La capacità agricola nella striscia di Gaza ha subito un drastico calo, con meno del 5% della superficie coltivabile ancora disponibile. Le conseguenze sulla produzione alimentare locale si fanno pesanti, aggravando il rischio di carenze alimentari per la popolazione. L’analisi si basa su dati aggiornati ad aprile 2025, raccolti grazie alla cooperazione tra la Fao e Unosat, il centro satellitare delle Nazioni Unite.
Dati agricoli aggiornati al 2025: superficie e accesso
I dati raccolti a fine aprile 2025 mostrano uno scenario gravissimo: oltre l’80% della superficie agricola di Gaza presenta danni rilevanti. Su 15.053 ettari coltivabili, 12.537 risultano danneggiati e la gran parte dei terreni non è accessibile agli agricoltori. Solo 688 ettari restano disponibili, pari al 4,6% della superficie totale. Questo influisce pesantemente sulle attività agricole, che già prima del conflitto coinvolgevano più di mezzo milione di persone.
Zone maggiormente danneggiate nella striscia
La zona più colpita è quella di Rafah, a sud della striscia, dove quasi tutti i campi coltivati sono inaccessibili, così come nei governatorati settentrionali. Qui le difficoltà maggiori sono legate agli ostacoli fisici e alla distruzione delle infrastrutture che impediscono lo sfruttamento del suolo. Immagini satellitari ad alta risoluzione hanno permesso di confrontare la situazione attuale con quella precedente al conflitto, evidenziando le distruzioni e la difficoltà a riprendere le coltivazioni.
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Serre e pozzi agricoli compromessi
Le serre agricole e i pozzi rappresentano risorse fondamentali per garantire la produzione durante tutto l’anno. Secondo il rapporto Fao-Unosat, il 71,2% delle serre è stato danneggiato. La situazione peggiora ulteriormente a Rafah, dove l’86,5% delle serre risultava inutilizzabile ad aprile 2025, un aumento significativo rispetto al 57,5% registrato a dicembre 2024. Nel governatorato di Gaza, invece, tutte le serre sono da considerarsi compromesse.
I pozzi agricoli, indispensabili per l’irrigazione in un territorio arido, sono a loro volta colpiti: l’82,8% risulta fuori uso, ben oltre il 67,7% segnalato a fine 2024. La perdita di queste risorse limita fortemente la produzione agricola locale e riduce la capacità di garantire raccolti regolari e sufficienti a sostenere la popolazione.
Conseguenze economiche e sociali sull’agricoltura di gaza
Prima dell’intensificarsi del conflitto, il settore agricolo occupava una posizione rilevante nell’economia di Gaza, rappresentando circa il 10% del prodotto interno lordo. Oltre 560mila persone dipendevano direttamente dalla produzione agricola, dall’allevamento o dalla pesca, come principale fonte di reddito e sostentamento.
Con la distruzione delle terre coltivabili, degli impianti di irrigazione e delle serre, l’intero sistema agroalimentare è entrato in crisi. Beth Bechdol, vicedirettrice generale della Fao, ha sottolineato come “questa situazione non rappresenti solo il danneggiamento di infrastrutture, ma il collasso delle risorse vitali di Gaza”. “Senza un intervento immediato, la produzione locale si fermerà quasi del tutto”.
La Fao ha stimato che, dall’inizio delle ostilità nel 2023, i danni diretti ammontano a circa 835 milioni di dollari, mentre le perdite indirette superano 1,3 miliardi di dollari. Il costo per la ricostruzione e il recupero del settore agricolo si aggira intorno ai 4,2 miliardi di dollari, cifra che evidenzia la gravità dello scenario e la necessità di supporto continuo per ripristinare mezzi di sostentamento e sicurezza alimentare.