’accoglienza di migranti, non vulnerabili e provenienti da Paesi considerati sicuri, con l’obiettivo di accelerare il processo di rimpatrio in seguito all’esame delle domande di asilo.

Strutture dell’hotspot a Schengjin e Gjader

Il progetto prevede l’allestimento di un hotspot per l’identificazione dei migranti presso il porto di Schengjin, dove sono accolti esclusivamente coloro che sono stati soccorsi da navi italiane. Questo hotspot funge da punto di raccolta iniziale, dove vengono registrate le generalità dei migranti. Una volta completata questa fase, i migranti vengono trasferiti a Gjader, situato a circa venti chilometri dall’hotspot.

Nella località di Gjader sono stati creati tre tipi di strutture: un centro per il trattenimento dei richiedenti asilo, capace di ospitare fino a 880 persone, un Centro di Permanenza per i Rimpatri con una capacità di 144 posti, e un penitenziario che può accogliere 20 detenuti. Questi centri rappresentano la risposta alle crescenti esigenze di controllo e gestione del fenomeno migratorio, garantendo al contempo una facilitazione per il rimpatrio.

L’area di Gjader dove sono state costruite le strutture era inizialmente un sito in stato di degrado, di proprietà dell’Aeronautica albanese. Per riportare il sito a standard operativi, sono stati necessari lavori di ripristino da parte dei militari del Genio italiano, che hanno impiegato un lasso di tempo significativo per attivare i servizi essenziali come la rete idrica e fognaria, nonché per consolidare il terreno. Le misure di sicurezza intorno alle strutture sono state ampliate, con recinzioni, telecamere e personale di polizia italiana presente per garantire l’ordine.

Costi e gestione dei centri di accoglienza

La gestione dei nuovi centri è a carico dell’Italia, con un investimento stimato di circa 62 milioni di euro per la loro realizzazione e manutenzione. Tuttavia, i costi totali legati a questa operazione potrebbero raggiungere circa 650 milioni di euro. Questo importo comprende spese per il personale, manutenzione delle strutture e logistica, con la voce più consistente relativa alle trasferte del personale dall’Italia, ammontante a oltre 250 milioni di euro.

Il Viminale ha lanciato una consultazione per il noleggio della nave necessaria al funzionamento dell’operazione, con un costo che potrebbe arrivare fino a 13,5 milioni per tre mesi. Una cooperativa chiamata Medihospes ha già vinto l’appalto per la gestione dell’accoglienza, con un’offerta di 133,8 milioni di euro per un periodo di 24 mesi.

Destinazione dei fondi e visione governativa

Durante una visita a Tirana il 5 giugno, Giorgia Meloni ha ribadito l’impegno del governo italiano, affermando che i fondi assegnati per l’attuazione del protocollo ammontano a un totale di 670 milioni di euro distribuiti su cinque anni, equivalente a 134 milioni di euro l’anno. Meloni ha sottolineato che queste risorse non devono essere interpretate come un costo aggiuntivo da sostenere, bensì come un investimento strategico nella gestione dell’accoglienza dei migranti.

Palazzo Chigi ha utilizzato i dati a disposizione per calcolare che, con la disponibilità di questi nuovi centri, l’Italia potrebbe verificare un risparmio stimato di 136 milioni di euro, grazie alla non accoglienza di migranti sul territorio nazionale. Questo approccio evidenzia un cambiamento significativo nella politica migratoria italiana e la volontà di gestire in modo più efficiente le sfide legate ai flussi migratori, attraverso collaborazioni internazionali e investimenti mirati.

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