Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, nel corso del vertice Brics tenutosi a Rio de Janeiro, ha messo al centro la richiesta di una revisione sostanziale delle quote di voto nel Fondo monetario internazionale . Ha chiesto che i Paesi Brics ricevano una rappresentanza più corrispondente al loro peso economico crescente, portando le loro percentuali da 18 a un 25 per cento del totale. Oltre a questo, Lula ha evidenziato la necessità urgente di riformare l’Organizzazione mondiale del commercio , puntando il dito contro l’attuale stallo che penalizza soprattutto i Paesi in via di sviluppo.
Il ruolo dei brics nel fmi e la richiesta di quote più eque
Durante il vertice svoltosi nella capitale brasiliana, Lula ha preso la parola per sostenere il rafforzamento del peso decisionale dei Brics all’interno del Fondo monetario internazionale. Attualmente i cinque Paesi – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – detengono insieme il 18% dei voti. Secondo il presidente brasiliano, questa quota è ormai troppo bassa rispetto alla loro reale forza economica e al contributo nell’economia globale. Ha proposto che la rappresentanza arrivi almeno al 25%, un valore che consentirebbe loro di incidere maggiormente sulle decisioni del Fmi.
Impatti della revisione delle quote nel fmi
Questo incremento di potere all’interno dell’istituto finanziario internazionale avrebbe ripercussioni sulle politiche di prestito, sulle condizionalità e sulle priorità di sviluppo. Lula ha sottolineato come una struttura di voto più rappresentativa possa portare a decisioni più eque e sostenibili per le economie emergenti. La richiesta si inserisce in un contesto in cui il modello finanziario globale soffre di rigidità e resistenze al cambiamento, che rischiano di mantenere le disparità tra paesi sviluppati e in via di sviluppo.
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Paralisi dell’omc e impatto sulle economie emergenti
Altro tema chiave messo sul tavolo dal presidente brasiliano è stata la situazione critica dell’Organizzazione mondiale del commercio. Lula ha definito la situazione attuale come “una paralisi” che si traduce in un aumento delle misure protezionistiche, penalizzando pesantemente i paesi in via di sviluppo. Ha evidenziato che senza un intervento deciso per riequilibrare obblighi e diritti all’interno dell’Omc, non sarà possibile recuperare fiducia nell’istituzione.
Conseguenze del blocco dei negoziati omc
Il blocco dei negoziati, specialmente su temi come l’agricoltura, colpisce settori vitali delle economie emergenti. Questi paesi spesso si trovano in una condizione di disagio, dovendo bilanciare esigenze di sviluppo e protezione dei propri mercati con regole internazionali poco aggiornate. Lula ha condiviso la necessità che l’Omc assuma una posizione più equa, che tenga conto delle diverse realtà economiche, senza sacrificare i diritti dei membri più piccoli o meno ricchi.
Nuovo patto sul commercio e clima per distinguere protezionismo da tutela ambientale
Il presidente brasiliano ha insistito molto sulla richiesta di un nuovo patto che metta insieme commercio e ambiente. Ha spiegato che servono regole chiare per definire quali politiche ambientali siano legittime e quali, invece, nascondano semplicemente forme di protezionismo. Per Lula, distinguere tra queste due realtà è fondamentale per evitare che sotto la bandiera della sostenibilità si nascondano barriere commerciali ingiustificate.
Dialogo tra ambiente e sviluppo nei brics
Ha auspicato lo sblocco dei negoziati agricoli come parte essenziale di questo nuovo accordo, in modo da riconoscere le sfide specifiche affrontate dai paesi in via di sviluppo in settori come l’agricoltura, l’energia e la tutela ambientale. Questo tipo di patto dovrebbe consentire un equilibrato confronto tra gli interessi economici e la necessità di adottare misure concrete per il clima, senza trasformare la tutela dell’ambiente in uno strumento di esclusione delle economie più fragili.
Il vertice Brics di Rio si è così chiuso ribadendo la volontà di questi paesi di esercitare un ruolo più incisivo sulla scena mondiale, chiedendo a istituzioni come Fmi e Omc non solo di adattarsi ai cambiamenti economici ma anche di raccogliere una sfida legata a una governance più equa e multilaterale. Lula ha voluto mettere in chiaro il peso delle economie emergenti che, pesando ormai per una quota non trascurabile sul totale globale, chiedono spazi politici e decisionali adeguati al loro nuovo ruolo.